Nei giorni avvenire. * L’”ultima” opera di  Mario Grasso

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Ne “Il settimo sigillo” Bergman narra del viaggio di ritorno al suo castello di un nobile crociato svedese, per riuscirci, gioca a scacchi la sua vita, con la morte; solo un artista di strada vede la “realtà” della vicenda. Grande metafora sulla ricerca di Dio e del senso della vita, tramite l’arte. Un grande poeta come Mario Grasso riesce nell’intento di giocare con la vita e vincere la morte. Raggiungendo il massimo risultato per un artista: lasciare traccia-sottotraccia, per chi verrà.

Nel descrivere la sua alter ego  Sara Smigoro (anagramma di) Mario Grasso narrò di una poetessa nata in un borgo marinaro, ma figlia di agricoltori. Forse il bello della poesia è proprio il depistaggio, che si presenta, nel caso, con un doppio duplicarsi di uomo-donna e terra-mare (il marfondo), da cui giungere all’altissimo cielo, che solo l’alta e nobile visione poetica raggiunge.

Nella sua ultima opera il Poeta si sdoppia ulteriormente già nel titolo: “A sollevare il giorno… La metafora intendi”; riesce perfettamente nell’intento, mettendo insieme due tra le sue prime opere poetiche: la sua primissima silloge “A sollevare il giorno” ed un verso del più bel poema italiano del XX  secolo “Concabala”, dove uno dei “Bronzi” recita appunto. “La metafora intendi…”.

Impossibile racchiudere in un articolo ciò che Mario esprime in trentasette (37!) pagine, di poesia vera: La nascita e la morte; “Il ritmo inarrestato ed inarrestabile” (Ramat); Il dolore che diventa poesia; Il viaggio come metafora della condizione umana. Testi attualissimi, pur se quarantenni.

Grande dolore è stato perdere Mario. Ma sorge il benefico dubbio che lui ci avesse preparato a ciò, per tutta la sua esistenza. Lasciando una infinità di tracce, evidenti e nascoste, per trasmettere a noi, e a chi verrà dopo, quel senso della vita che sempre ci sfugge e che lui ha chiaramente intravisto e inciso, in ogni ambito, nel bronzo dei suoi scritti.

In questi giorni di marzo avremmo commentato insieme lo spettacolo dell’Etna al disgelo: “A muntagna si sciarriau co’ libeci e agghuirnau cca cammisa tutta strazzata”. Dicevano i nonni.

 

*AVVENIRE parola intera.


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