L’amico delle discariche e il “sistema perfetto”

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Dall’ordinanza di custodia cautelare e dall’informativa della Squadra Mobile di Caltanissetta

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Giuseppe Catanzaro, il “re dei rifiuti” nell’isola, presidente di Sicindustria fino al momento del suo coinvolgimento nell’inchiesta contro Calogero Montante

“…Ulteriori acquisizioni operate nell’ambito del presente procedimento danno conferma di come il progetto politico perseguito dal MONTANTEsia stato in parte già concretamente realizzato.
Il MONTANTE. infatti, ha personalmente ricoperto cariche dirigenziali all’interno degli organismi di Confindustria: è stato eletto nel 1996 a Presidente dei Giovani Industriali di Caltanissetta, carica che ha mantenuto sino al 2000, venendo sostituito poi nel 2001 da Marco VENTURI; nel 2005 è stato eletto alla Presidenza della locale Confindustria ed in atto riveste la carica di Presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta (vicepresidente è il sopramenzionato VALENZA Calogero), carica in precedenza ricoperta da Marco VENTURI, e la carica di Presidente di Unioncamere Sicilia; è stato inoltre Presidente di Confindustria Sicilia fino al 14/3/2017, data in cui gli è subentrato nella direzione dell’associazione un suo fedelissimo, l’imprenditore GIUSEPPE CATANZARO (originario di un paese della provincia agrigentina, Siculiana e “re dei rifiuti” in Sicilia da più di dieci anni, ndr).
..Nella conversazione ambientale delle ore 17.26 del 14.2.2016, il MONTANTE rappresentava al CATANZARO che se lui fosse stato messo fuori, “non ce ne sarebbe stato per nessuno” perché avrebbe colpito molte persone dicendo tutte cose; poi faceva riferimento alle dichiarazioni del VENTURI (uno dei testimoni chiave contro Montante, ndr) esprimendo una considerazione agghiacciante, ossia che quest’ultimo era stato uno sprovveduto perché lui e coloro che con lui si erano schierati “non conoscono il nostro sistema” ritenuto dal MONTANTE di “architettura era perfetto, ricordatillu”.
..Un sistema di potere quindi dove c’era l’uomo giusto al posto giusto, per favorirsi l’un l’altro: infatti, poi specifica che tale perfetta architettura del sistema trovava le sue fondamenta dentro la politica e dentro certe Istituzioni, “era l’architettura come si agisce dentro la politica dentro certe istituzioni”.
..I due continuavano a sottolineare che il VENTURI aveva sbagliato a pensare che, con il suo forte gesto di dissenso, loro avrebbero temuto qualcosa e che il MONTANTE sarebbe stato mollato, perché non era assolutamente così, forti quindi del sistema di potere che avevano alle spalle.
..I due riprendevano a parlare delle nuove elezioni regionali di Confindustria Sicilia ed il MONTANTE faceva anche riferimento al fatto che doveva chiamare l’Assessore Mariella LO BELLO (anche lei coinvolta nell’inchiesta giudiziaria, ndr) per capire se si sarebbe recata a trovarlo o no.
..In seguito, il MONTANTE continuava a stabilire chi dovevano rivestire cariche dentro la nuova Sicindustria e nominava Castaldo, GALLO per Messina e tale MONTALBANO di Sciacca e nominava LATTUCA Alessio quale soggetto inviso ai più e tale Vittorio che concorreva con loro in Sicilia.
Il MONTANTE chiedeva al CATANZARO se aveva chiamato LATTUCA Alessio e gli diceva altresì che doveva incontrare tale Tano, sul quale il CATANZARO rispondeva che gli aveva già fissato un appuntamento a Roma.
Continuavano a parlare del contenuto del nuovo statuto di Sicindustria.
..Ad un certo punto, il MONTANTE diceva al CATANZARO notizie che riguardavano la sua vicenda giudiziaria presso la Procura di Caltanissetta e lo aggiornava sul fatto che gli organi inquirenti avevano finito, lavorando sia il giorno prima che quello stesso giorno, di catalogare la documentazione rinvenuta presso la sua abitazione e riposta in diversi scatoloni già in corso di perquisizione.
..Quindi, il MONTANTE – che sempre si professa nei comunicati ai giornali così come si sono sempre professati i firmatari delle lettere a suo sostegno a disposizione della Magistratura sulla quale ripone/ripongono assoluta fiducia – diceva al CATANZARO che nella catalogazione della documentazione che si è svolta nelle stanze di tre magistrati della Procura nissena, l’unico rischio che correva era quello che poteva essere inserito artatamente un pizzino fasullo in cui ad esempio poteva essere annotato che lui aveva dato dei soldi a CATANZARO e lo inchiodavano con una falsa prova.
