Algeria: centinaia di migliaia di giovani in piazza chiedono la fine del regime di Bouteflika

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Non basta aver rinunciato al quinto mandato, una mossa giudicata da molti come un nemmeno troppo astuto escamotage per restare al potere e garantirsi una presidenza a vita, i giovani in Algeria sono scesi in piazza per la quarta volta consecutiva per chiedere la fine del regime al potere dal 1999. “Volevamo elezioni senza Bouteflika, abbiamo avuto Bouteflika senza elezioni”, è lo slogan che è risuonato per le strade di Algeri.

Con la pressione oramai insostenibile della piazza, che non smobilita, ed i quadri dell’esercito oramai schierati apertamente a favore dei manifestanti, Bouteflika ha rinunciato al quinto mandato rinviando anche le elezioni presidenziali, previste inizialmente per il 18 aprile, in vista di una conferenza nazionale (a data però da destinarsi) per riformare il paese e redigere una nuova costituzione. Un annuncio però che estende de facto il suo mandato oltre la sua scadenza naturale il 28 aprile e senza alcuna base giuridica secondo molti esperti costituzionali in Algeria. Il principale quotidiano algerino El Watan, nella sua edizione del weekend, presentando la manifestazione del venerdì, ha titolato senza mezzi termini “Dégagez!” (andate via!), un invito riferito non solo a Bouteflika, ridotto all’ombra di sé stesso e con gravi problemi di salute, ma a tutto il suo establishment, ancora saldamente al potere e nascosto abilmente dietro la figura tutelare del presidente fantoccio. “Gli algerini continueranno la loro marcia oggi per il quarto venerdì consecutivo – scrive il quotidiano – la cosiddetta rinuncia di Bouteflika alla candidatura per il quinto mandato e l’annullamento delle elezioni presidenziali non cambiano granché la situazione. Quella del presidente è stata una manovra scaltra. Ma il popolo vuole che l’intero regime vada via”.


Marea umana ad Algeri, manifestazioni pacifiche in tutto il paese

Ancora una volta Algeri è stata invasa da centinaia di migliaia di manifestanti che si sono ritrovati lungo le arterie e le piazze principali della capitale per dire no al “quarto mandato prolungato” (che alcuni manifestanti hanno soprannominato “4+”). Una folla immensa come riportato da diverse televisioni e quotidiani internazionali  ma anche sui social ha sfilato nella capitale formando un lungo corteo in cui hanno trovato posto studenti, insegnanti, lavoratori e un pò tutte le categorie sociali molte delle quali hanno proclamato scioperi in questi giorni. In settimana è stata la volta di studenti ed insegnanti a scendere in strada per dire no al congelamento del quarto mandato. Il venerdì in molti, temendo di non poter raggiungere la capitale a causa dei blocchi stradali o dell’assenza di autobus, sono giunti ad Algeri il giorno prima, trascorrendo la notte con parenti o amici. In effetti le autostrade che portano ad Algeri sono state bloccate come ha raccontato il giornalista Ait Mouhoub Zouheir e dunque molti manifestanti hanno proseguito a piedi. Il lungo corteo ha cercato di avvicinarsi al palazzo presidenziale di El Mouradia, sulle alture di Algeri, ma è stato  respinto dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Dopo due ore di tira e molla tra agenti e manifestanti la polizia ha disperso la folla con l’uso di gas lacrimogeni costringendo i manifestanti a ritirarsi verso il boulevard Mohamed V. In generale media e social hanno sottolineato la natura completamente pacifica delle manifestazioni e non si segnala nessun incidente di rilievo.

 

