Il 4 marzo del 2005 a meno di un chilometro dall’aeroporto di Baghdad, militari statunitensi armati di tutto punto e a bordo di due mezzi blindati riversarono una pioggia di proiettili contro una berlina ‘Corolla’, uccidendo il dirigente del Sismi Nicola Calipari che con il suo corpo fece scudo e salvò la giornalista Giuliana Sgrena, appena liberata dai suoi rapitori. Le mitragliate non furono precedute da alcun preavviso. Quell’assassinio venne trattato dalle autorità statunitensi come uno dei tanti ‘incidenti’ prodotti dalla guerra terroristica che gli stessi soldati Usa conducevano contro l’inerme popolazione irachena. Versione che il Presidente Mattarella, nel ricordare l’eroico sacrificio di Calipari, ha definito “non esauriente”.
Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto, era stata rapita 28 giorni prima mentre era impegnata a raccontare per il suo giornale quella guerra disastrosa, per di più nata da una brutale falsificazione. Il servizio segreto militare italiano, il Sismi, cominciò ad occuparsi del rapimento. Tra le due opzioni, quella dell’intervento militare oppure della trattativa diplomatica venne scelta la seconda, caldeggiata da Nicola Calipari, con disappunto della parte avversa che non perse occasione per intralciare il lavoro del collega.
Nonostante mille difficoltà Calipari era riuscito a portare a termine la sua missione e stava per prendere l’aereo che lo avrebbe riportato in Italia con la Sgrena, quando venne massacrato dalle mitragliatrici statunitensi.
Tutta la storia è stata ora ricostruita in un bel film, asciutto, essenziale, privo di retorica ma pieno di umanità: ‘Nibbio’, di Antonio Tonda con Claudio Santamaria intenso nel rappresentare Calipari e Sonia Bergamasco, una tormentata Sgrena. Film bello e intrigante, ricco di suggestioni utili per la riflessione di quanti non hanno mai creduto all’ ‘incidente di guerra’. Nessun proclama, solo una ricostruzione in molti punti diversa da quella ufficiale.
Eccone alcuni. Innanzi tutto il rapporto con gli agenti della Cia, proprio loro che chiamano Calipari Nibbio e che lo informano subito del fatto che i militari Usa non amano quel suo prodigarsi per una soluzione negoziata del rapimento. E comunque sono sempre informati di tutto quello che fa.
Poi un tentativo di depistaggio, complice il sostenitore, nel Sismi, dell’opzione militare, il giorno dell’appuntamento per la liberazione della rapita. Cercano di convincerlo a recarsi in un luogo diverso dove, secondo un informatore fidato di Calipari, lui e il suo collega sarebbero stati uccisi.
Quindi l’elemento forse decisivo per capire come e perché avvenne quell’omicidio. Nelle prime dichiarazioni gli Usa sostennero che l’auto non si era fermata ad un check-point fisso nei pressi dell’aeroporto e per questo c’era stata la reazione dei militari. La prima domanda che si poteva porre era: ma se davvero Calipari fosse stato a conoscenza di quel controllo, perché mai non si sarebbe messo in contatto per avvertire del passaggio dell’auto verso l’aeroporto?
Forse in risposta a questo interrogativo, o forse perché ha trovato una fonte credibile, Tonda mostra nel film che i due mezzi blindati carichi di soldati, si muovono per raggiungere il luogo dell’appostamento, quello stesso pomeriggio, poco prima della partenza da Baghdad di Calipari con il suo collega autista e la Sgrena. Non solo. Una volta giunti sul posto i soldati vengono catechizzati e terrorizzati sul fatto che quello è il luogo dove ci son stati i maggiori attacchi suicidi da parte dei guerriglieri e un numero enorme di conflitti a fuoco. Quegli equipaggi sono stati informati che il previsto passaggio di un importante personaggio non sarebbe più avvenuto, ma che comunque il cambio previsto sarebbe stato ulteriormente ritardato.
È quindi notte fonda quando la Corolla, con i fari accesi si avvicina alla postazione militare totalmente al buio. Parte il fuoco di sbarramento e qui sorge l’altra domanda, forse la più spaventosa: i proiettili non colpiscono la parte anteriore dell’auto, nel tentativo di bloccarla, ma all’altezza dello sportello posteriore. Sul sedile siedono Calipari e la Sgrena. Nicola non ci pensa due volte e si riversa su Giuliana facendole da scudo e salvandole la vita. Nessuna ferita per l’autista.
Senza proclami, il film cerca di dare una risposta al quesito posto da Mattarella. Altro che ‘incidente’ di guerra. E chissà. Forse neppure Bozano, indicato come lo sparatore, sia il vero responsabile. Sembra proprio essersi trattato di un’esecuzione volta non solo contro quella liberazione, ma contro ogni altro tentativo diplomatico svolto senza il coinvolgimento degli Usa.
L’inguaribile, incolta, pregiudizievole convinzione di chi si crede padrone del mondo, maturata e progressivamente sviluppatasi dopo la fine della seconda guerra mondiale e che sta raggiungendo il parossismo di quest’epoca con Trump e Musk che si propongono come incontrastati dominatori.