Fassbinder, Carver, Goncarov, Shakespeare, Pirandello e la nuova drammaturgia contemporanea: Inequilibrio fa pensare.

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L’amore come forma di potere è al centro de Le lacrime amare di Petra von Kant di Rainer W. Fassbinder che ha debuttato in prima nazionale al festival Inequilibrio di Castiglioncello, con la regia di Maurizio Lupinelli. Il regista ha portato in scena il testo teatrale originale di Fassbinder (da cui trasse egli stesso nel 1972, il celebre film con Hanna Schygulla), il quale ha mantenuto il testo originale, mescolando linguaggio teatrale e cinematografico; indagando anche il rapporto complesso e claustrofobico tra Petra stilista di successo, donna colta, libera ed emancipata e la sua assistente Marlene e quello tra la stessa stilista e le altre donne: l’amante Karin, l’amica Sidonie, la figlia Gaby e la madre Valery. Coprodotto da Armunia Festival Inequilibrio con il Teatro Piemonte Europa e Nerval teatro, lo spettacolo aveva come protagoniste in scena Barbara Caviglia, Aura Ghezzi, Camilla Lopez, Elisa Pol, Laura Serena, Annamaria Troisi. Con Le lacrime amare di Petra von Kant e la sua profonda analisi dell’universo femminile, Nerval Teatro di Maurizio Lupinelli ed Elisa Pol, ha avviato un percorso di esplorazione del mondo poetico di Fassbinder per approfondirne il linguaggio e l’incidenza sul contemporaneo, dopo aver affrontato, negli anni, autori di area tedesca come Georg Büchner, Peter Weiss, Werner Schwab.

 

Le lacrime amare di Petra Von Kant foto di Antonio Ficai

A Berlino, nel 2016, la compagnia ha tenuto un seminario intensivo per attori che ha portato alla messa in scena dello stesso autore, la pièce Sangue sul collo del gatto nei magazzini sotteranei della Kindl Brauerei Berlin a Neukölln. Il percorso è proseguito quindi nel 2017 attraverso una serie di laboratori sul territorio nazionale, incentrati sull’opera del drammaturgo tedesco, fino ad arrivare ad oggi con la messa in scena e il debutto a Inequilibrio 2021. Di tutt’altro genere la proposta di Antonella Questa con Affari di Famiglia, presentato in anteprima. La Famiglia è da anni per l’attrice e autrice il campo di indagine preferito, per raccontare e capire la società in cui viviamo: “portare in scena la riuscita felice di un passaggio generazionale inizialmente difficile- confessa l’artista- mi è sembrata un’ottima occasione per riflettere sulla difficoltà delle vecchie generazioni a lasciare il posto alle nuove e di quali possano essere le strade per superarle, non soltanto in ambito imprenditoriale.” Una riflessione quindi sul passaggio generazionale e sulle difficoltà che questo comporta che lei stessa mette in pratica anche sulla scena, oltre che nel testo, scegliendo di confrontarsi per la prima volta, (abituata da sempre ad affrontare la scena da sola), con un’attrice più giovane, Francesca Innocenti, nel ruolo della figlia.

Affari di Famiglia – Inequilibrio 2021 – foto di Antonio Ficai

Il tema del “passaggio di consegne” tra un artista riconosciuto e un giovane lo si ritrova  in un altro lavoro proposto a Inequilibrio: Antropolaroid 10 anni. Tindaro Granata ha portato in scena il suo particolare e ormai storico “cuntu” che quest’anno compie 10 anni, affidando a un giovane artista toscano, l’esordiente Gabriele Brunelli, il compito di creare il suo “Antropolaroid” attraverso il racconto delle sue storie popolate dalla gente che abita la sua terra. Oblomov show degli Oyes, è l’altro spettacolo che ha debuttato in prima nazionale, ispirato a Oblomov di Ivan Goncarov, uno dei più importanti romanzi russi di fine Ottocento. Nella riscrittura Oblomov è un uomo vicino ai quarant’anni con brillanti trascorsi artistici. Dopo alcune delusioni lavorative e sentimentali ha però scelto di isolarsi nella vecchia casa di famiglia con il fratello Zachar, lontano da colleghi, passioni e da qualunque tipo di ambizione.

