Romanipen. Storia e cultura abbattono gli stereotipi

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Con il termine romanipen si indica l’identità e la cultura della popolazione romanì i cui membri sono dispregiativamente definiti dai «gagé» come «zingari»

Con il termine romanipen si indica l’identità e la cultura della popolazione romanì i cui membri sono dispregiativamente definiti dai «gagé» (non rom, termine altrettanto dispregiativo) come «zingari».

Da ciò si evince che «zingari» e «gagé» sono vocaboli che sottendono un conflitto che andrebbe superato con la conoscenza e il dialogo.

La popolazione romanì è costituita da cinque gruppi principali che si autodeterminano come: rom, sinti, kale, manouches e romanichals.

All’interno di ciascun gruppo ci sono tantissime e diversissime comunità che hanno stile e modelli di vita e culturali differenti.

È una popolazione transnazionale che si presenta come un’infinito antropologico ma nell’immaginario collettivo viene ridotto a stereotipo.

I gruppi e le comunità traggono origine dalle regioni a Nord Ovest dell’India: Rajasthan, Valle del Sindh, Uttar Pradesh, Punjab.

Per diversi motivi, ma soprattutto a causa delle deportazioni gaznavide dell’XI secolo, attraversarono la Persia, l’Armenia, l’Impero Bizantino prima di arrivare in Europa (XV secolo).

Con le deportazioni degli Stati europei arrivarono nelle colonie dell’America del Nord e del Sud e in Australia. La popolazione romanì parla la lingua romanì o romanès che è una lingua neo indiana che si è diramata in tantissimi dialetti, tanti quanti sono le comunità presenti in tutti i continenti con circa 22 milioni di persone.

I diversi gruppi sono presenti in Europa con circa 12 milioni di persone e in Italia con circa 180 mila individui. Di quest’ultimi almeno il 60% sono di cittadinanza italiana. Si dividono in circa 50/55mila rom di antico insediamento che popolano le regioni del Sud Italia e circa 50/55mila sinti di antico insediamento che popolano le regioni del Centro Nord Italia.

I rom italiani di antico insediamento arrivarono nel Regno di Napoli e nello Stato Pontificio tra la fine del XIV secolo e il XV secolo.

I sinti italiani di antico insediamento arrivarono nel XV secolo; il primo documento del loro arrivo a Bologna risale al 22 luglio 1422.

I rom e sinti italiani vivono in casa, i sinti circensi e giostrai vivono invece in comode roulottes o campers poiché seguono in maniera itinerante il loro lavoro. Circa 70mila rom sono arrivati in Italia recentemente a partire dagli anni Settanta ad ondate successive dai territori dell’ex-Jugoslavia, dalla Romania e ultimamente dalla Bulgaria.

Sono i rom di recente immigrazione ad essere senza cittadinanza italiana e che vivono in condizioni difficili nei campi nomadiappositamente costruiti per loro. Sono luoghi di segregazione che non rispondono ad esigenze culturali o sociali ma sono ghetti ripugnanti che alimentano interessi particolari di chi gestisce queste pattumiere sociali come Mafia Capitale ha ampiamente dimostrato.

Un Paese civile non può e non deve tollerare forme di apartheid.

I gruppi romanès non sono nomadi per cultura come la disinformazione dilagante fa credere.

Gli slogan romfobici non aiutano il processo di interazione e di inclusione ma nascondono interessi politici, mediatici, sociali ed economici di parte.

Molti rom e sinti italiani sono già inclusi (spesso relegati in quartieri ghetti) ma non sono né conosciuti né tantomeno rispettati a causa di diffidenza e pregiudizi.

La realtà è mistificata e l’errore del singolo porta irrimediabilmente alla condanna di un’intera popolazione.

L’opinione pubblica sa poco o nulla della popolazione romanì.

La romanipen dunque è «nascosta» o «invisibile». Il termine contiene in sé tutti gli elementi essenziali del mondo romanò: rom è sostantivo e significa «uomo, essere umano»; è anche un etnonimo ovvero il modo in cui un popolo definisce se stesso; romanì è aggettivo femminile singolare e si declina in romanò, romanè, romanià.

Cardini essenziali della romanipen sono alcuni concetti basilari che riflettono una visuale di vita dualistica: il concetto di puro/impuro, di onore/vergogna e di felicità/infelicità.

Questi concetti contrapposti si collegano alle due entità spirituali Devel (Dio) e Beng (diavolo), alle forze del bene (mistipen) e del male (nafel) e alle due entità del destino baxt (fortuna, felicità) e bibaxt (sfortuna, infelicità) che intervengono a regolare, a disciplinare e a condizionare ogni aspetto dell’esistenza.

Le norme morali tradizionali (romanì kris) e il galateo romanó sono scrupolosamente osservati all’interno di ciascuna comunità e garantiscono: il rispetto, la cordialità, la convivialità, la solidarietà e l’ospitalità. La visione dualistica dell’universo si estende su ogni aspetto dell’esistenza romanì: dall’igiene personale al corpo umano, dalla preparazione dei cibi alla salute, dall’erboristeria alla magia. A presto e un saluto caloroso e fraterno in lingua romanì: But baxt ta sastipen! Con tanta salute e fortuna/felicità.

*Santino Spinelli, in arte Alexian, è musicista di fama internazionale, docente universitario e scrittore. È per ora l’unico, certamente il primo rom ad essere stato nominato dal Presidente Sergio MattarellaCommentatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Fonte: Riforma.it
(La foto di Alberto Melis (che ringraziamo) è stata cortesemente inviata da Santino Spinelli)


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