Vivere in Palestina è come stare seduti su un’altalena di speranza ed ingiustizia continua

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Il lavoro e la vita in Palestina con i miei amici, chi attrice, chi raccontastorie, chi educatore, attivista va avanti da quasi 10 anni. Cercano di educare, di fare crescere giovani e bambini con una conoscenza, comprensione e coscienza della loro storia, situazione, cultura, diversa per creare una nuova generazione capace di lavorare al loro futuro e quello della Palestina… Sembra che non ci sono speranze per un futuro diverso, ma nello stesso momento vedo semi, piccole e grandi luci di speranza, di chi cerca educandosi di fare un cambiamento, prima personalmente e poi lavorando con bambini e giovani… Tutto questo racchiuso in un contesto duro, che sembra essere senza vie d’uscita… Tornando regolarmente, tre volte in un anno, si vede i grandi cambiamenti sul territorio palestinese. L’inizio di nuovi insediamenti, coloni israeliani su terra palestinese, condannati e vietati da parte delle Nazioni Unite, ma con una nuova legge approvati dal governo israeliano. Vedo il primo segno di una nuova colonia: una luce su una collina, dove si andava a fare i picnic. Una collina amata, per momenti di svago, incontri familiari… Il secondo segno: i coloni e soldati vietano ai ragazzi, ai familiari di salire sulla collina che viene dichiarata territorio militare. Come protestare? Alcuni ragazzi palestinesi che rivogliono la loro collina, lanciano le pietre ai soldati armati… Hanno 12 e 13 anni… Alcuni giorni dopo si trovano imprigionati in un carcere israeliano.  Nessuno sa per quanto tempo, può essere per qualche giorno, qualche mese o qualche anno. Nuovi segni appaiano: altri luci, camper, attrezzi per scavare tubi per l’acqua. .. Poi in futuro si vedrà la costruzione di una casa, poi di tante case, che formeranno un villaggio con  nuove strade, vietate per i Palestinesi. In seguito collegheranno la nuova colonia  alle altre città israeliane… In tutto il territorio palestinese stanno togliendo la terra ai beduini, i loro piccoli villaggi di tende, baracche vengono letteralmente rasati al suolo. Perché sulla terra palestinese dove gli Israeliani costruiscono i loro insediamenti, per i Palestinesi é vietato costruire… Sembra ed è tutto molto negativo ma per chi cerca di cambiare la situazione palestinese in modo pacifico, cerca di convivere con le sofferenze dei diritti umani continuamente violati, si creano quei momenti di comune solidarietà, di condivisione di dolore, rabbia, speranza durante scioperi con tutti i negozi chiusi, con dimostrazioni… L’altro lato è che in tanti, i giovani perdono la speranza… Senza possibilità di un futuro sognano di andare via, sognano un futuro per tanti irraggiungibile…

Vivere in Palestina é come stare seduti su un’ altalena di speranza ed ingiustizia continua, senza sapere mai cosa succederà domani. I checkpoint che chiudono, i soldati israeliani che entrano nelle case,  nel comune ed in altri posti pubblici, portando via tutti computer e sparando su chi protesta… Una vita dove la rabbia e la  frustrazione sono fuochi latenti… Una terra bella dove si mangiano già a gennaio le prime fragole fresche. Palestina che ha il suo profumo, che sento nell’aria  quando arrivo e mi fa pensare ecco sono arrivata, sono in Palestina. Guardo i tanti bimbi, le famiglie con chi vivo, e le donne, quelle donne, quelle mie amiche, che con coraggio e insistenza vanno per la loro strada… Ciao Palestina… Tornerò molto presto, nel tempo di fiori, di campi ancora verdi.

di Annet Henneman, regista,attrice del teatro di Nascosto

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