 

È solo grazie al ritorno dell’amico d’infanzia Stolz che Oblomov ricomincerà a confrontarsi con il mondo fuori e a conoscere Olga, (presentata dall’amico) la donna di cui Oblomov si innamora follemente. Riuscirà a ricostruirsi una vita felice insieme ? O la paura di fallire lo riporterà nell’apatia del suo divano? La pandemia ha obbligato la maggior parte della popolazione a rivedere le proprie abitudini modificando profondamente la qualità dei rapporti sociali e le possibilità di incontro. In questa riscrittura contemporanea, OYES si muove sul delicato confine tra dimensione mentale e vita reale, provando a raccontare in chiave tragicomica la fatica di ricominciare, la paura di rimettersi in gioco.

Rita Frongia, regista e drammaturga tra le più interessanti del nuovo panorama italiano, è tornata a Inequilibrio con il suo nuovo testo Era meglio Cassius Clay con Stefano Vercelli, Gianluca Balducci, Angela Antonini. I personaggi principali sono: Jimmy, ex pugile in sedia a rotelle, Tex, ex promessa del pugilato, Clara, ex attrice, ora animatrice di feste per bambini. Clara viene ingaggiata da Tex, che vuole fare una sorpresa a Jimmy, come animatrice di una festa per bambini. Clara si ritrova in un luogo che non sembra proprio una casa e non ci sono bambini. Una festa può rivelarsi la più triste delle situazioni ma l’arte della commedia farà in modo che ciò che ha peso rimanga nascosto, come “le nocche dei pugili sotto le garze.” Un altro interessante sguardo drammaturgico al femminile è quello di Francesca Sarteanesi, già componente degli Omini, che ha debuttato a Inequilibrio con Sergio, un frammento minuscolo di una vita qualsiasi. Un colloquio/monologo, sottilmente ironico, moderatamente brillante con qualche piccola impurità tendente all’opaco. L’ esistenza della protagonista è un rimpianto soffuso, a malapena accennato. Di lei non sappiamo il nome, si è accontentata di avere un marito, Sergio. 

Francesca Sarteanesi foto di Antonio Ficai

Francesca Sarteanesi, è sola sul palcoscenico, senza scenografia. È lì, da sola, a tu per tu con Sergio, che non c’è, non si vede, ma si sente, tanto da credere che ci sia davvero, in scena con lei. Francesca è una voce sola in una scena vuota, un dialogo intimo e affettivo tra un colloquio interiore e… “Scusami tanto Sergio, ma il sagittario non è mai contento. Se hai sposato un sagittario non è certo colpa tua”.

Un’ altra prima nazionale è stata quella dei Gogmagog che hanno presentato La trappola di Pirandello per la regia di Tommaso Taddei che insieme a Francesco Pennacchia ne è anche interprete. “Uno, nessuno e sette miliardi di esseri umani-scrivono nella sinopsi dello spettacolo i Gogmagog- verrebbe da dire oggi ripensando al pensiero e all’Opera di Luigi Pirandello. Se il punto di partenza per il grande scrittore di inizio Novecento, era l’accadimento di un fatto sconveniente da gestire a livello privato, in modo da salvare la “faccia” agli occhi dell’opinione pubblica, col senno di poi si può dire che quella cellula sia deflagrata lentamente, nel corso di tutto un secolo. Oggi si assiste, ben più che cento anni fa, ad un senso di disorientamento individuale e collettivo, per cui l’identità di ognuno risulta dispersa nel virtuale. In piena era della comunicazione il linguaggio diventa schematico, rigido, ottuso e i rischi più grossi sembrano essere l’incomunicabilità, la separazione e tutto ciò che risponde all’ego.”

Roberto Latini foto di Antonio Ficai

È stato un grande regalo quello che Roberto Latini con Venere e Adone di Shakespeare, ha fatto al festival “In uscita da questo tempo immobile, mi piace riferirmi allo stesso argomento che scelse Shakespeare quando i teatri a Londra nel 1593 furono chiusi per la peste: Venere e Adone- dichiara Latini- L’amore terrestre e quello divino nel disarmo di un destino ineluttabile. Voglio smettere lo spettacolo, o la proposta che gli farebbe il verso, a favore di un materiale in movimento, incessante, fluido. Provare ad aprire al pubblico l’impreparazione del processo creativo, non alcuna pretesa di prodotto finito. Immagino percorsi senza tappe, oppure immagini senza continuità…

È forse la speranza che si possa vincere il destino, dando all’Arte il compito di sfidare il tempo e trattenerlo. Sospenderci nella tenerezza. Venere e Adone è la storia di ferite mortali, di baci sconfitti che non sanno, non riescono a farsi corazza, difesa. Anche Amore non può nulla. Anche Amore è incapace; è sfinito, è logoro, è vecchio. Sconfitto. Cadendo, comunque, fa un volo infinito”.

