Stati Generali. Bel “gesto” politico, ma qualcosa non torna

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Gli Stati Generali sono un bel “gesto” politico. Sanno di ascolto, competenza, programmazione. Eppure c’è qualcosa che non torna. Forse proprio la straordinarietà del clima di dialogo alto, che invece dovrebbe essere l’atteggiamento costante della politica. Non a caso, furono proprio i costituenti a prevedere l’impegno di “menti brillanti” al servizio del Paese, riunite nel Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel – art.99 Cost.). Nell’evento, si avverte anche la voglia di ben figurare con l’Europa. Dalla scelta della sede, l’elegante ma appartata Casina del Respiro, per dare l’idea di un “ritiro” di studi; al buffet sobrio – acqua, caffè e salatini – per scongiurare lo stereotipo degli “italiani goderecci”, contrapposti agli “stati frugali”.
Bene la forma, ma la sostanza? Questo è l’esame di maturità del Governo. Se il suo programma prevede un cambiamento strutturale e credibile, viene promosso con fondi per oltre 190 miliardi; se invece la UE fiuta puzza di chiacchiere, non cade solo la speranza del ricco sussidio, ma anche il Governo. Una bocciatura dei tecnici di Bruxelles, ancorché camuffata da richiesta di “profonda revisione del documento”, darebbe ossigeno alla brace del sovranismo, scatenando un incendio sociale amplificato dalla sofferenza post-pandemia, elezioni anticipate e la destra al potere. Guidata da un ammiratore di Orbàn e la prediletta di Trump.

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