..Dopodiché il MONTANTE spiegava al CATANZARO che erano state trovate tutte cose attinenti la “legalità”, le biciclette, rassegna stampa e altre stupidaggini.
D’altronde il MONTANTE sapeva bene cosa aveva lasciato a casa, da fare trovare agli investigatori nell’eventualità di una perquisizione a suo carico: il resto lo aveva fatto sparire, come dettagliatamente descritto…
..Il MONTANTE continuava a ostentare sicurezza sul fatto che gli inquirenti non avrebbero trovato nulla ed il CATANZARO gli diceva che si preoccupava se tra le carte avrebbero potuto trovare qualcosa legato all’attività di un imprenditore che può ricorrere a attività illegali se ha bisogno di fare girare soldi ed il MONTANTE gli diceva che non c’era nulla tra le carte rinvenute, sottolineando che lui era anche reggente alla Banca d’Italia perciò non gli avrebbero potuto contestare nulla in tal senso.
..Il MONTANTE ricordava personaggi illustri entrati a vario titolo in indagini giudiziarie per cose serie e non per stupidaggini, eppure non avevano avuto alcuna refluenza negativa, come nel caso dell’Onorevole Renato SCHIFANI, “pi cosi serie, a mafia seria Schifani da indagato diventa Presidente del Senato”; nel caso dell’Onorevole ROMANO che ha fatto il Ministro dell’Agricoltura.
..Il MONTANTE parlava ancora dell documentazione posta sotto sequestro in occasione delle perquisizioni del 22.1.12016, tra cui c’erano lettere a cui era affezionato e poi continuava a dire quali erano le ragioni sottese a questa indagine nei suoi confronti riconducendole al fatto che “eravamo diventati troppo forti”, evidenziando che comunque chi stava facendo le indagini lo stavano sottovalutando pensando che ciò poteva bastare a farlo “cadere” ma non era così, “l’hanno sottovalutata perché pensavano che cu na… na botta cadiva, però sono dietro tutti”.
..Il MONTANTE quindi continuava a parlare del dr. Luciani, sost Procuratore presso la D.D.A. nissena, dicendo che gli avvocati e i suoi collaboratori che avevano partecipato alla catalogazione della documentazione degli scatoloni “avrebbero voluto scannarlo” poiché guardava foglio per foglio ed il MISTRETTA (appunto uno dei suoi collaboratori, ndr) lo guardava “a vista”, ironizzando sul fatto che il P.M. stava facendo una sorta di segretario del MONTANTE sistemandogli le carte una per una, cosa che gli sarebbe servita per l’archiviazione dei fatti contestati al MONTANTE, evidenziando che erano state trovate carte attinenti magistrati, ministri e anche RENZI.
..Successivamente, il MONTANTE riferiva dell’obiettivo dei magistrati nisseni che era quello di dimostrare che lui aveva ricevuto favori da appartenenti delle Forze dell’Ordine perché così aveva saputo dal BERNAVA Maurizio (sindacalista della Cisl, ndr), che gli aveva rivelato il contenuto della escussione presso la D.D.A. nissena. Il BERNAVA gli aveva riferito che gli era stato chiesto di passaggi di pen drive con il colonnello dei Carabinieri D’AGATA Giuseppe.
Si puntualizza che, dall’intercalare del CATANZARO, si comprendeva che già egli fosse a conoscenza di questo argomento, tant’è che è lui stesso a nominare le pen drive ancor prima che ne parlasse espressamente il MONTANTE.
..Poi parlano dell’audizione del BOLZONI in commissione antimafia ed il CATANZARO affermava di essere presente e che a lui non lo aveva nominato, Il MONTANTE si riprometteva di leggerla anche perché gli era stato riferito che il Senatore LUMIA era stato “timido” ed il CATANZARO confermava questa circostanza, specificando che non aveva controbattuto al BOLZONI per difenderlo.
..Nell’ultima fase del dialogo, il CATANZARO diceva che in serata gli avrebbe mandato le bozze delle lettere da inviare a SQUINZI (presidente di Confindustria al tempo, ndr) e alle altre cariche dello Stato.
..Il CATANZARO gli raccontava di un incontro con il Prefetto di Agrigento, Diomede, il quale gli aveva chiesto del MONTANTE…il quale lo aveva informato del fatto che si era incontrato con il Ministro Alfano e, doverosamente– sembra avere detto il Prefetto – gli aveva uscito l’argomento della vicenda che lambiva il MONTANTE Antonio Calogero ed il Ministro gli avrebbe detto che la cosa che dispiaceva era che non tutti conoscevano il MONTANTE per quello che era, “il dramma è che non tutti capiscono la delicatezza degli argomenti…dici…io ca? intra…dici…a lei c’è cu u canusci e c’è cu un lu canusci…quelli che la conoscono”.
Il MONTANTE, quindi, affermava che il CATANZARO doveva annotarsi questa data perché, se la situazione che lo riguardava fosse degenerata, non avrebbe salvato nessuno, “un ci n’è pi nuddru”.
Non ce ne sarebbe stato per nessuno…”.


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