La “manina degli Usa su Tangentopoli

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Alle volte la politica, la giustizia, l’informazione sono distratti. Troppo distratti come su Tangentopoli.  Formica e De Michelis parlarono di una “manina americana” dietro Mani pulite perché gli Usa non sopportavano una Italia con una politica estera autonoma (soprattutto in Medio Oriente e nel Mediterraneo)  come quella di Craxi e Andreotti. Clamoroso fu lo scontro su Sigonella nel 1985 tra Bettino Craxi presidente del Consiglio e il presidente statunitense Ronald Reagan.

Una valanga di attacchi e di insulti piovvero 25 anni fa sui due dirigenti socialisti ma diversi elementi confortavano e confortano la loro analisi. In particolare basta rileggere le interviste a Reginald Bartholomew e a Peter Semler, rimaste lettera morta, scritte da Maurizio Molinari nel lontano agosto 2012 . Danno molti particolari sulla “manina americana”. L’ambasciatore Usa a Roma e il console americano a Milano negli anni di Tangentopoli si soffermavano sugli interventi, a volte sulle interferenze nella cruciale inchiesta giudiziaria.

Già il titolo dell’intervista a Bartholomew diceva tutto: «Così intervenni per spezzare il legame tra Usa e Mani pulite». Molinari, allora corrispondente de ‘La Stampa’ dagli Stati Uniti e oggi direttore del giornale torinese, scriveva: «Bartholomew si accorge che qualcosa nel Consolato a Milano “non quadrava”. Se fino a quel momento il predecessore Peter Secchia aveva consentito al Consolato di Milano di gestire un legame diretto con il pool di Mani Pulite, “d’ora in avanti tutto ciò con me cessò”».  L’ex ambasciatore rimproverava ai magistrati milanesi di aver violato «sistematicamente i diritti di difesa degli imputati in maniera inaccettabile in una democrazia come l’Italia, a cui ogni americano si sente legato». Bartholomew, nel disfacimento della Prima Repubblica, prese subito contatto con Berlusconi, Fini e D’Alema, i protagonisti della Seconda.  Con l’allora segretario del Pds, da anni in lotta con Craxi per l’egemonia sulla sinistra italiana, nacque «un rapporto solido, continuato in futuro».

Semler dichiarò un rapporto «di amicizia» con i magistrati di Mani puliti e relazioni strette con Di Pietro.  Molinari scriveva: «Alcuni mesi prima di Tangemtopoli Antonio Di Pietro anticipò al console generale americano a Milano che l’inchiesta avrebbe portato a degli arresti e che le indagini erano destinate  a coinvolgere Bettino Craxi e la Dc».

Semler raccontò: «Di Pietro mi piacque molto, poi fece il viaggio negli Stati Uniti organizzato dal Dipartimento di Stato. Ero spesso in contato con lui. Ci vedevamo. Il mio ruolo era di dire a Secchia cosa faceva Di Pietro».

Francesco Saverio Borrelli, il maggiore protagonista di Mani pulite, è morto a 89 anni. Come procuratore capo della Repubblica di Milano guidò le indagini su Tangentopoli. Difese sempre il suo lavoro contro la corruzione, tuttavia nel 2011 chiese «scusa per il disastro seguito a Mani pulite. Non valeva la pena buttare all’aria il mondo precedente per cascare in quello attuale».

Bobo Craxi, il figlio di Bettino, ha commentato: Borrelli «ebbe la funzione di guidare un sovvertimento istituzionale da parte di un corpo dello Stato nei confronti di un altro. Non è la mia opinione, i giuristi lo chiamano colpo di Stato».

I magistrati di Mani pulite cancellarono la Prima repubblica ma da allora la qualità della politica e dei governi è crollata mentre la corruzione è più forte che mai. Un tempo, anzi, i finanziamenti illegali andavano a sostenere i partiti mentre ora molte volte vanno a riempire i portafogli personali dei politici.

L’Italia è stata un laboratorio di creatività rivoluzionaria dall’inizio del 1900: fascismo, Mani pulite, sovranismo, populismo. Ma sono rivoluzioni che, pur nella loro grande diversità (il fascismo fu una dittatura), non hanno fatto bene né alla democrazia, né ai diritti dei cittadini né al benessere del ceto medio e di quello popolare.


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