Migranti. Siamo tutti colpevoli

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Siamo tutti colpevoli. E’ colpevole chi scrive e non si preoccupa di chi legge; è colpevole chi non legge e non scrive, ma soprattutto chi scrive senza leggere. Come è possibile, nell’era del “villaggio globale”, che il pettegolezzo abbia sostituito la realtà e i numeri siano diventati un’opinione, quasi sempre irrilevante rispetto alla forza del sentito dire. Forse i più “colpevoli” di tutti sono i mass media, che avrebbero dovuto “mediare” tra la realtà, più o meno incerta, e un pubblico sempre più vasto, distratto, diffidente e presuntuoso, che crede di sapere anche quando non sa, ma gli basta quello che ha sentito dire e che gli piace di più. Anche i giornalisti, a loro modo, sono “casta”, non di rado inaffidabile e presuntuosa, perché pensano di sapere tutto, anche quando dicono e scrivono che Trieste è capitale del Friuli, e si infastidiscono se qualcuno –petulante- li corregge.

E allora, allegramente, il nostro mondo -non solo gli ultimi e penultimi, che forse avrebbero qualche ragione per arrabbiarsi- sta naufragando nella paura, nella diffidenza, nella rabbia, nell’egoismo.
L’Europa unita, utopia realizzata, che ha garantito pace e prosperità a centinaia di milioni di cittadini per oltre mezzo secolo, è diventata egoista e matrigna e si sta frantumando perché crede che non può sopportare qualche centinaio di migliaio di migranti, che dovrebbero essere aiutati a casa loro, ma vorrebbero vivere meglio a casa nostra e fanno i lavori, a volte massacranti, che noi non vogliamo fare.
Intanto i mass media tradizionali, un tempo “autorevoli”, rincorrono a fatica selfi e dichiarazioni su face book o twitter del potente di turno. Possibile che in Europa e in Italia l’unico vero, grande problema devastante siano i migranti? Sembra proprio di sì. Quanti sono gli stranieri in Italia? Il 25%, rispondo in tanti, anche se in realtà raggiungono appena il 7 %, ma chi se ne frega. I migranti provenienti dalle coste libiche, rispetto allo scorso anno, sono diminuiti dell’80%, probabilmente grazie a Minniti, ma è meglio far finta di niente. Quante ore di trasmissione e quante volte abbiamo visto in questi giorni la vicenda dei 67 migranti, che sono stati fatti sbarcare grazie alla telefonata del presidente Mattarella al premier Conte? Dieci, cento, mille volte, e così quei 67, nella nostra percezione sono diventati 670, anzi, 6700, forse 67.000, e adesso non sappiamo dove metterli e cosa farne.

Ma intanto il ministro dell’Interno, ormai “totalizzante”, è stato mostrato e “promosso” centinaia di volte, quasi sempre senza contraddittorio e così ha “tutte le ragioni”. Adesso, nella partita a ping pong all’interno del governo, è il momento dell’altro vicepresidente del Consiglio dei Ministri, che -rauco e sorridente- ha portato a caso la grande vittoria dell’abolizione dei vitalizzi. Come si fa a non dargli ragione? Come si fa a non applaudire alla demolizione di un odioso privilegio della “casta”? Salvo che i vitalizzi sono stati aboliti già nel 2012 e questi sono presunti “diritti acquisiti” che rischiano di aprire una infinita serie di ricorsi (“che si vergognino!”), ma soprattutto di colpire –se si accetta la logica “retroattiva”- una infinità di pensioni più o meno piccole che hanno avuto effettivamente il “privilegio”, rispetto ai nostri figli, di essere calcolate con il metodo retributivo e non contributivo. Ma non è facile raccontare e spiegare queste storie e quindi brindiamo all’umiliazione della “casta”, che di privilegi, nel passato, non si è fatta mancar quasi nulla.
E allora, davvero, siamo tutti colpevoli, in particolare i giornalisti, che non raccontano e non fanno domande, e i professori che non fanno studiare le tabelline e le poesie a memoria. E così, alla fine, lo confesso: l’unico, vero colpevole di tutto questo …sono io.

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