Un flashmob a Napoli per la Novaya Gazeta e il ricordo di Mario Paciolla

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«Non possiamo tacere sui bavagli della Russia, una situazione che dura da venti anni e che per lungo tempo è stata ignorata in Italia per interessi politici. Ora si arriva a un atto estremo con la chiusura del giornale di Anna Politkovskaja, e alla condanna di 22 anni di Ivan Safronov. Voci messe a tacere che noi abbiamo il compito di tenere vive e ricordare». Lo ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, al flash mob organizzato a Trento venerdì 9 settembre 2022 con il Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige all’indomani della revoca della licenza di pubblicazione a Novaya Gazeta e della sentenza contro l’ex reporter di Vedomosti e Kommersant.

In contemporanea, collegati con Trento, nella sede del Sindacato unitario giornalisti Campania, a Napoli, a manifestare per denunciare la stretta delle autorità russe contro giornalisti e media indipendenti, insieme con il segretario regionale Claudio Silvestri c’erano i genitori di Mario Paciolla, il cooperante Onu e giornalista ucciso nel 2020 in Colombia in circostanze ancora avvolte nel mistero, il cronista Mimmo Rubio, costretto a vivere sotto scorta a causa delle minacce ricevute per via del suo lavoro ad Arzano, il comandante della polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello, anche lui sotto scorta, la segretaria provinciale del SUGC di Caserta, Antonella Monaco, la direttrice del festival di giornalismo civile Imbavagliati e portavoce campana di Articolo21, Désirée Klain.

«Sono passati due anni dalla morte di Mario e attendiamo ancora una verità chiara. Vogliamo sapere, non ci accontentiamo di quello che dice l’Onu, quindi andremo avanti nella nostra ricerca, in questo percorso di verità e giustizia. Vogliamo che questa storia non venga dimenticata, così come invece voleva l’Onu subito dopo averci comunicato la notizia della morte di Mario, chiedendoci se volevamo la restituzione del corpo», ha ribadito Anna Motta, madre di Mario Paciolla. E il padre, Pino Paciolla, ha aggiunto: «Da subito l’Onu ha classificato la morte di Mario come suicidio, il che non è assolutamente vero». «Oggi puntiamo l’obiettivo – ha affermato Silvestri – sulla vicenda di Ivan Safronov, giornalista russo condannato a 22 anni di carcere solo per aver fatto il proprio lavoro, un modo per richiamare l’attenzione sulla libertà di stampa nel nostro paese, dove attendiamo da anni riforme che possano mettere in sicurezza i colleghi che qui a Napoli sono costretti a lavorare sotto scorta».

«Già nel 2015 a Imbavagliati, con la nostra prima premiata Oxana Chelysheva denunciavamo, in tempi non sospetti, le gravi limitazioni alla libertà di stampa di Putin. Allora la giornalista russa, collega della Politkovskaja, costretta dopo la sua uccisione a rifugiarsi in Finlandia, parlava di gravi intimidazioni nel suo Paese», ha affermato la Klain.

Durante il collegamento, i genitori del giornalista e cooperante napoletano hanno virtualmente abbracciato la famiglia di Antonio Megalizzi, cronista ucciso a Strasburgo nel 2018, presente a Trento insieme con rappresentanti dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. Alla Fondazione Megalizzi e all’Obct sono state consegnate le targhe conferite loro da Articolo21 per i vent’anni dell’associazione.


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