Cannes 2019. In un momento di populismo il cinema invita da aprirsi

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CANNES – I premi di ogni festival, hanno sempre una rilevanza relativa. Lo stesso Inarritu, Presidente della giuria 2019, ha ammesso che i riconoscimenti dati a Cannes riflettono l’opinione di poche persone. Ciò che parla al profondo risponde a sentimenti e bisogni individuali, la professionalità e l’esperienza non sono sufficienti a rendere assoluto un giudizio. Il vero metro di valore lo darà il tempo.

Qualcosa però accomuna le storie cinematografiche sulla Croisette e distingue la cultura di un ambiente, la sua sensibilità, il suo desiderio di indirizzare il mondo. Nel momento in cui i popoli europei, votando, hanno scelto di rafforzare i partiti conservatori, euroscettici e nazionalisti, gli artisti a Cannes ci hanno raccontato le difficoltà della gente di ogni colore, cercando di illustrare le differenti vite nella comprensione e nel rispetto dei diritti umani.    In quest’epoca di populismo il cinema fa appello perché ci si apra alle diversità.

La Palma d’oro è stata assegnata, per la prima volta a un coreano, BONG Joon-Ho, regista di “Parasite” (Parassita): tragicommedia sulle disparità sociali e le schiavitù del terzo millennio, con l’aggravio che, in un’estenuante guerra tra poveri, gli esclusi ambiscono a diventare parassiti.

Il gran premio della Giuria a “Atlantique”, diretto da Mati Dop, giovane signora franco-senegalese, è una metafora sulla migrazione dove gli annegati tornano come fantasmi.

Premio per la regia a Jean – Pierre & Luc DARDENNE per “Il giovane Ahmed”, racconta la tragica radicalizzazione di un adolescente islamico che vive in Europa.

Premio della giuria ex equo al brasiliano Bacurau di Kleber Mendoncha Filho e Juliano Dornelles, film di genere a contenuto pedagogico. E a Les Misérables di Lady Ly, sulla violenza della banlieue parigina e sull’importanza dell’educazione.

Premiata la sceneggiatura di “Portrait de la jeune fille en feu” di Céline Sciamma, film in costume sull’amore fra due donne.

“Amore e gloria” di Pedro Almodovar, alla stampa è piaciuto tanto da darlo per favorito, parla della caducità umana, attraverso l’autunno della vita di un regista famoso. Meritatamente avrebbe potuto avere la Palma d’oro lo stesso Almodovar, ma la giuria ha preferito l’eccellente interpretazione di Antonio Banderas.

Il bel film italiano “ Il traditore”, diretto da Marco Bellocchio, con un bravissimo Pierfrancesco Favino, sulla vita di Tommaso Buscetta e il Maxiprocesso alla mafia, non ha convinto.  Chissà. Forse nel mare magnum internazionale, i problemi dell’Italia potrebbero essere apparsi provinciali, eppure la cultura mafiosa è uno dei pilastri sul quale si regge lo squilibrio del mondo.

Ecco i riconoscimenti più importanti di Cannes 72.

PREMI DEL CONCORSO UFFICIALE

Palma d’Oro: Gisaengchung di Bong Joon-Ho
Grand Prix: Atlantique di Mati Diop
Premio della giuria (ex-aequo): Les Misérables di Ladj Ly e Bacurau di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles
Miglior regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne per Le Jeune Ahmed
Miglior attore: Antonio Banderas in Dolor Y Gloria
Miglior attrice: Emily Beecham in Little Joe
Miglior sceneggiatura: Portrait de la jeune fille en feu di Céline Sciamma
Menzione speciale: It Must Be Heaven di Elia Suleiman
Camera d’oro: Nuestras Madres di César Díaz
Palma d’oro per un cortometraggio: The Distance Between Us and the Sky di Vasilis Kekatos
Menzione speciale della giuria per un cortometraggio: Monstruo Dios di Augustina San Martín

PREMI DELLA SEZIONE UN CERTAIN REGARD

Premio Un Certain Regard
La vita invisibile di Euridice Gusmão di Karim Ainouz

Premio della Giuria
O que arde (Fire will come) di Oliver Laxe

Premio Miglior Regia
Kantemir Balagov per Beanpole

Premio Miglior Interpretazione
Chiara Mastroianni per Chambre 212

Premio Speciale della Giuria
Liberté di Albert Serra

Coups de Coeur
La femme de mon frère di Monia Chokri ex-aequo The Climb di Micheal Angelo Covino

Menzione Speciale della Giuria
Jeanne di Bruno Dumont


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