Il viaggio di Fabiana nel Governo delle donne

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Che bel viaggio ha fatto Fabiana Martini! Beata lei! E tanto meglio per noi lettori del suo libro, “Il Governo delle donne“. No, non è quello di Giorgia Meloni, divenuta da poco Presidente del Consiglio dei Ministri. No, questo racconto è iniziato molto prima, nel 2018. Ed è un percorso esplorativo e straordinario nel mondo reale delle donne che amministrano paesini modesti e grandi città con uno sguardo ai sentimenti, alle cose semplici e alle imprese difficili. L’avventura poi diventata il libro di Fabiana Martini è iniziata 12 marzo 2018 a Muggia (Trieste) e si è conclusa il 10 luglio 2020 a Villetta Barrea (L’Aquila), “toccando tutte le regioni del nostro Paese”. Ricorda l’autrice. “Sono ventuno le donne che ho ascoltato: una per regione e la presidente della Commissione Pari Opportunità dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani. Ventuno come le
Costituenti: un numero non programmato ma suggestivo”. Il numero che serviva a comprendere un pezzo d’Italia e della sua politica. Non c’è nulla di scontato e nulla di celebrativo in questo racconto asciutto e a tratti assai amaro delle donne amministratrici. E’ un libro che offre l’opportunità di diventare più consapevoli della realtà politica italiana, un pezzo d’Europa ormai, definitivamente, seppure incompleto, perché nelle frasi delle donne intervistate si sente il ritardo accumulato per diventare come il resto d’Europa e si percepisce la fatica che si fa ogni giorno per cercare di colmare quel gap prima prima possibile. Sono donne di colore politico diverso, con età, esperienze, idee molto distanti ma c’è qualcosa che le accomuna e, come si scoprirà leggendo il libro, quel qualcosa l’autrice lo ha trovato.
La prefazione ci ricorda che “Le donne sono brave a governare le istituzioni, spesso lo fanno anche con più convinzione e impegno perché, non
essendo state storicamente ‘previste’, hanno dovuto scegliere”.  Torna spesso il concetto di “cura” e infatti “ciascuna delle intervistate da Martini, effettivamente, ha svolto un lavoro di presa in cura della cosa pubblica, e l’ha fatto con un’attenzione speciale che, in parte, potrebbe anche riguardare un destino di genere”.  Ognuna delle intervistate aggiunge un tassello. Simona Lembi consigliera comunale di Bologna apre questo viaggio. Ognuna spiega il proprio “che ci faccio qui”, ognuna ha una biografia diversa ma vi è un’idea di fondo comune, ossia fare qualcosa per migliorare la parte pubblica del nostro stare insieme, essere comunità. E sullo sfondo sempre la stessa storia, il grande nodo delle donne e delle donne italiane in modo particolare: come si concilia famiglia e lavoro e impegno politico e/o amministrativo. E’ possibile fare il sindaco quando hai (anche) i figli? Perché no? Ma perché sì ce lo spiegano le donne intervistate. E Fabiana Martini, con il suo sguardo non obiettivo ma interessato, partecipe del destino delle donne in politica.

Prendi Laura Marzi erborista e sindaco  di Muggia (Trieste), il “Comune più a sud del Friuli Venezia Giulia, ma anche e soprattutto l’unico lembo di terra istriana rimasto all’Italia”. “La politica — dichiara — è una parte importante della mia vita, un impegno nei confronti della comunità alla quale appartengo”.

Tutte le intervistate dicono “nel mio piccolo”, chissà perché non pensano in grande le grandi cose che fanno.

Per esempio Elisabetta Tripodi già sindaca di Rosarno descrive un assetto da battaglia vera: “È stato un Vietnam. Ogni giorno entravo in Comune e mi dicevo: ‘Mi metto il casco per fare la guerra’. Non sono pentita, perché quando sei in ballo devi ballare”. Eppure in uno scenario così complesso resta quel modo di essere e di fare “altro”, diverso dal solito.  Dice Barbara Pagnoncelli, Assessora comunale a Fabriano (Ancona): “Guardare le cose da fuori, da lontano, alla giusta distanza, aiuta”.

Pagnoncelli abita in una frazione di Fabriano che dista dal centro 6 km e si trova a 550 metri d’altezza, nel Parco della Gola di Frasassi, e “guardare la città dall’alto — dice — è utile, anche per ricordarti che nulla ti appartiene”.

Poi c’è chi si immedesima e vive in prima persona la realtà e i problemi di tutti gli altri concittadini. Come Maria Concetta Di Pietro
Sindaca di Augusta (Siracusa): “L’emergenza vera, però, quella che non passa, quella che avvelena l’aria, quella che fa partire i giovani, quella che trasforma la gravidanza in un periodo di ansia per il timore di malformazioni”. E’ una sfida quotidiana sui problemi amministrativi ma soprattutto su taluni concetti culturali. Ce lo ricorda Francesca Arcadu, già consigliera comunale a Sassari: “È un vero peccato che ci siano piante che non hanno l’opportunità di crescere a causa del clima o della mancanza di ossigeno, condizioni ambientali che si ritrovano anche
in politica e anche in Sardegna”. Sia come sia, queste donne sono risolute. Metti Emilia Delli Colli, sindaca di Rocca d’Evandro (Caserta): “A me piace parlare chiaro e dire no. Un buon politico deve fare come un buon padre di famiglia”.

Un libro del genere aveva bisogno, per nascere e camminare, di una penna con una certa idea di mondo e quella di Fabiana Martini è calzante. Di se stessa ricorda che “è nata nel 1969, lo stesso giorno in cui i Beatles scattavano la foto per la copertina di Abbey Road”. Dal 2011 al 2016
è stata vicesindaca del Comune di Trieste. E’ la nostra portavoce per il Friuli Venezia Giulia e anche questo ha un senso. Si batte contro l’hate speech e crede che le donne stiano camminando velocemente verso una effettiva parità anche in politica, ma che ci sia tanto ancora da fare correndo e correggendo qui e lì.  Leggere questo libro per credere!

Il governo delle donne – Viaggio tra le amministratrici locali italiane. Prefazione di Daniela Brogi. Postfazione di Marco Damilano. Edizioni Vita Activa Nuova 2022 


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