Ok della Camera alla legge che vieta di pubblicare gli arresti. Il “funerale” della libertà di stampa in Italia

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Altro che Pnrr, pensioni, sanità, scuola: la vera priorità del Governo e della maggioranza alla vigilia delle feste è stata l’approvazione della legge bavaglio che vieta ai giornali di pubblicare gli arresti. Il via libera della Camera alla norma che impedisce la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare è arrivato liscio come l’olio, ignorando tutti gli appelli dei giornalisti e degli organismi di rappresentanza, in primis il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. L’emendamento presentato da Enrico Costa di Azione ha avuto 160 sì e 70 no. La legge introduce il divieto di pubblicazione «integrale o per estratto» del testo dell’ordinanza di custodia cautelare, ossia l’atto con cui il giudice delle indagini preliminari applica misure restrittive della libertà personale, che possono essere sospensione temporanea da pubblici uffici o il carcere o gli arresti domiciliari, e/o reali, quindi sequestro di beni mobili e immobili. L’emendamento  Costa introduce “il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva Ue del 2016 sulla presunzione d’innocenza”. Non vi  sono specifiche deroghe, dunque stando a quanto emerso finora, il divieto si applica per ogni tipo di procedimento penale, ivi compresi quelli per mafia, violenza sessuale, femminicidi, corruzione, turbativa degli incanti, disastro ambientale e, anche sui nuovi e tanto declamati, reati di recente introduzione.
Molte le critiche dal mondo dell’informazione e dai gruppi parlamentari che hanno votato no, ossia M5s, Avs e Pd.

“Ora servono azioni di lotta contro approvazione definitiva e istituzione comitato legali che denunci il contrasto con le sentenze della corte europea e con il principio di rilevanza sociale, le norme vanno disapplicate”, ha commentato Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale dei presidi di Articolo 21 ed ex Presidente della Fnsi.

“E’ un bavaglio, così si limita il diritto di cronaca”, si legge in una nota del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti che due giorni fa aveva invitato a ripensare la norma per le contraddizioni che contiene.
“Questa legge oggi non ha giustificazione alcuna, se non quella di imbavagliare il diritto dei cittadini a essere informati: non hanno più il diritto di sapere che un giudice ha disposto misure cautelari nei confronti di indagati. Una stretta mortale per il diritto di cronaca”, ha dichiarato Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.


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