Biden presidente, dagli Stati Uniti un buon segnale anche per noi

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Non capiamo nulla se non partiamo da un dato: in queste elezioni Biden ha ottenuto 77 milioni 920 mila voti (e non è finita, andrà oltre), Trump ne ha invece registrati 72 milioni 609mila. Ricordate com’era andata nel 2016? Ecco la risposta: Hillary Clinton 65.853.514 voti, Donald Trump 62.984.514 voti. Voi mi direte che i voti popolari sono indifferenti per l’assegnazione della Presidenza, vista la logica federale che privilegia la vittoria nei singoli stati. Tutto vero ( Trump nel 2016 aveva vinto pur essendo sotto nel computo nazionale) ma sul piano socio politico, se vogliamo realmente comprendere cosa ci dicano queste elezioni, non possiamo eludere questo punto riguardante l’espressione popolare. In entrambi i campi, repubblicano e democratico, c’è stata un’enorme mobilitazione. Trump ha preso 10 milioni di voti in più rispetto al 2016, Biden addirittura 12 milioni in più rispetto a Hillary.

Fermiamoci un attimo a ragionare, per favore. Gira sui media italiani la favoletta che le elezioni siano state vinte al centro. Sono evidenti strumentali sciocchezze. Domandiamoci piuttosto una cosa: se i due schieramenti fossero apparsi simili, appiattiti su “contenuti centristi”, ci sarebbe mai potuta essere una simile appassionata partecipazione?

Sicuramente no. Biden sarà il Presidente statunitense di gran lunga più votato della storia non certo per il suo carisma quanto per i gruppi sociali, le fasce di popolazione, che si sono mobilitate per sostenerlo. Cito solo un esempio, quello della Georgia ( dove il 5 di gennaio si voterà per due collegi che decideranno la maggioranza del Senato). Se qui non ci fosse stato il lavoro di associazioni che, sul territorio, hanno prima convinto e poi accompagnato al seggio le elettrici e gli elettori neri, ci sarebbe mai stato il successo dei democratici?

Se poi volete capire qualcosa di più, dovreste addentrarvi nelle mappe elettorali degli Stati Uniti. C’è un’America rurale, pur pesantemente colpita dalla pandemia, che ha continuato a vedere in Trump il suo campione e un’America urbana che ha scelto Biden con percentuali che in molti casi superano l’80%. Su questo fenomeno, comune pure a molti paesi europei, ha scritto cose da incorniciare Thomas Piketty nel suo ultimo libro “Capitale e Ideologia” soprattutto dove parla delle fratture create dalla globalizzazione, di quella che si potrebbe che viene definita la nuova “sinistra intellettuale benestante”, comunque urbana https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia contrapposta a una destra tradizionalista delle realtà provinciali e periferiche. Un discorso troppo lungo da fare qui che può essere affrontato solo sul campo operando ( torno all’esempio Georgia) a fianco degli svantaggiati, degli esclusi, degli sfruttati, dei perseguitati, uscendo insomma dai salotti, dalle parole di circostanza, dalle frasi fatte contro le disuguaglianze:

L’ultima annotazione riguarda i media. Da noi in molti opinionisti (sociologi da poltrona) è apparsa una sorta di “delusione” per la sconfitta di Trump. Senza di lui ( che peraltro scomparso non è) temono di restare orfani. Questi opinionisti da talk show colpevolmente non hanno quasi mai ricordato che le accuse di brogli dell’ex presidente fin dall’inizio non avevano alcun supporto di prove. Fanno discorsi del tipo: decideranno i giudici, come se non avesse già deciso il popolo.

Il problema dell’informazione è che la destra aggressiva e sovranista tende a trascinare i media direttamente dentro lo scontro politico. Non stai con loro? Allora sei un nemico. E’ una logica di militarizzazione degli spazi pubblici che in Italia è evidentissima. Come la si combatte? Un esempio straordinario, nelle ore più concitate del dopo voto, quando a rilento affluivano i risultati, l’ha data John King della CNN. E’ stato in grado di parlare di ogni singola contea del paese (contea non Stato) descrivendone la storia politica, la posizione geografica, il contesto socio culturale. Un livello di competenza che ha ammutolito tutti. Ragionamenti i suoi  peraltro mai disturbati dal cicaleccio dei commenti di chi pontifica su tutto senza sapere niente. Siamo in grado di riprodurre da noi qualcosa del genere? Stando a quanto vedevamo sulle nostre tv abbiamo parecchia strada da fare. Ma l’informazione seria è competenza vera: se c’è il contesto giusto può emergere e imporsi. Dagli Stati Uniti insomma può venire un buon segnale pure per noi.


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