Studenti, lotta per il clima non di classe

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Sembra profilarsi un nuovo ’68. Si allunga su tutto il mondo l’onda di una nuova rivolta studentesca: la lotta per il clima. Ma mentre 50 anni fa gli studenti scendevano in piazza e alzavano le barricate in Europa e negli Usa contro la società autoritaria e per la lotta di classe, adesso la protesta è per la difesa dell’ambiente. Più esattamente: la lotta è per il clima, è contro l’inquinamento che fa aumentare le temperature in tutto il pianeta e provoca disastri in tutti i continenti.

Dopo lo sciopero globale per il futuro di venerdì 15 marzo (un milione e mezzo  in piazza in tutto il mondo di cui 400 mila in Italia), gli studenti si preparano a realizzare una nuova protesta il 24 maggio.

“Venerdì per il futuro” è una protesta avviata in sordina da Greta Thunberg, una studentessa sedicenne svedese. Il 20 agosto dello scorso anno Greta, allora quindicenne, cominciò a scioperare da sola ogni venerdì per salvare “il futuro” della Terra. Ogni venerdì si presentava davanti al Parlamento a Stoccolma con il cartello: “Skolstrejk för klimatet” (“Sciopero scolastico per il clima”). Chiedeva e chiede immediati interventi per arrestare l’inquinamento e il riscaldamento del pianeta.

Greta Thunberg si batte con passione. L’ultimo viaggio è a Roma: il 17 aprile da Papa Francesco, il 18 al Senato, il 19 a piazza del Popolo «per partecipare al consueto appuntamento settimanale» di “Venerdì per il futuro”. Uragani, alluvioni e siccità costituiscono la micidiale miscela dell’impazzimento climatico che sta causando lutti e danni sempre più gravi in tutto il mondo. I ghiacciai si sciolgono per le alte temperature e il mare rischia di sommergere isole, arcipelaghi e vaste pianure dei diversi continenti, come nel caso di Kiribati.

A poco a poco prima si è formata una slavina che poi è diventata una gigantesca valanga di giovani ecologisti infuriati. Greta Thunberg è andata a manifestare anche a Berlino e ha picchiato duro: «Le vecchie generazioni hanno fallito nell’affrontare la peggiore crisi che l’umanità abbia mai conosciuto…Vogliamo un futuro». Ripete sempre: «E questo non è nemmeno l’inizio».

I fenomeni climatici diventano sempre più estremi e disastrosi per la crescita delle temperature. Europa, Stati Uniti, Russia, Cina, India, Australia, Africa. La protesta dei giovani, e anche dei meno giovani, è dilagata forse anche perché qualcuno è sommerso dall’acqua, parecchi non vedono la pioggia da mesi, altri hanno perduto la casa o un parente per un devastante tifone. Qualcun altro, un po’ più anziano, individua nell’economia ecosostenibile (in testa le energie pulite) una buona causa e un settore capace di offrire ottimi guadagni.

Greta Thunberg la scorsa estate scioperava da sola poi il vento della rivolta, diffuso da giornali, televisioni, radio e internet, è diventato impetuoso. Adesso milioni di ragazzi stanno seguendo l’esempio di Greta candidata perfino al premio Nobel per la pace. Anche in questo caso, come nel 1968, al centro della protesta ci sono i giovani, tuttavia le differenze sono molte. Adesso i protagonisti sono i ragazzi delle scuole medie superiori, allora invece l’egemonia era degli universitari come il tedesco Rudi Dutschke, i francesi Daniel Cohn-Bendit e Bernard-Henri Lévy, l’italiano Mario Capanna. Cinquant’anni fa il tema dello scontro generazionale era l’abbattimento del sistema capitalista e la vittoria della classe operaia: lo schema dominante era la rivoluzione marxista-leninista (non andò a finire bene). Adesso il campo dello scontro è l’ecologia, la lotta per il clima, la salvaguardia dell’ambiente realizzata su una piattaforma populista anti-politica.

Stanno emergendo anche dei giovani leader italiani. Miriam Martinelli, 16 anni, è una studentessa della provincia di Milano che usa solo i mezzi di trasporto pubblici, ama gli animali (in particolare i cavalli) ed è sulla via per diventare vegetariana. È una dei centomila ragazzi che venerdì 15 marzo hanno scioperato e manifestato a Milano. Sciopera ogni venerdì e rischia di essere bocciata a scuola per le troppe assenze pur avendo la media dell’8. Ha detto al ‘Corriere della Sera’: «Ho capito che se volevo cambiare il mondo, devo innanzitutto cominciare a cambiare io». È pronta a dare battaglia: «Mi piacerebbe entrare in politica per fare qualcosa di utile».


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