L’appello-diffida inviato da Ugo Mattei alla Rai: “Non illumina i tre quesiti referendari”.

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Articolo 21 liberi di… ha recentemente pubblicato il vostro appello-diffida rivolto alla Rai e dove denunciate il silenzio sui quesiti referendari depositati presso la Corte di Cassazione. Di quali quesiti parliamo e perché lei e i Comitati avete deciso di denunciare il fatto che i media mainstream non stiano dando la corretta informazione?

“I quesiti referendari sono tre: uno relativo all’immediato arresto dell’invio di armi in Ucraina; l’altro – presentato da un Comitato che si chiama ‘Ripudia la guerra’ – è invece legato alle basi giuridiche che consentono l’invio di armi in Ucraina; il terzo è un quesito presentato dal solo Comitato Generazioni Future e che ha come scopo quello di togliere i privati dalla Sanità pubblica. La campagna generale ha scelto come motto: ‘Firma la pace, ferma il dolore’ ed è iniziata il 22 di aprile attraverso la raccolta delle firme, mobilitando molte persone in tutto il Paese. Naturalmente l’informazione mainstream è contraria all’iniziativa referendaria e dunque stiamo lottando per conquistare spazi di democrazia e di visibilità. Proprio oggi Davide Tutino di Resistenza Radicale e Generazioni future – nostro militante – ha iniziato uno sciopero della fame per contrastare questo vergognoso silenzio; uno sciopero che si arresterà soltanto quando avremo raggiunto il numero di firme sufficiente o quando, in alternativa, il sottoscritto sarà invitato da Bruno Vespa per parlare al popolo italiano in modo chiaro ed esaustivo delle nostre proposte referendarie”.

Perché è necessario, ancora, ribadire che lo strumento referendario è un’opportunità, un’occasione per esercitare direttamente e liberamente la scelta come strumento democratico?

“La possibilità di poter usufruire dello strumento referendario è stato uno straordinario regalo al popolo italiano sancito nell’articolo 75 della nostra Costituzione. Quasi un unicum a livello europeo; infatti, molti paesi dell’eurozona ci invidiano questa peculiarità e vedono nell’Italia una democrazia avanzata proprio perché consente al popolo di esprimersi con un atto avente forza di legge. Sebbene sia soltanto abrogativo. Oggi è molto importante, dopo anni di danni arrecati ai referendum da parte dei partiti politici, ribadire il fatto che il referendum è uno strumento nelle mani del popolo, e che questo strumento può e deve essere usato proprio quando ci si sente delusi dalle scelte politiche. Il referendum, oggi più che mai, serve a ristabilire la corretta volontà del popolo italiano”.

I referendum, come lei ricorda, sono un’occasione di confronto e di esercizio diretto, sociale, di intervento nel dibattito pubblico e nello spazio pubblico. Non dovrebbero, dunque, arrecare preoccupazioni alla politica. Bensì dovrebbero essere visti come espressione dialogica, rassicurante. Perché cala spesso il silenzio?

“L’Italia è vittima di un grande problema di democrazia per via dell’azione di alcune Istituzioni di garanzia che, invece di essere terze, da molti anni stanno prendendo posizioni decisionali. Le istituzioni di garanzia dovrebbero garantire la Costituzione. È assurdo, dunque, che il nostro Paese – che ha in Costituzione una formula chiara sul ‘ripudio della guerra’ e una formula chiara che afferma quanto ‘in nessun caso un trattamento sanitario obbligatorio possa essere imposto contro la dignità umana’ – debba trovarsi oggi a lottare per affermare i diritti sanciti dalla legge suprema. È necessario, dunque, dimostrare che il popolo italiano, firmando per il referendum, desidera ancora e fortemente mantenere in vita almeno l’articolo Uno della nostra Costituzione che ci ricorda quanto la sovranità appartenga al popolo e anche l’articolo 21, che contiene il diritto di informare e ad essere informati. Questa Campagna referendaria per la pace ha un significato politico ben più ampio di quello drammatico rappresentato nei quesiti. Chi non firma oggi ‘chiacchiera di pace’, chi firmerà domani, invece, farà qualcosa di concreto per la pace”.

 


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