Autostrada bene comune

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Lo Stato che si riprende le autostrade. Un ritorno allo statalismo? In un Paese che fatica a dar seguito perfino al voto popolare di nove anni fa nel referendum sull’acqua pubblica, il grido di dolore sui giornali “borghesi” era inevitabile. Perché la scelta del governo di sostituirsi ai privati nella conduzione di un’infrastruttura decisiva per l’economia del Paese, pena la revoca della concessione, potrebbe davvero rappresentare un primo altolà al neoliberismo.

Non più burocrazia ma più direzione politica

Non c’è dubbio che l’Italia ha bisogno di una presenza più efficiente nella regolazione di settori cruciali come la sanità, i trasporti, la scuola e la ricerca. Tanto più oggi dopo l’inefficienza dimostrata dai privati in occasione della crisi pandemica. Una presenza dello Stato che non vuol dire necessariamente più burocrazia, ma più direzione politica. Non una regressione allo statalismo, ma l’avvio di una riappropriazione civica, come suggerisce Fabrizio Barca facendo riferimento al concetto dei “beni comuni”.

Il neoliberismo imperante di questi decenni

Sta di fatto che il neoliberismo imperante di questi decenni ha tradito la Costituzione. Che non si limita a richiedere con l’articolo 2 “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Ma all’articolo 41 dichiara che la libera iniziativa privata “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

“Un futuro più giusto” come chiede la Costituzione

Una norma restata sempre sulla carta, è vero, ma negli ultimi decenni addirittura disprezzata. In un libro uscito di recente (“Un futuro più giusto”, ed. Il Mulino) Fabrizio Barca e Patrizia Luongo scrivono che “il neoliberismo attribuisce al mercato e all’impresa capitalistica la capacità di conseguire il benessere collettivo ‘salvo imperfezioni’. Alla crescita la virtù di conseguire “prima o poi ‘la giustizia sociale’”.

L’inganno di una semplificazione burocratica

Alla complessità dei fenomeni che sfidano l’Occidente e non solo, a cominciare dalla precarietà del lavoro, dalla crescita delle diseguaglianze e dalla crisi ambientale, il neoliberismo risponde con l’inganno di una “semplificazione tecnocratica”. Presentando come “tecniche” soluzioni che invece “celano decisioni politiche, preferenze per alcuni interessi anziché per altri”.

No, se lo Stato segue la logica dell’impresa privata

E’ capitato, capita che l’intervento dello Stato in economia segua la stessa logica dell’industriale privato, magari senza neppure la prudenza o la competenza che una buona impresa privata richiede. E’stato, ammettiamolo, il caso di Alitalia e di qualche altro carrozzone del passato. In questo caso avrebbe un senso e una giustificazione anche l’allarme dei giornali borghesi.

Sì, se indirizza lo sviluppo verso la giustizia sociale

Ma non è così per la scelta fatta per Autostrade come per altre simili che potrebbero (dovrebbero) essere fatte in seguito per settori di grande interesse pubblico: sanità, mobilità e sviluppo digitale. Se serviranno davvero a indirizzare lo sviluppo verso quella giustizia sociale e ambientale che il Paese richiede, allora soltanto Giuseppe Conte e i suoi ministri come i partiti che li sostengono potrebbero vantare l’inizio di una svolta.


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