“Un radicale giornalista”, il ricordo di Antonio Russo, primo giornalista (di molti) ucciso nell’era-Putin

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“Era un radicale giornalista”, è probabilmente la frase più efficace detta su Antonio Russo da Alessio Falconio nel corso della riunione di questa mattina di Articolo 21, dedicata nella sua prima parte a ripercorrere la vicenda dell’inviato di Radio Radicale ucciso nella notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2000 e il  cadavere venne ritrovato vicino a Tbilisi, in Georgia. I lavori sono stati introdotti da Giuseppe Giulietti che ha chiesto a Falconio, direttore di Radio Radicale, come si possa continuare a mantenere viva la domanda di verità e giustizia. Una ricostruzione dettagliata dell’accaduto è contenuta nel pod cast di Jacopo Ottenga Barattucci finalista al Premio Morrione.
questo il link https://www.raiplaysound.it/programmi/lacongiuradelsilenzio

“Antonio Russo, era Tbilisi in Georgia e raccontava la guerra quando Putin era nei suoi primi mesi di governo, raccontava una guerra che reprimeva la dissidenza della Cecenia che poi è stata normalizzata. – ha detto Alessio Falconio – Antonio viveva come la popolazione che andava a raccontare, le sofferenze, gli incubi… Non era un giornalista distaccato dalle tragedie che raccontava. Qualche giorno prima di essere ucciso parlò in un convegno di ambientalisti georgiani e denunciò di avere prove dell’uso di armi non convenzionali da parte dell’esercito russo; quel giorno intervenne un signore dal pubblico e disse: ‘Guarda che il fatto che tu denunci questo non farà contenti i russi’. Qualche giorno dopo, al termine di una bella giornata di vendemmia, Antonio tornò a casa e il giorno dopo sparì. Il suo cadavere venne ritrovato a 35 chilometri da Tbilisi sul ciglio di una strada. Era stato prelevato a casa, hanno perquisito la sua abitazione, ovunque, presumibilmente lo hanno torturato già lì, sono spariti oggetti del suo lavoro, l’autopsia ha rivelato come sia stato torturato e ucciso con una piastra. Un’esecuzione in piena regola. Chi fa questo mestiere va a lavorare in posti dove la vita vale molto meno che da noi, la cosa impressionante è che si sia trattato proprio di un’esecuzione premeditata almeno da diversi giorni. Sono pessimista sul fatto che si possa arrivare ad una verità giudiziaria, mi è tornata in mente proprio oggi quando l’ex ambasciatore russo si è recato in Procura a Roma all’inizio del conflitto Russia-Ucraina a denunciare una serie di ‘imprecisioni’ della stampa italiana… io mi sarei aspettato che in quella sede si approfittasse per chiedere conto su Russo, ma non è accaduto. Antonio Russo è stato il primo nel lungo elenco dei giornalisti uccisi durante l’era putiniana. Quando fu ucciso lui, curiosamente, la Russia propose di togliere al Partito Radicale lo status di Ong presso le Nazioni Unite. Una coincidenza.. Anche per questo è importante ricordare quelli come Antonio Russo, queste iniziative danno un futuro alla memoria”.


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