Claudio Morganti ha portato a Castglioncello nell’arena teatrale di Castello Pasquini IL CASO W, prodotto da Armunia, Teatro Metastasio con Teatro Piemonte Europa:  causa pandemia aveva dovuto fermarsi subito dopo il debutto al Teatro Metastasio di Prato. Una versione inedita, diversa da quella vista nei teatri.

 

Un grande ritorno al festival è stato quello di Giuseppe Cederna con La cortesia dei non vedenti, “Cosa succede nelle nostre vite, cosa deve succedere, perché qualcosa di quello che viviamo – un incontro, un libro, un viaggio, uno spettacolo – ci tocchi così profondamente da lasciare un’impronta e diventare parte di noi?”-così racconta la genesi del suo recital Cederna- “Con questa domanda era cominciato il mio incontro con 480 studenti, in un bel teatro dell’Emilia Romagna. La domanda li aveva sorpresi. Si aspettavano una lezione sulla prima guerra mondiale a teatro non un viaggio intorno al mondo e alla vita. Dalle rive dell’Isonzo di Giuseppe Ungaretti, alle sorgenti del Gange fino alle coste e alle isole del Mediterraneo. Passando per l’inno alla terra di Whalt Whitman, “Laudato Sì” di Papa Francesco e alla poesia di Wislawa Szimborska. Avventure, naufragi, derive e illuminazioni. Di acqua in acqua, di racconto in racconto, l’incontro si è trasformato in un’esperienza collettiva e profonda di condivisione e ascolto. La cortesia dei non vedenti è la storia di un piccolo miracolo di partecipazione teatrale. Il Mediterraneo è vento e salsedine, odore di fichi cotti dal sole; profumo di cucina, di casa. Voci antiche e familiari. E’ il mare della Vicinanza. E’ Kastellorizo l’isola del film Mediterraneo: “italiani greci: mia faccia mia razza, una faccia una razza.” Ogni anno, da molti anni, il Mediterraneo continua a chiamarmi. E’ un maestro severo e generoso. E qualche tempo fa mi ha regalato una lezione che non dimenticherò più.”

Raymond Carver torna nello spettacolo Ad esempio questo cielo, costruito sulle sue parole poetiche dalla compagnia Dimitri Canessa, con la regia di Elisa Canessa con Federico Dimitri e Andrea Noce Noseda «Carver è un autore che è riuscito a stento ad evitare una morte per alcolismo e che continuava a scrivere con un tumore al cervello. Eppure, consapevole di non avere più molti giorni da vivere, dichiara imbarazzato in un’intervista che ogni sua poesia dovrebbe intitolarsi “Felicità”. In prima nazionale anche i Sacchi di sabbia con I 7 contro Tebe da Eschilo per la regia di Massimiliano Civica. Si tratta del terzo incontro tra la compagnia  e questo regista e avviene su un testo arcaico, uno dei più antichi che ci sono pervenuti. Affrontato con intelligente e colta ironia, usando le tecniche del comico, I 7 contro Tebe finisce per somigliare più ad Aristofane che ad Eschilo.

 

I Sacchi di Sabbia foto di Antonio Ficai

Infine  La Corte ospitale  ha presentato l’anteprima di LA GLORIA di Fabrizio Sinisi, spettacolo vincitore del bando Forever Young. La storia è quella del giovane Adolf Hitler, che vuole entrare senza successo nell’Accademia delle Belle Arti e si confronta con l’amico August Kubizek ( a guerra conclusa scrisse: “Il giovane Hitler che conobbi”) riuscendo a passare l’esame per entrare al Conservatorio. In mezzo a loro l’amica Stephanie. Il bel testo di Sinisi parla di giovani, di sogni, di frustrazioni, di futuro, di quella Gloria che può accecare, distruggere, calpestare. La regia di Mario Scandale ha inserito video mai didascalici che accompagnano le discussioni dei tre giovani sottolineando la fine di un’epoca, quella dell’adolescenza insieme anche quella della Pace.


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