Stretta sulle intercettazioni, per il Cong è un attacco al diritto di tutti ad essere informati

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Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito nella seduta del 25 gennaio 2023, ha espresso preoccupazione per l’intenzione di varare una norma che avrebbe l’effetto di limitare fortemente la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati su indagini penali di rilievo e interesse pubblico.

L’annunciata “stretta” sulle intercettazioni, con la previsione di pesanti sanzioni per i giornalisti, è in contrasto con la giurisprudenza consolidata della Corte europea dei diritti dell’uomo, che sancisce il diritto/dovere dei giornalisti di fornire alla collettività le notizie di interesse pubblico, soprattutto quando riguardano politici e amministratori, anche pubblicando le intercettazioni e perfino utilizzando informazioni coperte da segreto. E si pone in contraddizione con l’European Media Freedom Act che l’Unione Europea si appresta a varare per salvaguardare il lavoro dei giornalisti e la libertà di stampa, ritenuti di importanza essenziale per la democrazia.

Negli ultimi anni, dopo la riforma Orlando del 2017, entrata in vigore nel 2020, la pubblicazione di intercettazioni è limitata a quelle inserite nelle ordinanze di custodia cautelare (e dunque ritenute essenziali per dimostrare la sussistenza delle accuse formulate nei confronti degli indagati), oppure depositate a processo. Intercettazioni utilizzate in maniera del tutto lecita dai giornalisti.

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti invita a non dare corso ad una riforma che avrebbe l’effetto di privare i cittadini di un’informazione essenziale al fine di formare un’opinione pubblica consapevole e di limitare fortemente la libertà d’informazione, già compressa dopo l’entrata in vigore del decreto 188/2021.

I giornalisti sono da sempre sensibili di fronte al tema del rispetto della dignità della persona, che include il diritto alla presunzione d’innocenza e il diritto all’oblio: l’Ordine dei giornalisti deve essere messo nelle condizioni di poter intervenire con tempestività per sanzionare le eventuali violazioni. Si chiede pertanto a Governo e Parlamento di impegnarsi per riformare, dopo 60 anni, la legge professionale dei giornalisti per renderla adeguata alle epocali trasformazioni del mondo dell’informazione introdotte dalle più moderne tecnologie in continua evoluzione digitale e multimediale.
(Nella foto Carlo Bartoli, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti)


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