Aldrovandi, Ingrao e la strada dei diritti

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Due anniversari diversissimi ricorrono in questi i giorni: i quindici anni dall’assassinio di Federico Aldrovandi, straziato a Ferrara da forze dell’ordine particolarmente zelanti a soli diciott’anni, e i cinque anni della scomparsa di Pietro Ingrao, storico leader della sinistra comunista, eretico e visionario, capace di combattere infinite battaglie e di connotare la propria vita all’insegna dell’incessante lotta per i diritti. Ecco qual è il filo rosso che lega le due esperienze: la battaglia per i diritti. Basti pensare al coraggio con cui la signora Patrizia, dal giorno in cui le venne strappato il figlio in un modo che nulla e nessuno ha il diritto di giustificare, si batte affinché episodi del genere non accadano mai più. E invece ne sono acaduti tanti da allora: Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Riccardo Magherini, in una spirale di odio, violenza e disprezzo per le istituzioni e per la divisa che si ha l’onore di indossare che non possono non suscitare un moto di indignazione.

Una volta venne chiesto a Ingrao cosa avrebbe fatto il PCI se fosse stato al governo ed egli rispose: “Di sicuro, non manganellerebbe gli studenlotta”rivolta”. Era l’onda lunga el ’68 e Ingrao aveva compreso alla perfezione il bisogno di emergere, contare e dire la propria delle nuove generazioni, figlie del benessere e desiderose di esprimersi liberamente, pronte a rivendicare il pane ma a chiedere anche le rose, la libertà, nuovi diritti che prima non erano considerati bisogni essenziali.
Ingrao e Aldrovandi, sia pur diversissimi, lo ribadiamo, erano accomunati dalla stessa ricerca di una piena libertà, dallo stesso desiderio di vivere, dallo stesso bisogno interiore di affrancarsi dalla barbarie delle “guardie bigotte” che “cercarono l’anima a botte” al grande leader comunista nei ’53, mentre protestava insieme alla sua gente contro il varo della Legge truffa, e che mezzo secolo dopo avrebbero provocato la morte di un ragazzo di diciott’anni,  reo unicamente di aver manifestato l’esuberanza e commesso gli errori tipici di molti giovani della sua età.
Federico e Pietro, il ragazzo e il grande vecchio, accomunati dell’inquietudine di una ricerca che ha condotto tutti noi a interrogarci sull’importanza di percorrere, sempre e comunque, la strada dei diritti. Ricordarli insieme è il modo migliore per non dimenticarli mai.

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