Cancelliamo la parola “clandestino”

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La scomparsa di Nicola Tranfaglia ci rattrista molto. Storico e docente ma anche protagonista della storia del giornalismo italiano. Mente lucida e sguardo ironico, capace di muoversi con disinvoltura e competenza nell’analisi politica, storica e dei tanti episodi che hanno insanguinato il nostro paese, da i delitti di mafia alle stragi. Ma uomo anche di grande passione civile. Per Articolo21 è stato uno dei più prolifici collaboratori, scrivendo per anni quasi un pezzo al giorno e sempre in prima fila alle nostre iniziative. Pubblichiamo qui uno dei suoi ultimi pezzi, scritto l’8 aprile 2017, prima che si ammalasse, sul tema dell’immigrazione. Articolo ancora oggi di grande attualità perché coniuga il dibattito sui migranti con quello di un’informazione che troppo spesso spesso dipinge l’altro come un nemico. E’ un testo breve, in cui ci riconosciamo (a cominciare dal titolo) così come alle sue tante riflessioni che siamo onorati di aver ospitato. Grazie Nicola! (Stefano Corradino) 

di Nicola Tranfaglia

Ho letto oggi su un quotidiano di cui sono stato collaboratore, per un quarto di secolo, e continuo ad essere assiduo lettore una cosa che mi ha colpito in maniera positiva. L’accordo tra Italia e la Libia di Al Serraji ha recepito, a quanto pare, di utilizzare nel Memorandum di intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere, un termine come quello di “clandestino”.

Ma il termine è infondato, dal punto di vista, giuridico in quanto contiene un giudizio negativo e aprioristico e dipinge l’immigrato come un “nemico”  mentre chi arriva non si nasconde e lavora al sole dall’alba al tramonto, nei campi e nei cantieri. L’Associazione Carta di Roma dal 2011 impegnata nel far rispettare il codice deontologico che i giornalisti italiani  si sono dati per i servizi sui richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti-illustra l’eliminazione di un vocabolo come quello di “clandestino”.

La parola “clandestino” è uno dei lemmi che fanno parte del linguaggio di odio  e l’articolo / del Memorandum prevede che il testo “possa essere modificato a richiesta di una delle parti”. La proposta è partita dalla Commissione Diritti dell’Uomo che in questa legislatura è presieduta da Luigi Manconi e l’hanno già firmata il regista Ermanno Olmi,I’attore Alessandro Bergonzoni, il giornalista Giovanni Maria Bellu, presidente della federazione nazionale della stampa Beppe Giulietti e Nicola La Gioia.
Chi scrive è d’accordo con i proponenti e sono convinto che molti altri scrittori e politici potranno sottoscriverla.

Articolo di Nicola Tranfaglia pubblicato l’8 aprile 2017


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