Renzi punta a far deragliare il treno giallorosso sulla giustizia, ma chi sbanda è lui

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La stoccata di Conte: “Iv ha il 3% ma per me ha pari dignità e la porta è aperta”. Zingaretti: gazebo Pd 28 e il 29 febbraio

Di Pino Salerno

 

Al termine del Consiglio dei ministri che approva il Disegno di legge di riorganizzazione della giustizia penale, che ha al suo interno nuove disposizioni sulla prescrizione, il premier Conte si presenta in conferenza stampa e col solito aplomb sferza Italia Viva e Matteo Renzi, autore in serata di una serie di dichiarazioni particolarmente bellicose, nel tentativo di far deragliare il treno giallorosso. Lo fa naturalmente sui social. La provocazione di Renzi arriva forte e chiara a palazzo Chigi, prima con l’assenza polemica delle due ministre in quota Italia Viva, Bellanova e Bonetti, poi con le parole del leader. “Sui temi di merito, come sul reddito di cittadinanza e sulla crescita, noi non molliamo. Col sorriso sulle labbra, con la civiltà degli argomenti non cediamo. Se altri vogliono diventare populisti facciano pure. Se gli ex riformisti vogliono morire grillini va benissimo. Se qualcuno vuol fare la ruota di scorta senza incidere, che si accomodi. Ma chi vuole stare con noi sappia che noi siamo alleati, non sudditi. Buona notte e grazie a chi in queste ore ci sostiene con ancora più forza”. Dinanzi a questa sfida, la decisione del Consiglio dei ministri M5S-Pd-LeU è quella di tirare dritto e di votare favorevolmente sul disegno di legge di riorganizzazione della giustizia penale. Poi, in conferenza stampa le parole elegantemente dure di Giuseppe Conte. “Mi dispiace che non ci sia stata Iv, che abbiano deciso di non dare il proprio contributo a questo importante risultato. Per una forza politica è sempre una sconfitta decidere deliberatamente di non sedersi a un tavolo, importante come il Cdm, quindi rinunciare a lavorare con i propri compagni di viaggio. Un ministro ha sempre il dovere di sedersi al tavolo”. Questa la prima stoccata, che evidentemente fa seguito alla telefonata avuta in serata con il Presidente della Repubblica. Chi è assente ha sempre torto e manifesta assenza di senso di responsabilità.

Poi, una stoccata, forse decisiva al “peso” elettorale di Italia Viva. Peso che Conte colloca più volte, nel corso della sua conferenza stampa, al 3%. Eppure, osserva Conte non senza malizia, “Iv per me ha pari dignità. Se andiamo a guardare le misure che ha fatto passare, queste sono ben superiori a quel 3% e altre forze più consistenti non si sono lamentate”. La palla, nella strategia del premier, passa insomma a Renzi che, dice Conte, “mi accusa di ricatti ma minaccia la crisi, vota con le opposizioni ormai quotidianamente e crea instabilità”, rileva, tacciando di illogicità la presa di posizione dell’ex premier. Insomma, più che l’accelerazione dei tempi dei processi a Conte preme tracciare una linea di demarcazione da qui ai prossimi giorni. “Se ci sarà una mozione di sfiducia al ministro Bonafede il sottoscritto per assicurare credibilità alla politica ne trarrà tutte le conseguenze”, afferma Conte rispondendo a chi gli chiede se, dopo una simile mossa di Iv, salirà al Colle. Del resto, per arrivare a presentare una mozione di sfiducia individuale servono 32 firme a Palazzo Madama: Iv ha diciassette senatori e dovrebbe quindi co-firmare la mozione con una forza di opposizione. Ma Conte, nelle sue parole, non chiude definitivamente a un rientro di Iv. O almeno dei suoi parlamentari. “Nei loro confronti c’è la massima disponibilità a confrontarci”, spiega Conte negando, invece, di voler cercare o di aver trovato un gruppo parlamentare che sostituisca i renziani nella maggioranza. Il problema, più che altro, è Renzi.

