Servono nuovi strumenti di contrasto per fermare l’assalto delle mafie al “decreto liquidità”

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Per contrastare efficacemente le mafie che cercheranno di mettere le mani sui finanziamenti concessi grazie al “decreto liquidità”, occorrono nuovi strumenti di contrasto. Al momento non ne vedo di particolarmente idonei. Non abbiamo, purtroppo, strumenti particolarmente adeguati per consentire alla magistratura e alle forze di polizia di contrastare possibili infiltrazioni delle mafie e della criminalità comune nel sistema economico. Per colmare tale lacuna, ritengo siano utili due strumenti: moneta elettronica e tracciabilità dei finanziamenti. Gli strumenti di moneta elettronica potrebbero essere le carte di pagamento o i conti elettronici. La tracciabilità, dovrebbe consentire la ricostruzione minuziosa di tutte le transazioni e la riconducibilità alle fatture o ai giustificativi di spesa per cui è stato chiesto il contributo.

In caso di mancato rispetto della normativa in tema di tracciabilità occorrerebbe prevedere uno specifico reato con un’adeguata conseguenza penale. Lo Stato non può permettersi in un simile contesto emergenziale un’appropriazione indebita di denaro da parte della criminalità organizzata o di quella comune. Questi nuovi meccanismi tutelerebbero anche le banche che eventualmente erogheranno i prestiti. Sono convinto che i finanziamenti dello Stato debbano avvenire con la massima velocità. Gli attuali ritardi stanno già pregiudicando l’effetto sperato e favoriscono l’infiltrazione delle mafie. Per questo serve celerità e la massima tutela per l’erogazione dei fondi e per gli intermediari finanziari.

Per rafforzare un simile sistema e garantire la massima sicurezza occorre prevedere un atto notorio, che riguardi requisiti finanziari, fiscali e fedina penale attribuendo la responsabilità delle dichiarazioni al soggetto che le rende dinanzi al pubblico ufficiale (notaio o cancelliere), ovvero all’imprenditore che chiede i prestiti garantiti dallo Stato, prevedendo anche, alla fine del finanziamento, una rendicontazione minuziosa dell’utilizzo di queste somme. Pur consapevole che si tratti di percorsi nuovi in un periodo di emergenza, ritengo valga la pena di sperimentarli poiché i precedenti non sono certo entusiasmanti sotto il profilo dell’efficacia e della funzionalità. Lo Stato può rispondere bene con le sue strutture e dimostrare anche a livello europeo che la sua capacità d’intervento sia esemplare. Naturalmente occorrerà formare anche gli inquirenti mettendoli in condizione di bloccare eventuali assalti ai finanziamenti da parte delle mafie, soprattutto sfruttando le capacità e l’organizzazione delle istituzioni distrettuali antimafia (magistratura e forze di polizia). Ritengo che questi nuovi strumenti possano creare un meccanismo che consenta agli investigatori di seguire più facilmente il flusso finanziario, al fine di identificare il soggetto che percepisce il denaro pubblico, con la finalità di evitare, mediante il suddetto meccanismo di tracciabilità, che finisca nelle mani della criminalità organizzata.

Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, associato della School of Public Affairs and Administration (SPAA) presso la Rutgers University di Newark (USA). Presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise e Direttore scientifico della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise.


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