La gioventù algerina guida il cambiamento

Il sito Tout sul l’Algérie parla del tentativo mal riuscito del governo di far sembrare la gioventù algerina come violenta, “infiammabile”. “Le marce di oltre un milione di manifestanti ad Algeri e di diverse centinaia di migliaia in altre principali città del paese – scrive il sito – hanno mostrato proprio il contrario. Abbiamo visto manifestanti in maggioranza giovani che hanno espresso il proprio rifiuto del potere in modo divertente, energico, ma sempre non violento. Le manifestazioni contro il quinto mandato hanno mostrato una gioventù algerina dinamica, intelligente e creativa nei suoi slogan, non violenta e con un forte senso di solidarietà”. A riprova di questo è anche il fatto che in alcune città algerine anche la polizia si è unita ai manifestanti, segno di un’atmosfera giocosa e da festa popolare. Gli studenti della facoltà di Tlemecen, in un messaggio diffuso su twitter hanno chiesto a Bouteflika di mettersi da parte perché le nuove generazioni di algerini “hanno il diritto a sperare in un futuro migliore, ad aspirare a maggiore democrazia e non vogliono essere costretti a lasciare il paese”. Gli studenti di diverse facoltà di Algeri e di Setif hanno attaccato simbolicamente ai muri dell’università dei post-it con richieste e proposte per far uscire l’Algeria dalla crisi politica.

Nacéra Merah, sociologa algerina, ha spiegato al Parisien l’importanza dei giovani nella protesta in un paese dove il 70% della popolazione ha meno di 40 anni. “I giovani – ha detto la sociologa – hanno dimostrato un alto grado di consapevolezza politica. Le manifestazioni sono ben organizzate, i giovani hanno capito che l’Algeria non può più essere gestita dalla vecchia generazione. I giovani sanno dove condurre il paese”. Proprio un gruppo di studenti algerini ha lanciato mercoledì scorso una piattaforma digitale per “centralizzare le richieste dei cittadini e creare una piattaforma legittima rappresentativa del movimento di cambiamento che l’Algeria sta vivendo”. Obbiettivo del sito è quello di “costituire una piattaforma di richieste a cui ogni algerino può partecipare”. Ogni cittadino , si legge nel comunicato di presentazione della piattaforma, può proporre una rivendicazione, può anche dare un voto positivo o negativo per le rivendicazioni proposte dai suoi concittadini”.

Artisti, giornalisti, giornalisti, avvocati, studenti, studenti, studenti delle scuole superiori, giudici e insegnanti sono in prima linea nella protesta pacifica contro il vecchio presidente, al potere da 20 anni.

 

Stampa algerina: “trucco” di Bouteflika per restare al potere

Intanto la stampa algerina non si fida di Bouteflika. Il quotidiano Liberté Algérie parla di “ultima follia di Bouteflika”. “Se continua – spiega il quotidiano – in violazione della Costituzione e nei confronti del popolo, dopo la scadenza del suo attuale mandato, Bouteflika potrà essere considerato un capo di Stato golpista”. Il quotidiano El Watan parla di “ultima furbata di Bouteflika” mentre El Khabar evidenzia una “manovra senza scrupoli che permette di rimanere presidente senza passare attraverso le elezioni”. Mohammed Sifaoui, giornalista e scrittore, in un’intervista al Figaro spiega che quella di Bouteflika è “l’ennesima truffa che mira a permettergli di essere presidente a vita, perché questo è il suo obiettivo, salvare il regime e renderlo sostenibile, poiché nella sua caduta rischia di trascinare tutto con sé. Oggi gli algerini, che non si lasciano ingannare da questa manovra, scendono in piazza per chiedere libertà e democrazia. »

Intanto la nomina a primo ministro di Noureddine Bedoui, prefetto di lungo corso e ministro dell’Interno dal 2015, per sostituire l’impopolare Ahmed Ouyahia (che aveva agitato più volte lo spauracchio di uno scenario siriano) non ha suscitato grande entusiasmo, vista la sua passata gestione repressiva delle libertà individuali e collettive. Stesso dicasi per il vice presidente, Ramtane Lamamra, diplomatico esperto e stimato il cui torto è stato quello accettare di diventare consigliere del Presidente Bouteflika che aveva appena annunciato la sua intenzione di candidarsi per il quinto mandato. E intanto emerge la figura dell’oppositore Karim Tabbou, acclamato dai manifestanti ad Algeri. Ex segretario del Front des Forces Socialistes (FSS) ed oggi portavoce de l’Union démocratique et Sociale (UDS), Tabbou è considerato il nuovo fenomeno del movimento di protesta popolare in Algeria. Nato in Kabylia, dove ha studiato, Karim Tabbou è un ottimo oratore, trilingue, spontaneo e impulsivo.  Secondo il sito ObservAlgerie è uno dei rari politici algerini che è riuscito a creare un legame forte con questa gioventù algerina che sta velocemente trasformando il paese.


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