Al lavoro come alla guerra. Non chiamiamola “fatalità”

0 0
Oggi c’è stato lo sciopero di 4 ore di Cgil e Uil, a cui ho aderito facendo sciopero, come operaio metalmeccanico e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, e 8 ore di sciopero in tutta l’Emilia Romagna, dopo la strage sul lavoro alla diga di Suviana, dove sono morti 5 operai, mentre 2 operai sono ancora dispersi e le speranze di trovarli ancora vivi sono purtroppo pochissime.
Oramai non passa giorno, che ci siano dei lavoratori morti.
Anche oggi mentre sto scrivendo ci sono stati dei morti sul lavoro
Un operaio di 70 anni è morto nel Messinese, per essere caduto da un’impalcatura, durante i lavori di ristrutturazione di un condominio.
Un operaio di 58 anni è morto oggi pomeriggio a Piacenza, per un crollo o un cedimento all’interno di un grande scavo edile.
Ieri è morto un operaio di 33 anni in provincia di Caserta, per essere rimasto folgorato, mentre era a lavoro in un cantiere edile.
Ormai siamo di fronte ad un bollettino di guerra sul lavoro, e molto spesso di questi lavoratori non si sa nemmeno il nome, quando vanno bene le iniziali.
È invece credo sia giusto ricordare come si chiamavano, perché sono persone e non numeri, che avevano degli affetti, degli hobby, una vita.
Non possiamo fermarci solo alle fredde statistiche.
E ancora, purtroppo, e lo dico con dispiacere, ci sono diversi mezzi d’informazione, che usano il termine assurdo ed ipocrita ” morti bianche”.
Non c’è mai nulla di bianco in una morte sul lavoro.
Negli anni 60 le chiamavano omicidi sul lavoro!
La politica (tutta), ma il primis il governo ha il dovere morale di intervenire per fermare le tante, troppe stragi sul lavoro, perchè ancora tanto resta da fare per la sicurezza sul lavoro.
Il sistema dei controlli va potenziato, ma non a parole, ma con i fatti.
Fino a ottobre 2021 i controlli per la sicurezza sul lavoro erano in mano alle Asl con i tecnici della prevenzione, che dipendono dalle regioni.
Invece di potenziare i controlli delle Asl, i cui personale ispettivo era ridotto all’osso, fu deciso, invece di dare in mano il sistema dei controlli anche all’Ispettorato Nazionale del lavoro, i due enti si sarebbero poi dovuti coordinare tra loro per i controlli.
Ma non mi pare che la situazioni sia migliorata in questi anni.
Di seguito riportiamo l’appello contro le stragi sul lavoro

Questo è un accorato appello. Per favore, non chiamatele mai più “morti bianche”. Non lo sono.
E’ un termine che offende, ed offende in particolar modo i familiari e la memoria delle vittime del lavoro.
Queste morti hanno molte cause che devono essere rimosse e portano a ignorare le norme per la sicurezza sul lavoro. Certo non si tratta di incidenti inevitabili o tragiche fatalità.
Se pensiamo alle famiglie che non vedranno più rincasare il loro caro andato a lavorare, a guadagnare per loro, a produrre benessere per tutti noi, di bianco restano solo le pagine di una vita interrotta, di sentimenti afflitti, di una quotidianità distrutta. Per sempre.
Non sono “morti bianche”, quasi fossero candide, immacolate, innocenti. Chiamarle bianche è insensato e ipocrita, perché sono morti sporche, disoneste e ingiuste. Di bianco non c’è mai nulla. Hanno sempre e solo il colore del sangue, del raggiro e del dolore .

Per questo chiedo a tutti, a cominciare da chi ha il dovere e la responsabilità di informare, di adottare una terminologia che colori di responsabilità queste morti, purtroppo in costante aumento.
È anche partendo dal linguaggio, dal chiamare le cose con il loro nome, dal reclamare il colore delle responsabilità che si combatte una battaglia per una maggiore sicurezza sul lavoro.

Chiunque voglia aderire a questo appello, invii un’email a:

marco.bazzoni01@libero.it


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21