REFERENDUM 8 E 9 GIUGNO. NOI ANDIAMO A VOTARE

Un pomeriggio in via Teulada per chiedere informazione e diritti

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Metti un pomeriggio nel cuore di Roma, quartiere Prati, via Teulada 66. Metti un gioioso “assedio” della società civile alla RAI per ribadire la necessità di fare informazione in merito ai referendum su Jobs Act e dimezzamento dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana sui quali saremo chiamati a votare il prossimo 8 e 9 giugno. Metti la presenza attiva della CGIL, a cominciare dal segretario Maurizio Landini. Metti Articolo 21, Move On e Rete No Bavaglio riunite, ancora una volta, per ribadire la propria unione d’intenti e la propria ferma opposizione alla deriva in atto. Metti la presenza di tanti ragazzi e ragazze della Rete degli studenti medi, con dei simbolici televisori di cartone in testa per far presente che il servizio pubblico appartiene a tutte e tutti noi e non alla maggioranza pro tempore che, ahinoi, governa il Paese. Metti una mobilitazione che non si vedeva da tempo, con gli interventi di personalità diverse, da Alessandra Costante, segretaria dell’FNSI, al nostro Vincenzo Vita, ed ecco che il quadro è finalmente chiaro. C’erano anche i “fantasmi” di Riccardo Magi, valido segretario di Più Europa, e tante cittadine e cittadini desiderosi di ribadire la propria volontà di attivarsi, partecipare, esserci: in nome del lavoro, di cui fra pochi giorni si celebrerà una festa che di festoso ha sempre meno (sui luoghi di lavoro sta avvenendo una strage di cui si parla pochissimo), e dei diritti che, come ci ricordava il compianto Stefano Rodotà, o si prendono per mano o non sono.
Il tutto nel giorno in cui come ha scritto sulla sua bacheca Facebook la presidente della Commissione di Vigilanza RAI (paralizzata da sei mesi), Barbara Floridia, è stato diffuso il Report sulla Libertà di Stampa 2025, prodotto da Liberties, “che ancora una volta presenta un quadro estremamente preoccupante per l’Italia”.
“Le problematiche legate alla libertà di stampa e all’indipendenza dei media”, infatti, “rimangono tutte irrisolte; anzi, in alcuni casi si è registrato un peggioramento.
Le criticità già sollevate lo scorso anno, come la Legge Renzi sulla RAI e le sue contraddizioni con il Media Freedom Act, sono ancora ben lontane da una riforma”.
E ancora: “La violazione del Media Freedom Act, che si paleserà ad agosto, danneggerà non solo l’immagine internazionale del Paese, ma soprattutto la nostra democrazia.
Bloccare la riforma e tenere in ostaggio la Commissione di Vigilanza significa trascinare il Paese verso un vicolo cieco, sotto lo sguardo attonito dell’Europa”.
La conclusione ci permettiamo di scriverla noi: ci stiamo distanziando sempre di più dall’Unione Europea, che pure versa in pessime condizioni, anche sul versante della libertà d’informazione, per avvicinarci ad ampie falcate all’Ungheria di Orbán.
Nel giorno in cui si celebra il cinquantesimo anniversario della tragedia di Sergio Ramelli, il giovane studente missino assassinato a colpi di Hazet 36 da alcuni militanti di Avanguardia Operaia solo per aver scritto un tema scolastico in cui condannava il terrorismo rosso, ci teniamo a ribadire la differenza fra noi e loro. Noi abbiamo fatto i conti con la nostra storia, i nostri errori e pure i nostri crimini; loro ci aspettiamo che comincino. Noi non abbiamo problemi a definire l’orrore di cui fu vittima Ramelli un omicidio politico e un atto di barbarie assolutamente ingiustificabile; loro aspettiamo ancora che si presentino in uno solo dei luoghi in cui furono trucidate centinaia di persone inermi e innocenti, da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema, ad opera dei nazisti col supporto dei repubblichini. E, tornando alle ragioni della nostra manifestazione odierna, noi non abbiamo problemi ad ammettere che quattro referendum su cinque riguarderanno il Jobs Act varato da Renzi e dal PD dell’epoca e che la controriforma della RAI che rischia di costarci un’infrazione europea, come ha ricordato la presidente Floridia, è figlia della stessa storia e della stessa stagione. Noi, insomma, abbiamo analizzato a fondo la nostra storia, compresi i suoi aspetti controversi: che si tratti degli anni Settanta o di tempi assai più recenti. Vorremmo sapere dai custodi della fiamma che arde sulla tomba di Mussolini quando pensano di iniziare a confrontarsi con la loro.

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