Dopo la prima fase del cosiddetto “giusto contratto”, un accordo storico Rai-Usigrai per stabilizzare i giornalisti, precari e non (circa 200), nei programmi considerati d’informazione delle reti e riconoscere loro il contratto nazionale , la seconda parte dell’accordo ha tardato ad arrivare. Era prevista per completare la piena attuazione dell’accordo, ma soprattutto la stabilizzazione di chi era rimasto fuori.
Ora, dopo ripetuti rinvii da parte dell’azienda, si sta procedendo a questa “Fase 2” per quante e quanti nel frattempo hanno maturato i requisiti. Non sono pochi neanche questa volta, si stima siano più di 200.
Tuttavia, in questo caso, secondo la proposta, sembra non modificabile dei vertici aziendali, appoggiati da Unirai, i precari dei programmi “di rete”, che fanno capo alla direzione Approfondimento, dovranno sostenere una selezione ma solo per essere inseriti, alcuni di loro, in alcune redazioni del TGR, senza sapere prima in quale sede.
Ma soprattutto questo porterà a svuotare varie redazioni dei programmi, che potranno così essere “occupate” da nuove cosiddette “prime utilizzazioni”, senza quindi cambiare lo scenario di precariato nelle reti.
Per alcuni programmi “problematici”, come Report, questo significa innanzitutto perdere inviate/i e redattrici/redattori selezionati e formati in anni di lavoro, e vederli sostituiti con nuovi ingressi che non è chiaro da chi saranno scelti. Difficilmente i giornalisti interessati a lasciare le redazioni regionali sbarcheranno nei programmi: anche le testate nazionali da tempo vedono ridurre i numeri per i pensionamenti.
Sembra prospettarsi una vera sostituzione “etnica”: a venire stravolto, infatti, sarà il DNA di redazioni storiche, come Report appunto ma anche altre, e la Rai perderà (mandarli nelle sedi regionali significa utilizzarli male rispetto alle competenze raggiunte) un patrimonio di risorse difficilmente rimpiazzabile. Formare un/a giornalista già preparato al metodo investigativo e alla riservatezza richiesta per proteggere le fonti, è lungo e impegnativo, e ogni risorsa impiegata nella formazione ha un costo, di tempo, giorni di lavoro, ritardi nella consegna dei pezzi per la messa in onda, accuratezza delle verifiche, con possibili ricadute anche legali.
Quale struttura, poi, sarà delegata alla selezione di questi nuovi precari, decidendo anche chi entrerà nella varie redazioni, venendo così a conoscenza di dati e informazioni delicate?
Qualcuno obietterà che comunque un’assunzione è merce rara di questi tempi. Ma per chi, da anni, insegue un progetto di vita quale è il giornalismo d’inchiesta, e da anni e anni ha accettato contratti “non splendidi” (la concorrenza paga di più, lo sanno tutti) pur di lavorare a prodotti giornalistici di risonanza nazionale e insieme formarsi al fianco di colleghe e colleghi di grande spessore, non può e non deve bastare. Le persone non sono numeri ma materia viva. E un’azienda che un tempo si definiva la più grande impresa culturale del Paese dovrebbe capirlo.
Pubblichiamo l’appello dei giornalisti della redazione di Report che lancia l’allarme sull’operazione in corso:
ASSEMBLEA DEI GIORNALISTI DI “REPORT” PER IL GIUSTO CONTRATTO: CHIEDIAMO DI POTER CONTINUARE IL LAVORO DI INCHIESTA NEL PROGRAMMA
Siamo giornalisti professionisti che lavorano nella redazione di uno dei più prestigiosi programmi di approfondimento giornalistico della Rai e chiediamo che venga riconosciuta la nostra professionalità.
L’annunciata selezione per le TgR destinata ai lavoratori senza giusto contratto giornalistico potrebbe riguardare più di 15 professioniste e professionisti della redazione di Report, con l’effetto di svuotare dall’interno un programma che ha fatto la storia del servizio pubblico ed è, invece, un patrimonio da tutelare.
Non condividiamo pertanto la decisione della Rai di ignorare le richieste dell’assemblea “Fase 2” e di imporre, unilateralmente, una selezione per le sedi regionali che non rispetta le prerogative, la storia e le legittime aspirazioni dei professionisti che già lavorano per i programmi di approfondimento del servizio pubblico.
Chiediamo di essere regolarizzati con giusto contratto giornalistico e che ci venga riconosciuto il diritto di continuare a lavorare per la Direzione Approfondimento e per il nostro programma, da oltre 28 anni punto di riferimento del giornalismo di inchiesta in Italia, che richiede competenze specifiche che non vanno disperse.
Invitiamo alla discussione e alla mobilitazione i colleghi giornalisti precari e interni per il “giusto contratto” delle altre redazioni dei programmi di approfondimento della Rai, con l’obiettivo di giungere a un documento comune per chiedere una vera “Fase 2” di stabilizzazione nei programmi che rispetti la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori e tuteli la qualità dell’offerta giornalistica del servizio pubblico.
_L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di “Report” per il giusto contratto_