Fioravanti all’Unità. Un parere diverso

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Ho letto l’interessante articolo di Loris Mazzetti su Articolo21 relativo al “caso Fioravanti” e vorrei provare ad argomentare un parere diverso. È interessante collegare quanto scrisse contro la pena di morte Albert Camus al dibattito in corso sulla collaborazione con l’Unita di Fioravanti, condannato tanti anni fa  per la strage di Bologna: «Senza la pena di morte Gabriel Péri e Brasillach sarebbero forse ancora tra noi, e noi potremmo emettere senza vergogna un giudizio su di loro, secondo la nostra opinione, mentre invece sono essi che ora ci giudicano, e noi dobbiamo tacere».

Grazie al cielo la pena di morte non c’è più e quindi noi possiamo giudicare, secondo la nostra opinione. Ma restiamo quasi sempre in un contesto di giustizia retributiva, per cui la pena è la giusta retribuzione del reo.

Fioravanti ha pagato ciò che gli è stato chiesto di pagare da una giustizia retributiva, ma l’enormità del fatto sembra rendere la riparazione non bastevole. Ecco la domanda: si è pentito? Visto che nega la colpa sembra a molti di no, ma la questione morale riguarda a mio avviso i singoli. Quello che vedo, e che emerge anche dal bel testo che ha scritto qui Loris Mazzetti, è quella del nostro rapporto con Caino. Non solo perché sin qui Fioravanti scrive su L’Unità quale collaboratore di “nessuno tocchi Caino” ( il direttore ha annunciato che in futuro collaborerà anche fuori dal pagina gestita da “nessuno tocchi Caino”). Emerge dunque la questione di Caino perché il punto non è  cosa scriva Fioravanti, ma perché scriva lui. Questa domanda lo inchioda al suo passato, per sempre? Si è pentito? Non ho titoli per porre questa domanda, che compete alla sua coscienza. Quella lo farà e credo che abbia il dovere di farlo come la mia per me e per i miei errori, per te lettore  per i tuoi. Non è solo il tribunale a stabilire chi ha torto e ragione, ma la storia e la coscienza che poi ci fa camminare insieme. Fioravanti saprà, suppongo, di suoi errori per i quali nessuno lo ha condannato, come anche noi, tutti quanti. Errori più o meno gravi, ovviamente. Il punto però è come siamo cambiati. Non parlavamo, anche, di compagni che sbagliano riferendoci a terroristi rossi? Era giusto? O è giusta l’idea che il passato non passa, mai? E’ per questo che parliamo di terroristi come di individui che sono solo terroristi? E’ così? Gli Stati, alcuni Stati, non sono “anche” terroristi?

Sento forte il ragionamento di Loris Mazzetti, ma so che il discorso che ho qui sommariamente intrapreso sul terrorismo ci porterebbe troppo lontano, è un discorso complesso e doloroso, che appartiene a quelle ideologie come anche, se allarghiamo lo spettro di analisi, alle scorciatoie della cultura securitaria dell’oggi. Come pure al nuovo nichilismo di cui non parliamo ma che dovremmo vedere. Resta il fatto che  come Caino, o Abele, incarniamo- per una persona o per milioni, cambia di certo, ma resta vero comunque- il male e il bene, per sempre. Ma Caino e Abele sono simboli.

Allora mi chiedo perché non si invitino familiari delle vittime della strage di Bologna a scrivere,  magari su L’Unità- a me interesserebbe molto- del loro rapporto col tempo, col passato e il futuro. Non interessa? Non sono anche loro importanti testimoni? Scriveranno se hanno qualcosa da dire, ma anche se richiesti. E allora ecco quel che chiedevo: cosa ha da dire oggi Fioravanti? Cosa ha scritto? E cosa avrebbe da dire un parente di una vittima della strage oggi se chiamato a scrivere su di noi, sulla nostra Italia, su un argomento che lo coinvolga? Non sono un giudice, sto dalla parte delle vittime, convintamente, non del carnefici. Ma mi interessa l’evoluzione. Per questo mi sento di poter esprimere queste opinioni, Nei parenti delle vittime della strage di Bologna ci sono storie umane, visioni, sviluppi, forse paralisi, forse tante altre cose, che dovrebbero interessarci per quel che questi testimoni altrettanto importanti sono diventati nel tempo e col tempo, segnato ovviamente da quell’evento, ma che vanno vissute e conosciute nel loro volto odierno.


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