Aggressione dei neofascisti ai cronisti de L’Espresso, la sentenza attesa per oggi

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E’ attesa per oggi 6 luglio la sentenza per l’aggressione dei due giornalisti de L’Espresso che il 7 gennaio 2019 furono bloccati mentre cercavano di filmare la manifestazione in memoria di Acca Larentia al Verano. Quel giorno il giornalista Federico Marconi e il fotografo Paolo Marchetti stavano riprendendo il corteo organizzato da gruppi di estrema destra quando furono accerchiati e privati degli strumenti di lavoro, come ricostruito nel corso del processo per rapina aggravata e lesioni a carico di Giuliano Castellino e Vincenzo Nardulli, il cui calibro politico non solo si è visto nelle varie fasi del dibattimento ma caratterizza quello che appare un processo per molti aspetti incredibile. Ciò che si sta accertando non è solo il reato consumato in danno dei due giornalisti, bensì una lesione del diritto di informazione, al punto che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, rappresentata dall’avvocato Giulio Vasaturo, è stata ammessa quale parte civile insieme al gruppo Gedi-L’Espresso e alle vittime. Il peso di Giuliano Castellino nell’ambiente dell’estrema destra rende questa vicenda di particolare rilevanza. Chi è? Uno degli esponenti più conosciuti del mondo dei neofascisti a Roma e non solo; è stato condannato per violenza, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale oltre che per manifestazione non autorizzata perché nel 2017 partecipò ad uno scontro con la polizia nel quartiere Trullo di Roma, dove era in corso lo sgombero di una casa popolare occupata per assegnarla ad una famiglia italo-eritrea. Ad aprile 2020 è stato coinvolto negli scontri, avvenuti sempre a Roma, nell’ambito della manifestazione degli ultrà. Non meno rilevante la biografia politica di Vincenzo Nardulli che ha ricostituito il Movimento Avanguardia Nazionale. La sentenza sull’aggressione ai giornalisti doveva essere pronunciata il 26 marzo scorso ma è slittata al 6 luglio per il blocco dovuto al Covid. Il pubblico ministero Eugenio Albamonte nella requisitoria ha chiesto la condanna a sei anni ciascuno per i due imputati. Nelle more è accaduto dell’altro: Albamonte, che è anche il pm che indaga sul gruppo d’estrema destra Casapound e che ha ottenuto il sequestro del palazzo di via Napoleone III a Roma, è stato oggetto di pesantissimi attacchi sui social sempre da parte dell’estrema destra romana e del giornale Primato Nazionale. Anche questo rende l’atmosfera in cui si sta valutando la lesione della libertà di espressione da parte di movimenti che si ispirano al fascismo in un concentrato di odio che si riversa sull’informazione e la magistratura che segue le tracce delle attività illegali e i rapporti tra una certa destra pericolosa romana e la burocrazia (o la politica) che non ha saputo o voluto vedere.

(nella foto di Repubblica Giuliano Castellino)


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