In attesa di diventare dei (2)

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Questo il titolo che abbiamo scelto per la prossima edizione di digit. La nostra manifestazione itinerante sul giornalismo e la comunicazione digitale torna in Toscana dopo due appuntamenti fuori porta e torna nel formato originale quello più lungo e articolato in 2 giorni di eventi. Torniamo nella nostra sede originale a Prato e in particolare il 14 e 15 marzo del prossimo anno presso il Polo Universitario pratese: il PIN. Proveremo anche a digit a parlare di molte delle cose contenute in questo libro di  Yuval Noah Harari  che si chiama HOMO DEUS e che qui per la seconda volta  Vi raccontiamo nelle sue fasi salienti. Lo facciamo come sempre riportando le parti di esso che ci sono parse particolarmente significative. Lo facciamo sottolineando alcuni specifici estratti di queste parti che abbiamo estrapolato per orientare le Vostre future scelte di lettura, senza privarVi della gioia di scoprire cosa contiene il testo nella sua interezza. Il professore israeliano che insegna storia all’ Università Hebrew di Gerusalemme, non è solo uno storico  ma è soprattutto uno scrittore, un saggista a larga diffusione, un autore davvero godibile nonostante la complessità dei suoi testi;  e dopo “Homo deus” il suo penultimo lavoro, che ha venduto oltre 5 milioni di copie, è tornato in libreria proprio quest’anno con un altro saggio davvero suggestivo e illuminante che si intitola 21 LEZIONI PER IL VENTUNESIMO SECOLO . Un’ opera da leggere se siete appassionati di “futuro” e che molto presto vi racconteremo anche qui su queste pagine. Intanto se vorrete potrete sentire il racconto critico del nuovo libro di Harari, al prossimo digit a Prato, realizzato  dal giornalista e saggista italiano, grande esperto della “questione algoritmica” :  Michele Mezza.  Vi aspettiamo a marzo a Prato, intanto riprendiamo  la nostra personalissima narrazione di “Homo deus” con  la seconda parte dei nostri appunti di lettura. Buon proseguimento e grazie!

PARTE SECONDA: HOMO SAPIENS DA UN SENSO AL MONDO

I narratori

Prima dell’invenzione della scrittura le storie erano limitate a causa della ridotta capacità del cervello umano. Non aveva senso inventare storie oltremodo complesse che la gente non sarebbe stata in grado di ricordare. Ma grazie alla scrittura all’improvviso fu possibile creare storie estremamente lunghe e intricate, che venivano immagazzinate su tavolette e papiri piuttosto che nelle teste umane.

La scrittura ha così dato agli uomini la facoltà di organizzare intere società secondo algoritmi.

Nelle società analfabete la gente compie tutti i calcoli e prende tutte le decisioni affidandosi unicamente alla propria testa. Nelle società alfabetizzate le persone sono organizzate in reti, cosicché ciascun individuo costituisce soltanto un piccolo tassello di un enorme algoritmo, ed è l’algoritmo nel suo insieme che prende le decisioni importanti.

Pensate per esempio a un ospedale moderno. Quando arrivate, la receptionist vi porge un modulo standard e vi pone un elenco predefinito di domande. Le vostre risposte sono inoltrate a un’infermiera che le confronta con i regolamenti dell’ospedale per decidere quali esami preliminari farvi fare. Quindi vi misura, diciamo, la pressione sanguigna e il battito cardiaco, e vi preleva un campione di sangue. Il dottore in servizio visiona i risultati del test iniziale e segue uno stretto protocollo nel determinare a quale reparto assegnarvi. Nel reparto in questione siete sottoposti a esami molto più approfonditi, come quelli a raggi X o con la scansione fMRI, previsti da voluminose direttive sanitarie. Gli specialisti quindi… Continua su lsdi


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