Giornalismo sotto attacco in Italia

Un anno dopo l’altro

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Un anno – il 2022- non certamente memorabile per il sistema delle comunicazioni. Anzi. La tendenza a ridimensionare l’autonomia e l’indipendenza dell’informazione ha avuto un’ulteriore salto di qualità. La guerra in Ucraina, scaturita dall’aggressione della Russia, ha inferto un colpo ferale anche all’esercizio del diritto di cronaca: giornalisti epurati perché fuori dal coro, caccia alle streghe con tanto di liste di “infedeli”, agibilità ridotta dalle censure dirette e indirette. Un anno, quindi, denso di insidie e di precedenti che “fanno giurisprudenza”. Non solo. È aumentato il numero dei giornalisti minacciati dalle organizzazioni criminali o persino uccisi. Purtroppo, attorno a simile tragedia è sceso un silenzio colpevole e inquietante. Così, è proseguita la vicenda orribile della detenzione nel carcere londinese di Belmarsh del fondatore di WikiLeaks Julian Assange.
Come sappiamo, se i tribunali del Regno Unito decidessero definitivamente l’estradizione negli Stati Uniti, incomberebbe una condanna a 175 anni di carcere. E sarebbe un atto gravissimo, foriero di conseguenze per chiunque osasse ficcare il naso negli arcani del potere. A fronte di tutto questo, di leggi e riforme in Italia non c’è traccia: la Rai è ancora regolata dalla legge del 2015 voluta dal governo Renzi, che ha ridato al governo il primato sul servizio pubblico; è ferma la normativa contro le querele temerarie; una riforma seria dell’editoria mentre imperversano nelle redazioni algoritmi e intelligenza artificiale non è all’orizzonte. Il nuovo governo deve ancora chiarire come utilizzerà i fondi speciali attribuiti al comparto (90 milioni per il 2022 e 140 per il 2023) strappati soprattutto grazie all’iniziativa della Federazione della stampa.
Ma, soprattutto, l’esecutivo di destra è atteso alla prova finestra: rispetterà l’articolo 21 della Costituzione o diventerà come la Polonia e l’Ungheria? Purtroppo, il governo tecnocratico presieduto da Mario Draghi ha seminato male e ora, nella crisi profonda della sinistra, il vento reazionario soffia forte. Una dinamica e intelligente resistenza è urgentissima, che possa reggersi su forme di coordinamento del vasto universo associativo in campo.

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