Kiev: una guerra di piombo e propaganda

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«Dalla pace all’inferno, nel volgere di un fulmine scagliato in piena notte.»

È questa l’immagine che Nello Scavo dà della guerra in Ucraina. E lo fa perché è la prima volta che si trova sul posto e vede la guerra scoppiare, improvvisa e ineluttabile.

Ovvio che l’esplosione del conflitto russo-ucraino non è stato così improvviso e repentino. E di questo l’autore parla abbondantemente nel testo. Ma il fatto di essersi recato a Kiev quando ancora il conflitto sembrava lontano ed essersi ritrovato a correre per trovare riparo nei rifugi è un qualcosa che non poteva non scuotere la mente, anche di un cronista che ha raccontato i maggiori conflitti degli ultimi decenni, perché avvezzi a questo genere di cose non lo si diventa mai.

Scavo sottolinea come il giornalismo non sia storiografia. È il racconto dell’istante, con la promessa di mettere insieme i fatti e trovare le connessioni. Ma non potrà mai essere un racconto arido e distaccato, per chi lo vive in prima persona. Perché la guerra non si dimentica. E le storie non ti abbandonano mai.

«La guerra è per sempre. Non si guarisce dalla guerra.»

Inviato in Ucraina per raccontare quanto accade nel Donbass, Scavo arriva a Kiev il 22 febbraio 2022. Il giorno palindromo, dove inizio e fine coincidono. E l’inizio del suo viaggio coincide con la fine della pace per la capitale ucraina.

Una guerra assurda, come tutte le altre, strumentale e strumentalizzata per scopi economici, politici e geopolitici da ambo le parti.

La guerra di secessione nel Donbass esplode nel 2014, allorquando le repubbliche di Donetsk e Lugansk rivendicano la loro autonomia da Kiev. Repubbliche nate dopo le manifestazioni di militanti filorussi in opposizione al governo filo-occidentale insediatosi in seguito alle rivolte popolari dell’Euromaidan a Kiev.

Le parti si scambiano accuse, ma i 70mila cittadini del Donbass che, secondo stime ufficiali russe, in un solo fine settimana sono stati aiutati dalle forze di Mosca a raggiungere l’area di Rostov, sono la prova di un’insanabile distanza da Kiev. La medesima che gli ucraini filo-occidentali vogliono prendere da Mosca. Per certo il governo di Kiev lo vuole.

Ricorda Scavo che non sono solo i russofoni ad essere insofferenti verso il governo di Kiev. Dalla caduta dell’Unione Sovietica le disparità fra centro e periferia non sono mai state appianate. Ancora oggi, se nella capitale il reddito medio mensile è di quasi 700 euro, nel Donbass non arriva a 300. Fare leva sul disagio economico delle periferie e sulla corruzione dilagante ha consentito al Cremlino di costruire, pian piano, il successo dei leader indipendentisti e la disaffezione al governo centrale. Il possibile allargamento della Nato poi ha rappresentato il pretesto perfetto per passare all’azione.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, al pari di altri Paesi, anche l’Ucraina ha conquistato l’indipendenza. Dal 1923 al 1991, è stata una delle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica, ricoprendo il ruolo fondamentale di «granaio dell’URSS». Dopo l’indipendenza, la relazione tra Mosca e Kiev è stata travagliata e ondivaga, a causa dell’alternanza di governi filorussi e altri più vicini all’Occidente, in particolare quelli di Juščenko e quello attuale di Zelensky.

Negli ultimi anni, l’Ucraina ha ricevuto il supporto militare del fronte occidentale (2.7 miliardi di dollari gli aiuti ricevuti dagli USA dal 2014), riaccendendo le preoccupazioni russe di fronte a un suo ulteriore avvicinamento alla NATO.[1]

La situazione a Kiev precipita nel giro di poche ore. Bisogna evacuare anche gli hotel dove stazionano i giornalisti. Grazie all’aiuto dei funzionari dell’ambasciata italiana, Scavo e gli altri colleghi riescono a trovare un modo per spostarsi in un altro luogo sicuro eppure, proprio nel momento della partenza, accade qualcosa di apparentemente inspiegabile.

I due agenti della guardia nazionale ucraina, incaricati di proteggere l’ambasciata e di portarli al sicuro sono scappati e in più, prima di fuggire, hanno spezzato la chiave del veicolo all’interno del sistema di avviamento. Le motivazioni di questo gesto sono ovviamente sconosciute ma Scavo riferisce che i militari italiani hanno avanzato l’ipotesi che il gesto sia stato motivato dalla speranza che i cecchini russi li colpissero, in modo da sollevare fin dalle prime ore di guerra un caso internazionale contro Putin.

