Il codice Valentina: dalla tuta al tubino nero. Il cambiamento della donna più forte del clan di Latina, simbolo del nuovo potere criminale

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Ha infranto una serie di codici delle famiglie rom, a cominciare dall’abbigliamento e dalla gestione diretta dello spaccio di stupefacenti. Valentina Travali, figlia di Maria Grazia Di Silvio e nipote di Vera Casamonica, nonché sorella di Angelo e Salvatore Travali, aveva già una sua biografia molto speciale nel contesto criminale di Latina ma è stato quel look da attrice sudamericana, con cui è apparsa nel video rap dedicato ai fratelli arrestati, a renderla definitivamente diversa. E’ lei, infatti, ad aprire il video con tubino nero, borsa firmata e trucco impeccabile in una performance che la vede come una sorta di icona. Conta banconote da cinquanta e cento euro a decine sul tavolo, con le unghie laccate, il collier d’oro come fosse un’imprenditrice dall’immagine glamour. In fondo lo è. Lo è diventata. E per far questo ha curato il corpo e la mente. Quando fu arrestata nell’ambito dell’operazione Alba Pontina, a giugno del 2018, era una giovane donna di chiara origine rom, molto su di peso, in tuta da ginnastica, felpa e coda di cavallo, senza un filo di trucco. Pochi giorni dopo ottenne gli arresti domiciliari e nei due anni successivi si è dedicata ad un training che l’ha trasformata non solo nell’aspetto fisico ma anche nel piglio. Ed è con questa immagine che la ritroviamo nel video rap girato dai piccoli della famiglia Di Silvio-Travali. Peraltro la registrazione avviene nel momento in cui la stessa Valentina era agli arresti domiciliari per l’operazione “Reset”, quella che aveva mantenuto in carcere i suoi fratelli per i quali si invocava che uscissero subito, messaggio chiarissimo come quello contro i due pentiti del clan che sono alla base delle ultime indagini e relativi arresti. La presenza “in scena” di Valentina non è casuale, bensì una scelta precisa che dà forza al messaggio diretto soprattutto ai gruppi rivali nel mercato degli stupefacenti di Latina. E’ lei che tiene le redini mentre i fratelli sono dentro.  Il feudo è presidiato e l’azienda è al sicuro. Valentina Travali è una donna zingara fortissima come la mamma, Maria Grazia, e la nonna, Vera, ma in lei si concentra il cambiamento di costume e di approccio. Lei, per esempio, è la più presente sui social tra tutti i componenti del sodalizio rom di Latina e posta foto altamente simboliche, comprese quelle in pose glamour vista la trasformazione anche fisica che ha conquistato in questi anni. Una giovane donna in carriera nel mondo del crimine, cosa che non nasconde, anzi ostenta. La polizia nell’ultimo blitz di febbraio 2021 ha trovato a casa sua le locandine del film “Scarface”, molto in linea con l’arredamento di lusso dell’alloggio nonostante si trattasse di un appartamento dell’azienda delle case popolari della Regione Lazio. C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui Valentina viveva in tutt’altra zona della città, sempre popolare, in condizioni così precarie che il suo parente più odiato, Renato Pugliese, ebbe a dire nei verbali da collaborante di giustizia: “Era un luogo sporchissimo, non mi piaceva, io per me non ci entravo lì dentro”. Quando queste dichiarazioni divennero pubbliche, nel 2018, Valentina gli rese pan per focaccia etichettandolo in malo modo sui social sotto lo pseudonimo, “Valentina donna d’onore”, uno dei tanti nomignoli che lei stessa si attribuisce e con cui firma spesso in rete. E’ una che non le manda a dire. Le donne della sua famiglia sono così: la nonna Vera, quando alcuni componenti del gruppo dei Di Silvio crivellarono con 22 colpi di arma da fuoco il muro della sua casa per “vendicare” una fuitina tra ragazzi dei due nuclei rom, non fece nulla di eclatante. I suoi temuti nipoti, Angelo e Salvatore, le stettero accanto ma fu lei, già molto avanti con gli anni, ad andare in aula, a testimoniare nel processo “Andromeda”. E fece condannare gli autori del blitz, membri della famiglia “rivale” dell’odiatissimo Armando Di Silvio. Meglio ancora ha fatto la figlia di Vera e madre di Valentina, Maria Grazia, una donna capace di sfidare chiunque. Davanti alle telecamere di una nota trasmissione tv, di recente, ha detto dei figli Angelo e Salvatore, detenuti per reati per i quali si contesta in associazione di stampo mafioso: “Meglio, così quando escono… tanto meglio”. Da molti anni Maria Grazia va su e giù per le carceri italiane a far visita ai figli e a portare loro indumenti, soldi, conforto. E nei video che lei stessa pubblica grida al mondo “Io sono una zingara!”, pur avendo anche lei abbandonato quasi del tutto il cliché delle gonne lunghe, sostituite da jeans e tacchi. Larga parte di una tale metamorfosi è studiata. Il resto è frutto di un mutamento forse inevitabile. Quel che non è mai cambiato è il codice di queste donne temerarie, temutissime, immutabili.


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