Zaki torna a casa. Una parte della storia tra l’Italia e l’Egitto si è conclusa con un lieto fine, ma non tutto è finito…

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Patrick Zaki dopo tre anni e mezzo (1263 giorni) ritorna a Bologna, la città che lo ha adottato ed eletto a simbolo della difesa dei diritti umani da quando fu arrestato il 7 febbraio 2020 il giorno del suo rientro in Egitto con l’accusa di propaganda sovversiva, condannato definitivamente a tre anni di carcere, poi graziato due giorni dopo la sentenza dal presidente egiziano Al Sisi, con lui è stato liberato Muhammad Al-Baqer l’avvocato di Alaa Abd El-Fattah uno dei più importanti attivisti egiziani dei diritti umani ancora in cella. Una parte della storia tra l’Italia e l’Egitto si è conclusa con un lieto fine, ma non tutto è finito. Concentriamoci ora sulla richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni, lo dobbiamo ai suoi genitori e a quelle migliaia di persone che sono ancora rinchiuse nelle carceri egiziane per aver espresso il loro pensiero contro il regime rappresentato da chi oggi, liberando Zaki, è convinto di aver messo la parola fine a tutta la vicenda. Non è così!

Articolo 21 continuerà a manifestare insieme ad Amnesty International, al Comune di Bologna, all’Università, a tutte quelle Associazioni e Istituzioni, a migliaia di persone che, sin dall’inizio, sono state vicine a Claudio e Paola Regeni e dell’avvocato Alessandra Ballerini, e non ci stancheremo di dire che la collaborazione dell’Egitto è stata inesistente quando quelle dei governi italiani che si sono succeduti in questi sette anni e mezzo dal giorno del ritrovo del corpo di Giulio.
Bene ha fatto Patrick Zaki a non accettare il volo di Stato messo a disposizione dalla presidente Giorgia Meloni che lo avrebbe portato a Roma con tanto di foto istituzionale finale per mettere il cappello sopra alla sua liberazione. Cosa farebbero per un po’ di propaganda!

Zaki, preferendo il volo di linea che dal Cairo lo porta a Milano poi, insieme al rettore dell’Alma Mater Giovanni Molari e alla professoressa Rita Monticelli, in macchina verso Bologna per incontrare immediatamente gli amici e compagni del Master, è stato accusato di aver fatto un atto politico. Ebbene sì! Lo ha fatto con estrema lucidità, non facile in questi momenti a causa delle tante pressioni. Zaki, prima di salire a bordo dell’aereo ha ringraziato, giustamente e doverosamente, la premier Meloni e l’ambasciatore italiano al Cairo Michele Quaroni, presente a tutte le udienze, per il ruolo finale che l’esecutivo ha avuto per la sua liberazione, ma senza dimenticare chi veramente gli è stato a fianco, quei politici e quei giornalisti che scrivono per testate che sostengono il governo di destra destra, che oggi parlano di ingratitudine, in questi ultimi tre anni dov’erano? Mai presenti ad una manifestazione, mai intervenuti a difesa di Zaki e Regeni. Nei prossimi giorni a Bologna dalla facciata comunale di Palazzo d’Accursio verrà tolto lo striscione “Libertà per Patrick Zaki”, quello dedicato a Giulio Regeni rimarrà fino a quando “Verità e Giustizia” non saranno raggiunte.


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