La morte di Luana è un’altra forma di violenza sulle donne

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Oste di Montemurlo (Prato) Luana D’Orazio, 23enne di Agliana, in provincia di Pistoia, muore di “lavoro” in un’azienda tessile. La violenza sulle donne ha mille forme, anche quella di essere uccisa da un macchinario mentre cerchi di “guadagnare il pane” per mantenerti e crescere tuo figlio. La mancanza di una sicurezza nel lavoro è oramai patologica nel nostro Paese e spesso uccide le donne, molto spesso le madri. I sindacati Cgil, Cisl e Uil di Prato che stanno organizzando una “forte azione di mobilitazione” per venerdì, ricordano: “Non si può non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, per la caduta da un tetto. Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza. È come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni. Dove si continua a morire e dove, troppo spesso, la sicurezza continua ad essere considerata solo un costo“. Una tragedia che si porta via una ragazza, con i suoi sogni e i progetti di vita da realizzare insieme a suo figlio. È già stata aperta un’indagine per cercare il perché di questa morte assurda prevedibili e consueti gli esiti investigativi. Perché in Italia non si lavora mai in completa sicurezza, tanto che la media delle nostre vittime sul lavoro è fra le più alte in Europa. Tre morti al giorno, una strage. Intanto, oggi, una madre lavoratrice se ne è andata per un suo diritto, il diritto al lavoro, lasciando un figlio all’improvviso a crescere da solo. Anche per lei, urgente ed oramai non più rinunciabile, c’è bisogno di Giustizia.


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