Con il vento in pop

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Didone Pop.
Di Beatrice Monroy e Luana Rondinelli.
Regia Luana Rondinelli.
Con: Laura Giordani, Luana Rondinelli, Luca Fiorino, Luigi Nicotra.
Scene Vincenzo La Mendola
Al Piccolo Teatro di Catania.
Produzione Teatro della Città – Catania

Splendida scena, come una battigia, sembra il “teatro” di un naufragio. Come Didone siamo tutti profughi, smarriti e delusi, anche nell’amore e dall’amore. Come nell’altrettanto splendido “Penelope, l’Odissea è fimmina”, Luana Rondinelli rilegge e rielabora il mito, rivedendo, se non stravolgendo, quanto ormai consolidato nell’immaginario collettivo, perché consacrato dai classici.
In ogni caso, necessita la trama. Didone fugge da Tiro, con la sorella Anna e parte del popolo, perché minacciata dal fratello Pigmalione, che ha ucciso il marito prendendone il posto come re della città. La sua fuga la porta in Africa dove fonderà Cartagine, anche questa volta sfuggendo alle mire di un altro “maschio alfa” il re africano Iarba, che, oltre a controllare (col telefonino) il business dei migranti, la vuole in sposa. Ma il peggio deve ancora arrivare, nella persona del predestinato Enea, che fa innamorare Didone e poi va via. Come ci spiega il narratore Mercurio, l’eroe troiano non ha nulla in comune con gli altri maschi della vicenda. Enea è un indeciso, etero-diretto (all’auricolare) dalla madre Venere che, in combutta con Giunone, lo destina a trovare il sito della futura Roma. Nel finale, al contrario dell’Eneide, Didone trova la soluzione alternativa…
Elaborare o, meglio, evocare il mito. In questa epoca di tempi brevi e incerti (e troppe immagini) diventa quasi un obbligo riprendere i riferimenti con vicende millenarie e attualissime. Monroy e Rondinelli adeguano in chiave dichiaratamente “Pop” la vicenda di Didone e dell’Eneide. Con un convitato di pietra, che forse vorremmo ritrovare: il Fato, come una legge suprema, segno e messaggio degli dei, oggi particolarmente distratti. Tra le righe si legge una sobria profondità.
Lo spettacolo, sembra antitesi, scappa per la tangente del comico, perché si ride e tanto, con trovate di regia sempre puntuali e scattanti. Ma è risaputo che facendo ridere si fa capire meglio e meglio si approfondiscono i tanti temi, sempre odierni: l’uomo, la donna, l’amore, il dovere, la necessità di una patria come luogo sicuro; l’accoglienza e il rifiuto. Un vero e proprio piccolo capolavoro.
A sorreggere la vicenda un cast d’eccezione: Laura Giordani è perfetta Didone a due facce, la coraggiosa regina diventa l’inebetita innamorata di Enea. In entrambi le condizioni, come nel ruolo di Giunone, Laura è calibrata e naturale, credibilissima; Luana Rondinelli, anche lei in due ruoli, diventa la coscienza inquieta della regina, per poi passare, all’opposto, nelle stranezze della intrigante Venere “consigliori” di Enea; Luca Fiorino si triplica (Pigmalione, Iarba ed Enea) offrendo una recitazione intensa ed esilarante, rielaborando tutti i difetti del maschio mediterraneo, che circola, così fatto, da qualche millennio; Luigi Nicotra, oltre che in Mercurio, entra perfettamente in più ruoli, anche en-travestì, affrontando con garbo e leggerezza l’assurdo della vicenda, rispondendo con professionalità alle puntuali note di regia.
Uno spettacolo da vedere e far vedere, magari nella cornice dei teatri in pietra.


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