Rifugiati. Papa Francesco ringrazia il Centro Astalli

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Papa Francesco ringrazia il Centro Astalli per il suo servizio a favore dei rifugiati e dei richiedenti asilo sulla cui condizione  ha pubblicato in questi giorni un dettagliato rapporto. In quella circostanza padre Ripamonti, presidente del Centro, espresse dolore per i morti per la pandemia, deceduti come i migranti, da soli.

Per Francesco andava in particolare apprezzato il coraggio “con cui – scrive – affrontate la ‘sfida’ delle migrazioni soprattutto in questo delicato momento per il diritto d’asilo, poichè  migliaia di persone – prosegue – fuggono dalla guerra, dalle persecuzioni e da gravi crisi umanitarie”. Francesco si fa vicino anche a quella categoria di persone che il diritto internazionale definisce “rifugiati” e che “voi  accogliete con amore fraterno: a tutti sono spiritualmente vicino con la preghiera e l’affetto e li esorto ad avere fiducia e speranza in un mondo di pace, giustizia e di fraternità tra i popoli”.

Il rapporto annuale del Centro Astalli, la sezione italiana del Servizio dei Gesuiti ai rifugiati, ha fatto il punto sulla situazione dell’immigrazione e dell’integrazione nel nostro Paese al di là del piccolo compromesso sulla sanatoria per qualche mese relativa a braccianti, badanti e colf, accolta con contenuta soddisfazione almeno per la discontinuità rispetto a un passato che infatti ancora rimane. E quindi ribadire i propri valori non può essere fatto senza fare i conti con una realtà che non è quel che potrebbe apparire. Il passato è nel presente e non prenderne atto non sarebbe da realisti, ma da idealisti. E i migranti hanno bisogno di realtà. Sebbene la speranza di un’Italia che sceglie l’integrazione e non orientata alla disintegrazione deve sapere che anche i “diritti stagionali” nell’oggi sono qualcosa di non scontato sebbene insoddisfacente.

Vale la pena qui di ricordare di nuovo i punti di maggiore rilievo:  innanzitutto, vi si afferma, gli effetti dei decreti sicurezza si cominciano a percepire. Questo ci fa ricordare che sono tuttora in vigore. Nel rapporto si legge: “L’abolizione della protezione umanitaria, il complicarsi delle procedure per l’ottenimento di una residenza e dei diritti che ne derivano, e più in generale il moltiplicarsi di oneri burocratici a tutti i livelli, escludono un numero crescente di migranti forzati dai circuiti dell’accoglienza e dai servizi territoriali.

La richiesta di servizi di bassa soglia (mensa, docce, vestiario, ambulatorio) è alta in tutti i territori. Oltre 3.000 utenti hanno usufruito della mensa di Roma: tra loro ben il 35% è titolare di protezione internazionale. Sono persone che, uscite dall’accoglienza assistita, sono state costrette a rivolgersi nuovamente alla mensa in mancanza di alternative.”

La grave preoccupazione del Centro Astalli è per i migranti che non arrivano: “nel 2019 migliaia di migranti hanno vissuto confinati in una sorta di limbo. Dimenticati nelle carceri libiche, nei campi delle isole greche o persino sulle navi che li hanno soccorsi, lasciati in balìa delle onde per giorni mentre l’Italia e gli altri Stati dell’Unione europea ingaggiavano un vergognoso braccio di ferro su chi dovesse accogliere poche decine di persone.

Solo 11.471 migranti sono approdati in Italia (facendo registrare un calo di oltre il 50% rispetto al 2018 e del 90% in relazione al 2017).

Abbiamo più volte denunciato, anche con le organizzazioni del Tavolo Nazionale Asilo, che la diminuzione degli arrivi è soprattutto legata all’incremento delle operazioni della Guardia costiera libica: nell’ultimo anno 8.406 persone intercettate nel Mediterraneo sono state riportate in Libia e lì detenute in condizioni che le Nazioni Unite definiscono inaccettabili.”

Da ricordare ancora è la denuncia: i percorsi di accoglienza perdono di efficacia. Leggiamo ancora alcune righe del rapporto del Centro Astalli: “molte delle persone che abbiamo incontrato hanno avuto difficoltà di ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno. Vite instabili si scontrano con i cambiamenti delle normative e delle prassi dei singoli uffici, rendendo ogni questione burocratica un potenziale labirinto senza uscita.

Nel 2019 è aumentato il numero di accessi al centro d’ascolto di Roma (+29%), soprattutto da parte di persone che, con l’abolizione della protezione umanitaria, si sono trovate all’improvviso nella condizione di poter perdere il permesso di soggiorno. Rispetto all’anno scorso gli utenti che si sono rivolti al servizio sprovvisti di documenti validi sono notevolmente aumentati (+79%). Agli effetti dei decreti sicurezza si sono aggiunte le complicazioni dovute alle disposizioni della Questura, che non riconosce più come residenza valida l’indirizzo fittizio né per i richiedenti asilo né per i titolari di protezione umanitaria, che si ritrovano così sprovvisti di un requisito fondamentale per convertire il permesso di soggiorno in motivi di lavoro.

Circa i due terzi delle persone che si sono rivolte all’ambulatorio nel 2019 non risulta iscritta al Servizio Sanitario Nazionale: nella maggior parte dei casi si tratta di migranti che vivono in Italia da tempo, ma che per difficoltà relative alla residenza o al titolo di soggiorno non sono riuscite ad accedere, o hanno perso l’accesso, all’assistenza sanitaria pubblica.

Anche la trasformazione radicale che ha riguardato il sistema di accoglienza in Italia, ha inferto un duro colpo a quell’accoglienza diffusa che ha caratterizzato negli ultimi anni l’impegno di molte realtà a servizio dei migranti forzati. Il cambiamento principale ha riguardato la possibilità di accesso al sistema stesso: sono esclusi infatti dall’accoglienza Siproimi (es Sprar) i richiedenti asilo e i titolari di permesso per motivi umanitari.

La riduzione dei servizi sociali nei centri accoglienza straordinaria (Cas), ha reso più difficoltosa l’emersione e la cura tempestiva delle vulnerabilità. Non a caso nei centri gestiti dal Centro Astalli in convenzione con il Siproimi, rispetto all’anno precedente, il numero degli ospiti vulnerabili è salito in proporzione dal 30 al 40%.

Le realtà della rete territoriale del Centro Astalli nel 2019 hanno accolto complessivamente 835 persone, secondo un modello di intervento che mette al centro la promozione della persona e che costruisce integrazione dal primo giorno.

Un sistema di accoglienza pubblico che si frammenta e rimanda le opportunità di inclusione a una “seconda fase” accessibile a pochi è lesiva di percorsi di accoglienza e integrazione. Diventa più difficile motivare persone che hanno a disposizione tempi di accoglienza più brevi e hanno fretta di trovare un’occupazione qualsiasi a investire tempo nell’apprendimento dell’italiano e nella formazione. Ciò va a scapito della qualità del loro futuro in Italia.”


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