L’Ucraina accusa le forze russe di «crimini di guerra» affermando di raccogliere prove da sottoporre alla Corte penale internazionale.

Mosca risponde annunciando di aver preparato un fascicolo fotografico con le prove del «genocidio» nel Donbass.

Una guerra di piombo e propaganda.

Nel suo intervento al Consiglio di sicurezza dell’Onu del 5 aprile 2022, Zelensky ha chiesto, per quanto accaduto a Bucha, il «processo per crimini di guerra», evocando il «Tribunale di Norimberga», nonché «la rimozione» della Russia dal Consiglio di sicurezza.

L’ambasciatrice statunitense all’Onu ha subito dichiarato la piena solidarietà per «questo brutale attacco alla vostra sovranità, democrazia e libertà».[2]

Il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, già il 2 marzo 2022 ha annunciato di aver aperto un’indagine sulla situazione in Ucraina, per tutti gli atti commessi da chiunque in qualunque parte del territorio a partire dal 21 novembre 2013, assicurando che l’indagine sarà condotta in «modo obiettivo e indipendente».

L’Ucraina non è un Paese membro, ma dal 2014 ha accettato la giurisdizione della corte. Mosca ha ritirato la sua firma dallo Statuto di Roma, il Trattato fondatore della Corte penale internazionale, che può raggiungere i russi solo se arrestati sul territorio di uno stato che rispetta la sua giurisdizione. Gli Stati Uniti non sono parte della Convenzione di Roma.[3]

L’Ucraina è ormai un Paese in guerra e dal quale tutti cercano di fuggire. Ma a farlo sono soprattutto donne, bambini e fragili perché agli uomini in età utile per combattere è proibito. Ma, sottolinea Scavo, la fuga dall’Ucraina non è per tutti anche e soprattutto per un altro triste motivo.

Se infatti i cittadini bianchi vengono fatti transitare alla frontiera con la Polonia senza troppe lungaggini, al contrario vengono rinchiusi in vere e proprie gabbie gli stranieri di colore. Una discriminazione denunciata anche dallo stesso governo di Kiev, che avrebbe chiesto una evacuazione inclusiva dei civili.

Ma la Storia purtroppo è sempre la stessa.

Quando nel 2020 lungo il confine terrestre tra Grecia e Turchia i profughi bloccati alla frontiera «sobillati da Erdogăn, inscenarono una guerriglia per entrare nel territorio dell’Unione Europea», si scontrarono con Bruxelles che mobilitò diplomazia e risorse per respingere afghani e siriani. Eppure essi scappavano dalle stesse bombe che oggi vengono sganciate sull’Ucraina. I siriani poi, ricorda Scavo, scappavano proprio dalle bombe a grappolo scaricate dai bombardieri russi. A Kiev «i superstiti suscitano empatia nell’opinione pubblica europea. Ad Aleppo no».

Il 3 marzo 2022, Nello Scavo lascia l’Ucraina, dopo aver impiegato ventisette ore per percorrere i trecento chilometri che separano Kiev dal confine con la Moldavia. Fino al giorno prima è stato nella residenza dell’ambasciatore italiano, il quale ha accolto tutti, compresi decine di italiani con i loro neonati, «tutti figli dell’utero in affitto».

Secondo i dati diffusi dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (UNHCR-ACNUR), un milione di persone sono fuggite dall’Ucraina in una sola settimana, circa 150mila al giorno.

Al 6 maggio 2022 le stime parlavano di 5.4 milioni. Per la maggiore sono donne e bambini. Oltre 13mila minori non accompagnati oppure separati dalle famiglie. Lo spettro della tratta di esseri umani preoccupa non poco.

Dopo lo scoppio della guerra centinaia di pullman e volontari si sono precipitati in Polonia, al confine, per soccorrere i profughi. In mezzo a loro si sono infiltrati anche i malintenzionati. Giovan Battista Cicchetti Marchegiani – Presidente R.O.E. Protezione Civile – sottolinea come lì, soprattutto nei primi giorni, fosse “terra di nessuno”, «sono arrivate persone che avevano fedine penali non pulite. Italiani. Zona dell’Adriatico, avevano precedenti, lo sfruttamento della prostituzione. Proprio volevano scegliere donne. Addirittura, come se fossimo a un mercato».[4]

Alcune donne hanno raccontato che, durante il tragitto, si sono fatti avanti dei tizi, anche anziani, per offrire un passaggio o un tetto per la notte. Qualche volta è andata a finire come in ogni guerra: «Hanno allungato le mani promettendo denaro e un viatico facile per donne e bambini». La notizia viene confermata a Scavo da fonti diverse sui due lati, in Ucraina e in Moldavia.

