Lucio Magri, il sarto di Ulm

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Forse non sapremo mai se il sarto di Ulm sia in grado di volare, come non sapremo mai cosa sia davvero l’utopia e fin dove possa spingersi. Fatto sta che ci manca LucioMagri, neo-comunista, come lo ha definito di recente in un bel libro Simone Oggionni, volendone sottolineare la modernità di pensiero, la forza d’animo e la capacità di proiettarsi nel futuro. Era eretico il comunismo di Magri: eretico e rivoluzionario, sempre inquieto, volto al cambiamento, alla messa in discussione dei dogmi, alla rottura dei vincoli e alla distruzione dei tabù. Era il comunismo dei sognatori e di chi non si rassegna al mondo così com’è, alla brutalità del potere, alla mancanza di fantasia e di gentilezza, in una società sempre più barbara e violenta. Era, il suo, un comunismo che attraversava i decenni, che si dipanava dal Sessantotto verso le lotte successive, abbracciando il mondo con le sue infinite speranze, il suo contenere l’universo, il suo comprendere la necessità di una ricerca costante e mai appagata, il suo infinito bisogno di libertà, espressioni forti e analisi significative dell’uomo e del suo ruolo all’interno della comunità, in un continuo interrogarsi sul rapporto fra io e noi, personale e collettivo, poesia e applicazione pratica, ieri e oggi, senza mai rinunciare al desiderio di comprendere l’evoluzione degli scenari.
Lucio Magri ci ha detto addio per stanchezza, per depressione, per paura, e sono già dieci anni che abbiamo perso la sua voce rivoluzionaria, il suo spirito indomito, le sue intuizioni, la sua lucidità nell’analizzare il presente e nell’immaginare il futuro. Eppure le sue intuizioni sono tuttora attualissime, al pari dei suoi scritti e del suo spingersi sempre al di là delle frontiere, attraversando, con antica e innata saggezza, i confini del possibile.
Magri ha deciso di essere protagonista fino alla fine, scegliendo lui quando andarsene, dopo essere stato un protagonista di primo piano della sinistra a sinistra del PCI che seppe dar vita a un giornale, il manifesto, e a un pensiero alternativo che trovò nel PDUP la sua espressione più nobile.
Fino alla fine non ha rinunciato a guardare oltre, anche quando ormai sentiva di non appartenere più a questa nostra tristissima realtà.
Ha affermato, di recente, Luciana Castellina che gli sarebbe piaciuto oggi dialogare con Greta Thunberg e che probabilmente, osservando questa nuova generazione contestatrice, avrebbe ritrovato l’entusiasmo e lo slancio dei giorni migliori, lui che soffriva per l’affievolirsi della passione di un tempo e che nel disincanto collettivo proprio non sapeva vivere.
Abbracciamo Lucio Magri, a dieci anni di distanza, con lo stesso affetto dei vecchi amici e compagni che si ritrovano dopo tanto tempo. Perché Lucio è ancora qui, con noi, e ci resterà per sempre. Può scomparire il corpo, infatti, ma non l’anima. Lui il suo volo lo ha spiccato per davvero, inseguendo costantemente l’impossibile fino a rendere possibile persino l’assurdo, il sogno di una cosa che rimarrà in eterno, proprio come l’aspirazione degli esseri umani alla felicità.

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