“Black tide” (Marea nera), un noir magistrale sugli orrori di una famiglia

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Black Tide è un film consigliabile non solo a chi ama il noir, prossimamente in uscita nelle sale. Diretto magistralmente da Erick Zonca, ha come protagonisti Vincent Cassel, Romain Duris, Sandrine Kiberlain. Tratto dal best seller dello scrittore israeliano Dror Mishani, il regista Erick Zonca lo traduce in un dramma cupo, che inquieta e trascina, indagando nei rapporti di una famiglia come tante, dove la madre sembra prodigarsi per la prole, sacrificarsi al punto da intenerire e attrarre il capo della polizia che indaga sulla scomparsa di suo figlio adolescente. Il poliziotto, Vincent Cassel al meglio, è alcolista, disperato per essere stato lasciato dalla propria donna, trasandato e insolente, anche lui con un figlio adolescente con cui ha una relazione problematica. L’empatia di padre porterà l’agente a partecipare al dolore della donna e al desiderio di proteggerla e averla con sé.

Sullo sfondo di una Clichy parigina, tra malavita e spaccio di droga, attraverso l’indagine ci addentriamo in un labirinto, narrato con chiarezza e oscurità dosate con maestria, dove nulla è come sembra e niente sembra quel che é. Cerchiamo i nessi misteriosi della scomparsa di un ragazzino e ci caliamo nella vita bislacca di un professore con istinti omosessuali e velleità di scrittore, nella sofferenza di una mamma di una bambina down. Il padre, marinaio e sibillino, resta sullo sfondo. Mentre il poliziotto e il professore dello scomparso dipanano la matassa, a poco a poco la verità si palesa in maniera inaspettata: nascono fondati sospetti, colpi di scena sorprendenti ma assolutamente plausibili, tali da rendere questo film appassionante. Il finale è un colpo di scena imprevedibile che completa con finezza la storia e c’è da aggiungere che ogni carattere è tracciato con complessità e umanità. Tale capacità d’indagine psicologica differenzia il film e gli dà uno spessore che coinvolge. Da non mancare.


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