Dal 12 maggio 2022 è attiva la piattaforma di Anti-Trafficking dell’Ue volta ad attuare il Piano comune di contrasto della tratta di esseri umani e sostenere le potenziali vittime tra coloro che fuggono dalla guerra in Ucraina.[5]

Numerose sono le segnalazioni di discriminazione e persino di violenza contro i cittadini provenienti da paesi terzi dell’Africa e dell’Asia meridionale e di altri gruppi etnici minoritari, compresa la popolazione rom.

Oltre ai civili, anche il personale dell’UNHCR è stato coinvolto nei combattimenti. Per Nello Scavo il messaggio che vuol dare Mosca è chiaro: in Ucraina nessuno deve sentirsi al sicuro. Per certo neanche i giornalisti possono farlo. I reporter uccisi sono già sei agli inizi di marzo, decine quelli feriti. E poi ci sono i giornalisti rapiti e torturati.

La mente dell’autore ritorna a Sarajevo, dove i cecchini puntavano le proprie armi sui reporter facendo della loro uccisione un trofeo di guerra. Anche i giornalisti caduti in Ucraina erano perfettamente riconoscibili eppure i colpi di mortaio e quelli dei tiratori scelti non li hanno risparmiati. Bisogna comunque ricordare con Scavo che, anche prima degli scontri, non è che l’Ucraina fosse proprio il regno della stampa libera. Nel Rapporto annuale di Reporter senza frontiere, Kiev si colloca alla posizione 97 su 180 Paesi. La guerra poi, come sempre, inasprisce e peggiora ogni cosa.

«I caduti per la libertà d’informazione sono una terribile costante di tutti i recenti conflitti. Ma qui vengono eliminati da forze regolari, non da bande di miliziani».

Il libro di Nello Scavo Kiev è un resoconto giornaliero, dettagliato e sconvolgente, di quanto accade a un inviato in zone di guerra. Di ciò che osserva, che gli viene riferito, che ricorda e di come poi tutto ciò condiziona la sua mente e il suo cuore. Il distacco totale non può esistere in queste situazioni, se non nell’imparzialità, fondamentale, delle notizie riportate. Ma la persona, beh quella rimane innegabilmente condizionata, impressionata, impaurita, addolorata. Cambiata.

L’aver scelto di lasciare la forma degli appunti sul campo risulta fuor di dubbio ottimale per rendere il lettore in qualche modo partecipe di quanto l’autore scrive, di quanto ha scritto quando si trovava lì e in quel preciso momento entrava in un rifugio, si metteva al riparo da un bombardamento, cercava ristoro per aver trovato un nuovo luogo sicuro, almeno per quel momento.

Ci sono degli aspetti seri e gravi del lavoro da inviato che spesso tendono a sfuggire o a essere accantonati, dimenticati cedendo all’errore che la guerra sia quella raccontata dalle parole o dalle immagini e video. Invece Scavo ricorda al lettore che la guerra invece è quella che si combatte sul campo, che distrugge e uccide, vite e innocenti, luoghi e Storia. Aiutandoci a ricordarne l’assurdità oltre che l’atrocità.

E in questi giorni Nello Scavo si è recato nuovamente in Ucraina per raccontarli.

Il libro

Nello Scavo, Kiev, Garzanti, Milano, 2022.

L’autore

Nello Scavo: È inviato speciale di «Avvenire». Negli anni ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale.

  1. ISPI- Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Speciale Russia-Ucraina: 10 mappe per capire il conflitto, 10 marzo 2022, consultabile online: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/speciale-russia-ucraina-10-mappe-capire-il-conflitto-33483
  2. https://www.rainews.it/articoli/2022/04/volodymyr-zelensky-al-consiglio-di-sicurezza-dellonu-via-il-potere-di-veto-alla-russia–606c970f-3bb1-4fc2-b1a6-f0376ccec332.html
  3. https://www.agi.it/estero/news/2022-03-03/ucraina-tribuanle-aja-aperta-indagine-per-crimini-guerra-15849932/
  4. Claudia Di Pasquale, Umanità a due facce, servizio per Report, puntata del 30 maggio 2022, consultabile online: https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Umanita-a-due-facce-9a468191-7ee8-49ed-8b2a-87b39c962776.html
  5. https://ec.europa.eu/home-affairs/policies/migration-and-asylum/migration-management/migration-management-welcoming-refugees-ukraine_en#solidarity-platform

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