Covid, De Luca sceriffo infelix

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Da Campania felix a infelix. Da De Luca sceriffo felix a infelix. Da settembre a novembre, in tre mesi, è cambiato tutto. La regione amministrata da Vincenzo De Luca era passata quasi indenne attraverso la prima ondata del Coronavirus (da febbraio a maggio), quella che devastò in particolare la Lombardia. Nella seconda ondata invece tutto è cambiato: la Campania non è più felix, libera dal virus, ma infelix, flagellata dal Covid-19.

Il bilancio totale è pesantissimo: in tutto oltre 100.000 contagiati e 1.000 morti. Da ottobre la pandemia ha avuto una progressione esponenziale fino agli attuali 3.000-4.000 “positivi” e 30 morti al giorno. Durante la prima ondata De Luca vestì i panni dello “sceriffo” inflessibile: fermava e rimproverava personalmente chi passeggiava durante il lockdown nazionale; minacciava di mandare i carabinieri «con il lanciafiamme» alle feste di laurea per impedire gli assembramenti, faceva controllare minuziosamente le stazioni ferroviarie e dei pullman per evitare l’arrivo di “positivi” dal nord Italia. Il pugno duro lo aveva premiato: a settembre le liste di centro-sinistra centrate sul Pd e guidate dal “governatore sceriffo” hanno trionfato. De Luca è stato confermato presidente della regione Campania con uno stratosferico 69,5% dei voti, sbaragliando il centro-destra e i cinquestelle.

Ma poi la musica è improvvisamente cambiata ad ottobre. C’è stata l’esplosione del virus, il boom dei malati, sono andati in tilt molti ospedali. Così la Campania diventa regione rossa da domenica 15 novembre. Dopo tre settimane d’incertezza e di battibecchi tra De Luca e Giuseppe Conte, è passata da regione gialla (a basso rischio) a rossa (ad alto rischio) come la Lombardia, il Piemonte, la Valle d’Aosta, l’Alto Adige, la Calabria, la Toscana. Il governatore De Luca ha attaccato di nuovo il governo perché non ha deciso un lockdown nazionale («La Campania era per chiudere tutto a ottobre») e perché ha scelto le restrizioni su base territoriale (sono «provvedimenti sminuzzati»). Conclusione: è «meglio mandare a casa il governo».

Tuttavia il governatore ha perso la partita con l’esecutivo davanti alla gravità dell’emergenza sanitaria campana. Gli avversari politici hanno picchiato duro. Il grillino Luigi Di Maio, grande antagonista politico di De Luca in Campania, ha definito «scioccanti» le immagini del malato trovato morto in un bagno del Cardarelli di Napoli e degli ammalati soccorsi nelle auto in fila davanti agli ospedali. Il ministro degli Esteri ha sollecitato il governo «ad agire» perché la situazione in molte zone della Campania è «fuori controllo». Risultato: niente lockdown nazionale, ma la Campania è stata “chiusa” come altre regioni ad alto rischio.

La Campania in tre mesi è passata da felix a infelix. Con la stessa rapidità De Luca sceriffo felix è diventato infelix.


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