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De Gasperi e Truman Craxi e Reagan: esempi di orgoglio e dignità cancellati di fronte a Trump

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Le vignette satiriche dedicate all’incontro Meloni-Trump hanno scatenato l’ira delle destre e le critiche più o meno forti dei quotidiani che amoreggiano con il Governo; in pochissimi, al contrario, hanno sottolineato il servilismo, la perdita di dignità politica che la massima rappresentante delle istituzioni italiane ha mostrato nei confronti del presidente Usa.
Presidente che non è minimamente paragonabile ai suoi predecessori, tutti inclusi, anche Nixon, Reagan, i due Bush. Gli attacchi contro gli immigrati, le minacce a Groenlandia e Panama, la distruzione del welfare che ancora sopravviveva, la violenta contrapposizione all’Unione Europea, la volgarità del linguaggio, la guerra commerciale scatenata contro il mondo – usando l’arma dei dazi –, la continua auto-celebrazione. E tanto altro.
Questo il modello politico di intransigenza, disprezzo, violenza, finta disponibilità a trattare dichiarato esplicitamente da Donald Trump. Questo l’uomo con il quale il cosiddetto bilaterale Italia-Usa si è chiuso a suon di elogi sperticati, pollici in alto, sorrisi a 32 denti.
Bilaterale? In realtà, in cambio di quelle pacche sulle spalle, la Meloni è andata lì ad acquistare il gas Usa ad un prezzo quasi triplo, a garantire una resa di distanza da accordi con la Cina. Insomma la piena accettazione dei dictat trumpiani in cambio di generiche promesse di visite a Roma e di una nuova disponibilità verso l’Europa. Il tutto amplificato, a parole, nel successivo incontro romano con il vice di Trump, Vance.
I molti trombettieri meloniani non hanno trovato nulla da eccepire, anzi hanno innalzato peana esaltanti alla missione della premier negli Stati Uniti. Qualcuno ha azzardato un paragone con De Gasperi!
Ma per carità! A parte la poderosa immagine di leader politico che portava incardinata su di sé, De Gasperi non andò lì a comprare alcunché. Nell’unica foto che lo mostra nell’incontro con Truman, non sta lì a tenere pollici alzati o a mostrare sorrisi da idillio. Si limita a stringergli la mano, alla pari, avendo ottenuto la massa di aiuti necessari a far ripartire l’Italia. Era il 1947 e solo da due anni il nostro Paese aveva riconquistato la libertà e il rispetto internazionale grazie alla lotta partigiana contro il nazifascismo.
E che dire di Craxi, con l’inaspettata coraggiosa contrapposizione agli Stati Uniti nella crisi della base di Sigonella, in Sicilia nell’ottobre del 1985? Si rischiò uno scontro armato tra Carabinieri e militari statunitensi che volevano portar via i terroristi che si erano arresi dopo l’assalto all’Achille Lauro, il dirottamento e l’uccisione del turista paraplegico Klinghoffer. Ma Craxi fu irremovibile e non andò a cercare il plauso di Reagan, anzi, impose le ragioni dello Stato Italiano.
Lezioni di dignità nei confronti di due presidenti Usa di ben diversa statura rispetto a Trump. Oggi ci troviamo ad elogiare un atto di servilismo e di sottomissione ad un uomo volgare, arrogante, che si ritiene padrone del mondo, atto che, come risultato, in tanti cercano di far passare per successo diplomatico. Addirittura qualcuno ha già descritto Giorgia Meloni come ‘Ambasciatrice d’Europa’.
Forse lei non sa neppure come si comportarono tanti suoi predecessori. Possibile che in tanti, anche nei media, abbiano deciso di ignorare quegli esempi di orgoglio nazionale e di osannare come modello vincente una plateale dimostrazione di mancanza di dignità?


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