Il buon senso è deprimente. ‘Abbaiare ma non demordere’, una cinica Antonella Falco per Babbomorto Editore

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Come Cristina Campo, citata non senza una ragione nel Preludio, Antonella Falco non ha scritto mai racconti o romanzi. Neppure «l’atroce parola saggistica» ugualmente si addice alla sua prosa. Fatta di trame colte che spesso avvolgono con spirali sempre più strette il senso intimo dell’argomento trattato e repentinamente poi s’incuneano come fendenti di lame affilate a sezionare le parole. Quelle parole che per tutti ma non per lei, in una lingua italiana che semplifica il contenuto di senso dei propri vocaboli, appaiono solo come accessori di una litania senza senso.

Dove il manicheismo sembra aver deciso che si possa solo essere crudeli senza ragione o corretti al limite del martirio, Falco sceglie la via della sprezzatura.

Non vi aspettate da lei una parola carina, che vi gratifichi del suo suono. O un complimento che vi faccia sentire a casa tra le sue righe. Tra le sue righe è tutto un roveto, una ortica acida e, nelle parole, ancora, di Cristina Campo, «ardua e meravigliosa perfezione […] da venerare nella natura, da toccare nell’arte, da inventare»: una ascesi che tiene l’autrice al limite del mondo in speciosa quanto misteriosa solitudine. «Andava raccogliendo i cocci di un pensiero che avrebbe voluto essere lucido, ma ostinatamente rimaneva ludico», qui forse il giudizio si fa fecondo se «vivere è essere tormentati dal dubbio», e non c’è una soluzione sola, ma infinite e forse tutte quante errate. Il pessimismo che scioglie molti di questi aforismi in una amara lettura della vicenda umana è esemplificato quando Antonella Falco spiega «I momenti più belli e [si noti il sardonico rifiuto, qui, di una dovuta ‘d’ eufonica] emozionanti della sua vita non era mai riuscito a viverli nel presente: o li aveva pregustati nell’attesa, o riassaporati nel ricordo». Un parossistico e sempre più cupo scivolare nelle viscere di un animale immenso che può digerire tutto. E non serve nemmeno il buon senso ché «il buon senso è deprimente».

Il volume – ma temo sia ormai già ampiamente esaurito – potete domandarlo all’editore Babbomorto e al suo deus ex machina Antonio Castronuovo, ricercatore di mummie, reliquie profane e buon umore che ha accolto l’Antonella Falco di Abbaiare ma non demordere tra le sue piccole e preziose meraviglie con un certo odio di sé che gli è famigliare.


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