Il Regime Islamico dell’Iran chiede la morte per 14 mila manifestanti ma oggi il popolo è unito nel ricordo di Khodanour

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In Iran 227, su 290 membri del Majles il Parlamento iraniano si sono detti favorevoli all’esecuzione capitale per i 14 mila manifestanti arrestati durante le proteste nate dalla morte di Mahsa Amini la ragazza uccisa mentre era in custodia della polizia morale.

I parlamentari attribuiscono ai dimostranti la responsabilità per le centinaia di morti provocati dalla sanguinosa repressione del regime: «qualcuno di questi criminali ha ucciso civili e membri delle forze di sicurezza, provocando il martirio di decine di persone». Non ci sarà dunque “alcuna clemenza”

«Noi come rappresentanti di questa nazione, chiediamo alle autorità, compreso l’apparato giudiziario, di affrontare questi nemici di Dio che, come lo stato Islamico hanno attacco vite e proprietà e meritano una condanna ed un vendetta divina», concludono, secondo quanto si legge sulla FarsNews Agency.  In Iran la punizioni per i «mohareb» (i nemici di Dio) è appunto la pena di morte.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani Iran Human Rights, con sede in Norvegia, almeno 304 persone, tra cui 41 bambini e 24 donne, sono state uccise nelle proteste in corso a livello nazionale. ma i numeri potrebbero sicuramente essere superiori.

Iran Human Rights – si legge in una nota – chiede alla comunità internazionale di sostenere la rivolta del popolo iraniano e di agire immediatamente per porre fine alla violenza di stato.

Il direttore, Mahmood Amiry-Moghaddam ha dichiarato: “cinquanta giorni dopo l’inizio delle proteste e più di 304 manifestanti uccisi, gli iraniani continuano a scendere in piazza e sono più determinati che mai a portare cambiamenti fondamentali. La risposta della repubblica islamica è più violenza. La comunità internazionale deve sostenere il diritto del popolo iraniano all’autodeterminazione e prevenire ulteriori perdite di vite da parte della repubblica islamica”.

Oggi però 9 novembre in Iran è un giorno particolare. Oggi finisce il lutto dopo 40 giorni dalla morte di Khodanour Lajai un ragazzo ucciso che è diventato uno dei simboli di queste proteste. In suo ricordo e in suo onore sono previste centinaia di commemorazioni.

Khodanour aveva 26 anni, ed era un beluci abitante della zona del Belucistan una delle province più povere in Iran. I baluci sono una delle tante minoranze etniche discriminate in Iran.

Era stato arrestato e torturato lo scorso luglio. Il suo corpo martoriato era stato legato a un palo (foto) e lasciato in mostra per essere umiliato davanti alla sua comunità. Aveva chiesto dell’acqua, gliela hanno messa davanti con un bicchiere, senza liberarlo dalle catene. Non ha potuto bere.

Dopo il suo rilascio qualche settimana fa si era unito alle proteste e in strada aveva iniziato tra la folla a ballare una tipica danza baluci.

Le guardie di sicurezza gli hanno sparato, lo hanno colpito ai reni. È morto in ospedale nel giorno del suo 27esimo compleanno a causa delle ferite riportate e delle cure non ricevute.

Khodanour è solo una delle tantissime vittime di questa nuova Rivoluzione iraniana.

Alcune agenzie internazionali riportano la notizia che l’Iran abbia chiesto rinforzi ed armi ai paesi amici.  Nonostante questo, la popolazione ormai insorta in tantissimi settori dall’università in cui gli studenti stanno manifestando da settimane alle squadre di calcio che si rifiutano di cantare l’inno nazionale, non sembra proprio voler fare alcun passo indietro.

Chiedono decisamente il crollo del Regime Islamico consapevoli che se ciò non dovesse accadere sarebbe un fallimento per tutti e e conseguenze sarebbero drammatiche con maggiori violenze, ulteriori repressioni e uno sproporzionato numero di impiccagioni.

 


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