Infine, dato alla politica quel che è della politica, il guardasigilli Bonafede ha esposto gli aspetti tecnici e finanziari del disegno di legge, anch’essi di estremo interesse per la vita quotidiana dei tribunali e dei cittadini italiani. Intanto, Bonafede spiega subito il nuovo provvedimento sulla prescrizione: “il lodo Conte bis entra a far parte della riforma del processo penale: prevede un trattamento differenziato tra condannati e assolti in primo grado, con stop alla prescrizione in caso di condanna, se c’è un’assoluzione in appello c’è invece un recupero dei termini di cui l’imputato non aveva potuto usufruire”. Ecco spiegato il cosiddetto lodo Conte bis, dall’autore dell’emendamento, il deputato di LeU Federico Conte. Processi più rapidi, definiti in 4-5 anni, tempi più stretti per le indagini preliminari, rischio di sanzioni per le toghe nel caso di violazioni per “negligenza inescusabile”. Questi i punti centrali del disegno di legge delega sulla riforma del processo penale – con la quale il Guardasigilli Alfonso Bonafede intende realizzare l’obiettivo di eliminare i tempi morti nel processo e dare una risposta più veloce alla domanda di giustizia dei cittadini – in cui entra anche il lodo Conte bis sulla prescrizione. Queste le principali novità del ddl delega approvato oggi in Cdm. Tempi prefissati – massimo 5 anni – per i processi penali, salvo quelli per i reati più gravi quali mafia, terrorismo e quelli di maggior rilievo contro la Pubblica amministrazione. Si prevedono un anno per il primo grado, due anni per il secondo grado, un anno per il giudizio di legittimità, nei procedimenti per i reati di competenza del giudice monocratico; due anni per il primo grado, due anni per il secondo grado, un anno per il giudizio di legittimità nei processi davanti al tribunale collegiale. Tali termini possono essere determinati in misura diversa dal Consiglio superiore della magistratura in relazione a ciascun ufficio, con cadenza biennale, tenendo conto di “pendenze”, “sopravvenienze”, “natura dei procedimenti e loro complessità”, “risorse disponibili”. Il dirigente dell’ufficio è tenuto a vigilare sul rispetto di tali regole e a segnalare ai titolari dell’azione disciplinare la mancata adozione delle misure organizzative “quando imputabile a negligenza inescusabile”. Messa in questi termini, accanto a investimenti e assunzioni massicce, potrebbe significare finalmente il superamento dei mille blocchi in cui versa oggi la giustizia penale, più volte stigmatizzata, per la lentezza dei processi, dalla Corte europea per i diritti umani.

Nel pomeriggio la difesa di Conte del ministro Bonafede

Ma Conte aveva già difeso il ministro Bonafede nel corso del pomeriggio. “Sfido i cittadini italiani – ha detto Conte – a comprendere come può un compagno di viaggio, neppure le opposizioni ci stanno pensando, minacciare e annunciare la promozione di un atto di sfiducia nei confronti del ministro Bonafede. Che non è solo il capo delegazione del partito di maggioranza relativa e anche il ministro che abbiamo lodato tutti per aver portato la riforma del processo civile a dicembre, è il ministro con cui stiamo lavorando da mesi per la riforma del processo penale, è un ministro che si è intestato sì una norma sulla prescrizione che a Italia viva non piace, ma anche altri partiti di maggioranza non ha convinto. La norma sulla prescrizione – ha spiegato Conte – è già in vigore, è una norma applicata anche in altri ordinamenti giuridici, si può non condividere e su questo sono d’accordo ed è per questo che si lavora insieme, ci si siede a un tavolo, si fanno riunioni. E Bonafede si è reso disponibile a superare quella norma con il Lodo Conte e il Lodo Conte bis. Non c’è neppure più la norma Bonafede, quindi si sfiducia per cosa? Lo si insulta per cosa? Perché ha fatto da giovane il dj in discoteca in qualche serata? Io lo conosco perché ha preso un dottorato di ricerca all’Università di Pisa. Sono tutte cose che da un partito di opposizione che volesse fare l’opposizione in modo aggressivo e secondo me anche maleducato si possono accettare ma da un partito di maggioranza, chiedo agli italiani, si possono accettare queste cose?”, ha concluso Conte.

La conferenza stampa di Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Pd

Quasi contemporaneamente alle frasi dette da Conte ai giornalisti, al Nazareno Nicola Zingaretti provava a mettere ordine nell’intricata matassa politica nel corso di una conferenza stampa. “Non credo che siamo alla vigilia di una crisi che nessuno ha dichiarato” ha detto il segretario del Partito democratico in conferenza stampa sul “Piano per l’Italia” riferendosi alle affermazioni del premier Giuseppe Conte. “Conte con la sua posizione ha chiesto un atto di chiarezza e di assunzione responsabilità”. Alla domanda se ritiene possibili eventuali nuove alleanze di governo, Zingaretti ha risposto: “E’ evidente che se questo governo cade, finisce la legislatura”. “La maggioranza ora deve fare quel salto in avanti guardando alla vita delle persone, che abbiamo auspicato nei mesi passati, impegno al quale ci ha sollecitato il presidente del Consiglio a dicembre e che ora deve diventare l’agenda da concretizzare subito mettendo nel cuore di questa verifica il tema del lavoro, della crescita, dello sviluppo, del benessere delle famiglie e della qualità urbana”.

Ed ecco la proposta del Pd: “dal 27 al 29 febbraio nei gazebo apriremo una grande consultazione con gli italiani e chiederemo loro di indicare le priorità tra queste proposte, saremo nei quartieri con le persone, nei mercati per parlare alle persone dei problemi degli italiani” ha annunciato Nicola Zingaretti. Zingaretti fa sapere che il 28 e il 29 nelle piazze ci saranno anche ministri e membri del governo in piazza a spiegare tutto questo. “Daremo il nostro contributo nel governo e nel paese per costruire le risposte migliori – ha aggiunto -. Oltre alla consultazione nei territori apriremo delle grandi conferenze sui pilastri del nuovo modello di sviluppo: digitale, Nuova Europa, green economy”.

Da jobsnews


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