La Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Torino alle 16.54 di giovedì 17 aprile 2025 ha emesso la propria sentenza. Una lettura avvenuta nel silenzio dell’aula 6, tra gli sguardi sgomenti e le lacrime di chi ha compreso che per il proprio caro non ci sarà giustizia. Lacrime che vanno trattenute a denti stretti: l’impianto accusatorio ha retto, come conferma il Procuratore Generale Sara Panelli. Ora si attende la pubblicazione del dispositivo della sentenza, che dovrebbe avvenire entro 90 giorni, in cui saranno messe nero su bianco le motivazioni della Corte per la condanna del magnate svizzero Stephan Schmidheiny a 9 anni e 6 mesi di reclusione e ai risarcimenti per le parti civili, a partire dalla città di Casale Monferrato fino allo Stato italiano.
Ma il dolore della comunità è tangibile: delle 392 persone per cui si era chiesta giustizia alla partenza del processo di primo grado, ne sono state alla fine riconosciute “solo” 99. Man mano che i mesi, gli anni passano, il tempo della prescrizione avanza, mentre il dolore di una comunità ferita a morte non si attenua.
“Non sono casi, sono persone, vite, storie per cui non sarà fatta giustizia, sono persone che si aggiungono a una strage che è tutt’ora in atto. Lo stillicidio, a tanti anni dalla chiusura della Eternit, continua ancora”, ci ricorda Giuliana Busto, presidente dell’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto (AFEVA) di Casale Monferrato. Solo nel 2024 altre 74 persone sono morte a causa del mesotelioma nella provincia di Alessandria, come aveva ricordato nei mesi scorsi l’oncologa Federica Grosso a La Stampa, il più temibile tumore maligno causato dalle fibre disperse nell’aria dalla produzione di quella che fu la più grande fabbrica di cemento-amianto d’Europa. Il tempo di latenza della malattia è infatti molto lungo, tra i 25 e i 40 anni.
“È chiaro che avremmo voluto sentire pronunciare la parola colpevole, come nella sentenza di primo grado. A differenza di altre stragi drammatiche avvenute nel nostro Paese, penso a Bologna, a Piazza Fontana, la lista dei nomi sulle nostre lapidi non può essere scolpita sulla pietra. Ogni anno la lista si allunga. Tra pochi giorni, il 28 aprile, sarà la Giornata delle Vittime dell’Amianto e ognuno di noi dovrà ripensare alle persone che sono mancate. E ciò è atroce”, ribadisce Giuliana Busto.
Rincara Nicola Pondrano, già sindacalista all’interno della Eternit e rappresentante della CGIL regionale: “Leggeremo attentamente questa sentenza, sono aumentati i casi di prescrizione e di proscioglimento, sono diminuite le provvisionali per le associazioni che si sono costituite parti civili, è diminuita la pena. E poi lo Stato. L’Avvocatura di Stato, inizialmente costituitasi parte civile, non si è più presentata alle udienze”, sottolinea l’ex presidente del Fondo Vittime Amianto.
Eppure d’amianto si continua a morire, non solo in provincia di Alessandria ma in tutta Italia. Mentre la città di Casale Monferrato rimane l’esempio più alto per la lotta contro l’amianto, a partire dalle bonifiche dei siti contaminati pubblici e privati, con la restituzione ai cittadini dell’area ex Eternit con il Parco Eternot, inaugurato oramai 9 anni fa, la lotta all’amianto è tornata nell’oblio.
Sono oltre 300mila le aree ancora contaminate, tra cui ospedali, scuole, caserme, oltre che abitazioni private e industrie in tutta Italia.