Mussolini non ha fatto una sola cosa buona per le donne

3 0
All’armi sono fascisti! Mussolini non ha fatto una sola cosa buona per le donne. Era un maschilista.Una sequenza di leggi x far tornare a casa le donne a fare figli x aumentare la popolazione italiana e -diceva lui-il peso del paese. Dal salario dimezzato all’esclusione dai concorsi x insegnare nei licei e ben altro.Lo racconto nel mio libro” Uomini è ora di giocare senza falli”.Vi anticipo alcune pagine

 

Mussolini in azione

Nel 1925 Mussolini crea l’Opera nazionale maternità e infanzia (Onmi) con due finalità: fornire assistenza medi­ca durante le gravidanze difficili e dissuasione dal ricorso all’aborto.
Con il Regio decreto n. 1054, il ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile istituisce i licei femminili. Scuole senza alcuno sbocco professionale per ragazze di buona famiglia che avevano l’obiettivo di sposarsi e diventare madri. Si riveleranno un fallimento.

Il 9 dicembre 1926 con il Regio decreto n. 2480 le don­ne vengono escluse dai concorsi a cattedra per l’insegna­ mento di lettere e filosofia nei licei. Le tasse universitarie per le donne vengono aumentate, fino a diventare il dop­pio rispetto a quelle per gli uomini, per scoraggiare le fa­miglie a farle studiare.

Il 20 gennaio 1927 il governo fascista interviene con altri provvedimenti e i salari delle donne vengono dimezzati rispetto a quelli degli uomini.
Bandite dai ruoli dirigenziali e dalle possibilità di carrie­ra, alle donne resta solo la possibilità di avere ruoli subalter­ni (commesse e dattilografe), o di insegnare alle elementari, lavoro considerato in linea con la loro «vocazione» materna.

Il 13 febbraio 1927 viene imposta la tassa sul celibato agli uomini tra i venticinque e i sessantacinque anni. L’im­porto variava a seconda dell’età: tra le 70 e le 100 lire fino a cinquant’anni, per poi abbassarsi a 50 man mano che il celibe si avvicinava ai sessantacinque anni. Dai sessantasei anni si veniva esentati da tale pagamento che veniva devo­luto all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia.

Nel 1928 viene stabilito che le donne non possono di­ ventare presidi in scuole medie e secondarie e il 14 giugno dello stesso anno viene varata una legge che prevede com­ pensi per famiglie con più di sei figli, prestiti vantaggiosi e premi a ogni nascita.

Nel 1930 entra in vigore il nuovo Codice penale Rocco, impregnato di cultura sessista e maschilista, che proibisce il ricorso all’aborto e l’uso di contraccettivi definendoli crimi­ni contro l’integrità della stirpe. Considera lo stupro un rea­to solo contro la morale (si dovrà attendere sino al 1996
perché diventi un reato contro la persona).

Introduce il ma­trimonio riparatore grazie al quale un violentatore se sposa la sua vittima si vede cancellato il reato. Distingue i delitti «per causa d’onore» giustificando di fatto la violenza sulle donne se compiuta da un marito, un padre o un fratello che si sente offeso per un atto della consorte, della figlia o della sorella scoperte in «illegittima relazione carnale».
Purtroppo la sequenza di orrori non è finita.

Nel 1931 l’omosessualità maschile viene proibita.
Il 24 dicembre 1933 si assiste alla prima celebrazione del­
la festa della mamma a Roma alla presenza del duce che premia le madri più prolifiche provenienti da tutt’Italia, an­nunciando il numero dei figli di ognuna.

Nel 1939 viene istituita la Medaglia d’onore per le madri di famiglie nume­ rose. Per meritarsela dovevano avere almeno sette figli.
Nel 1937 il matrimonio e il numero di figli diventano criteri di preferenza per le carriere statali, e per alcune po­sizioni (sindaco, decano all’università) diventano prere­quisiti.

Il 5 settembre 1938 la quota di donne nelle grandi e medie imprese viene limitata al 10 per cento del totale.
Inoltre, le donne non possono praticare alcuno sport perché metterebbe a rischio la loro fertilità.

Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra, tutte le diret­tive tese a limitare la presenza femminile nelle professioni vengono sospese e le donne vanno a lavorare in massa mentre gli uomini sono al fronte.
Tuttavia nel 1942, no­nostante siano le donne a portare avanti il paese, il regime promulga il Codice civile nel quale si ribadisce che il po­tere del marito è nettamente superiore a quello della mo­glie. Bisognerà aspettare sino al 1975 per avere l’abroga­zione della potestà maritale.
Purtroppo molte delle disposizioni contenute nel Codice Rocco resteranno in vigore per decenni, anche dopo la ca­duta del fascismo.

È c’è ancora qualcuno che scrive di Mussolini e delle cose buone fatte che gli hanno portato consenso. Lo stesso che disse ad una donna sotto scorta perché l’ex compagno voleva ucciderla:”Ma signora se avesse voluto veramente,lo avrebbe fatto”.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21