I giornalisti “infangatori” sono ancora a loro posto: il punto di Biagio Chiariello, dirigente del comando della polizia municipale di Arzano sotto scorta

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Nell’ambito del processo di riforma della stampa, uno di punti da portare all’attenzione del tavolo degli addetti ai lavori è quello relativo  all’utilizzo di molti quotidiani “online” come arma mediatica  per seminare fango su colleghi e/o utenti.
Molti gli esempi, tra cui  quelli dei comuni dell’area nord di Napoli, dove siti web, blog, pagine social, eccetera,  vengono utilizzati da giornalisti  per pubblicare notizie (dettate dalla politica marcia o dalla criminalità), come arma per zittire chi fa la giusta e trasparente  informazione, finalizzata a fare emergere il marcio.
Di tali circostanze, spesso, si hanno riscontri nelle sentenze, intercettazioni ,eccetera, quando gli inquirenti definiscono le indagini ma quegli infangatori sono ancora lì, al loro posto.
Classico esempio ? Il commento di sentenze e procedimenti giudiziari nei confronti di amministratori che vengono assolti solo in parte per “alcuni” reati, quando restano in piedi altri gravi capi di imputazione come quelli delle associazioni a delinquere?
Ovvio che in tali occasioni tutta la stampa ne subisce un serie danno alla categoria.
Cosa fare? Innanzitutto pretendere che la magistratura invii all’esito delle indagini le comunicazioni all’ordine dei giornalisti, sia quando il soggetto è “imputato”,  sia quando è “condannato”: insomma come avviene per i dipendenti della pubblica amministrazione (vedi codice di procedura penale ).
Riforma su quali punti? Perché non chiedere una riforma che si allinei, per esempio, a quanto accade per i reati informatici? Il tutto attraverso un back list dove inserire i siti, pagine social , riconducibili all’informazione , “bloccandoli ” quando vengono accettate tali simili condotte, dando così una risposta immediata,  per evitare che l’eventuale ritardo possa consentire ad alcuni giornalisti infedeli di continuare ad utilizzare la stampa come  arma per mettere in pericolo i colleghi o altri soggetti.
Altro punto della riforma? Dare potere di scelta all’ordine dei giornalisti di sospendere dall’albo, o altro,  colui sul cui carico emette delle evidenti criticità circa  notizie pilotate verso la delegittimazione.
Arzano è un chiaro esempio, giornalisti che denunciano l’esistenza della camorra sul territorio, di cui altri colleghi ne sconfessavano l’esistenza. Per questi ultimi vi erano degli incarichi da parte di sindaci dichiarati vicini alla camorra con sentenze precise.
Altro punto di riforma? La querela temeraria per zittire la stampa.
Se vi è querela , l’ordine dei giornalisti (ravvisata la colpa ) dovrebbe concedere il beneficio della gratuità di difesa con assistenza legale. Ma solo nel caso di colpa. Laddove vi sia dolo (quindi intenzionalità)  la garanzia non opererebbe.

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