Una foto, un padre ed il paradosso chavista

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Da una settimana circola nelle reti social e informative venezuelane una fotografia che ritrae un padre, intento a portare i suoi figli a scuola, in maniera piuttosto funambolica e pericolosa. La foto ha mosso il dibattito pubblico interno, ed internazionale, sulla salute del paese petrolero che vive in un paradosso unico a livello globale.

Il giornalista venezuelano Julio Colmenarez, proveniente dalla città capitale dello Stato di Lara, Barquesimeto, ha fatto in modo che si riaccenda in Venezuela il dibattito pubblico, e di conseguenza anche a livello internazionale, sullo stato di salute dello stato petrolero. Non lo ha fatto lanciando una campagna informativa, di sensibilizzazione o con un articolo irriverente; lo ha fatto facendo circolare una fotografia.

La foto in questione viene scattata all’incirca una settimana fa per le vie della immensa città di Barquesimeto e ritrae un padre, guidando una sgangherata bicicletta su un’arteria stradale tutt’altro che sicura, intento a portare i suoi due figli a scuola. Ovviamente il giornalista, virtuosamente, accompagna la fotografia con una domanda ben precisa ma non indirizzata : e tu, che pensi?

Non aggiunge altro, chiede solo agli spettatori cosa pensino di questa foto, di questa situazione estrema e rischiosa ma anche oscura nelle sua ragion d’essere. Quel che trascende immediatamente dai commenti nella rete è la consapevolezza dei cittadini venezuelani dello stato in cui versa il loro paese. Il coro delle persone che commentano è unanime : se pur funambolica, spericolata, azzardata, probabilmente è l’unica maniera che questo padre aveva, ed ha, di portare i suoi figli a costruirsi una educazione, a crescere come cittadini ed individui.

“Ese modo de transporte lo vemos a diario. Y para el señor como muchos que vemos a diario es su unico modo de llevar a los niños a sus actividades diarias” , ovvero : “questa modalità di spostamento la vediamo ogni giorno. Come per molti questo è l’unico modo che il signore ha per portare i bimbi alle loro attività quotidiane” , dice una persona rispondendo al giornalista. Una risposta amara ed apparentemente banale che, però, descrive perfettamente la realtà che vive ogni giorno il Venezuela, considerato uno dei paesi più ricchi al Mondo.

Il “Paradosso Chavista” risiede propriamente in questo, lo Stato probabilmente più ricco al Mondo sta raggiungendo la soglia critica di sostentamento, impossibilitata a ricavare potere d’acquisto dalla sua grande ricchezza di materie prime, si vede costretta ad importare, ormai anche il petrolio proveniente dall’Iran.

Quando l’immagine rimbalza sulle reti si inizia a porre un’altra domanda : è un irresponsabile un padre così?

Il tam-tam ed il numero di commenti è elevato, le persona concordano tutte sul fatto che questo padre non è un irresponsabile, bensì tutto il contrario. Quest’uomo, questo padre, sta facendo solo il suo dovere, appunto, di padre. Portare i suoi due figli, in qualunque condizione, a fare la cosa più importante alla quale i due giovai ragazzi dovrebbero pensare : educarsi. “quello che si vede nella foto da i brividi, così come la crisi che colpisce il Venezuela, uno dei paesi più ricchi del Mondo”, afferma qualcun’altro.

L’analisi si sposta nuovamente da un piano intimo ad un piano politico, si cerca di capire come un Paese dalle riserve naturali così vaste composte, da 15 dei 17 elementi fossili indispensabili a qualsiasi produzione mondiale, possa trovarsi in una condizione finanziaria drammatica con una inflazione ormai strutturale che si oscilla al 1000%. In questa condizione il potere di acquisto della popolazione ha raggiunto valori davvero marginali, si parla di 12$ al mese, nel settore pubblico. Le petroliere iraniane arrivate ad Aruba e negli Hub petroliferi venezuelani da un anno a questa parte, nel quadro di un accordo di scambio tra i due regimi, hanno dato il colpo di grazia alla credibilità produttiva del governo di Maduro e azzerato gli introiti provenienti da questo settore. Bisogna anche aggiungere che tutta l’operazione è stata fatta in totale inottemperanza delle sanzioni internazionali imposte dagli Stati Uniti sia all’Iran che al Venezuela.

Sul lato interno il governo chavista è stato ultimamente costretto a togliere zeri dalle banconote, come misura morale, per cercare di ridurre quantomeno l’impatto psicologico su una popolazione martoriata dalla fame e dalla povertà. Un documento prodotto dall’Università Centrale del Venezuela (UCV) assieme con l’Università Cattolica Andrés Bello, il Report ENCOVI 2021, traccia un quadro terrorizzante sulla condizione della povertà in Venezuela. Si calcola che nel 2021 il tasso di il 94,5% della popolazione caribeña si trova “en alcun nivél de pobreza” (in qualche stadio di povertà) e il 76,6% nella estrema povertà.

D’altronde Maduro, messo alle corde dall’impossibilità di trasformare il petrolio crudo presente nel territorio fu costretto a profilare un temibile spauracchio, ad iniziare un percorso, a dir poco “bizzarro” per le consuetudini di uno Stato socialista e rivoluzionario : le privatizzazioni.
La caduta del 90% degli introiti della PDVSA ad inizio 2021 ha letteralmente paralizzato il paese con blocchi energetici e improduttività totale; a partire da questo Nicolas Maduro ha preso ulteriori provvedimenti accentratori promulgando la “Ley Antibloqueo”, un provvedimento che gli ha concesso libertà di azione completa sulle imprese pubbliche. Il progetto del successore di Chavez è esattamente l’opposto di Chavez, privatizzare le imprese di Stato. A partire dal settore petrolifero per estendersi, ultimamente ad uno dei settori maggiori dell’economia venezuelana ovvero quello alimentare le privatizzazioni stanno portando investimenti e capitali anche americani.

Tra povertà assoluta, mancanza di ogni genere primario, violenza estrema non fanno più paura ai venezuelani, quello che vorrebbero sarebbe tornare a vivere normalmente, magari, tornare a spostarsi con un autobus. Come si fa nei paesi di tutto il mondo.


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