La grande stampa celebra Marchionne, morente in un letto di ospedale

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Un’orgia lugubre, di editorialisti e commentatori, all’ad di Fca. Ignorati migliaia di lavoratori in Cig, piani industriali fermi, il futuro incerto

Di Alessandro Cardulli

 

La grande stampa, i giornaloni, le televisioni, i media affamati di pubblicità, Fca, ex Fiat, un buon cliente, protagonisti di un’orgia oscena, come forse mai è accaduto nella storia, pur travagliata, piena di punti neri, oscuri, vissuta dall’informazione italiana. Oscena e indecente, cui rifiutiamo di prestarci, perché utilizza e trasforma una drammatica vicenda vissuta da una personalità del mondo imprenditoriale, quale Sergio Marchionne, in un fatto politico in cui esponenti delle forze politiche di governo, del mondo delle imprese, personalità eminenti della cultura economica, editorialisti saccenti, riempiono pagine e pagine, titoloni in apertura di quotidiani e televisioni, dibattiti in tv che sostituiscono quelli andati in ferie. Si distinguono esponenti come Di Maio, il vicepremier che, ad ogni stormir di fronda fa a gara a che le dice più grosse con il suo coinquilino, leggi Salvini, e che anche in questa occasione non trova di meglio che “strumentalizzare”  un uomo in fin di vita, “inguaribile” per prendersela con esponenti delle “sinistre” che prima gli hanno consentito di tutto e oggi lo attaccano. “Miserabili” ulula il Di Maio.

Coro falso e impudico strumentalizza una persona ormai “inguaribile” in un letto di ospedale

Non ci accodiamo a questo coro, falso e impudico, che strumentalizza una persona che soffre, in un letto di ospedale, che non può ascoltare, non può sentire, non può parlare, per dar vita ad una operazione politica, sporca politica, creando falsi schieramenti, chi a favore e chi contro Marchionne. A nostra memoria non era mai accaduto un fatto del genere. Allora perché proprio ora si prende spunto da una vicenda tragica, un uomo in fin di vita, per fare campagna elettorale, ricompattare forze di destra, tentare di schierare il mondo delle imprese contro quello dei lavoratori, far convivere, diciamo così, il Di Maio con il Salvini? Perché serve un “simbolo”. E lo si trova  esaltando l’operato di un manager. Forse se potesse, se ne avesse ancora le facoltà, sarebbe Marchionne, quello che adorava la magliette girocollo a dare un solenne ceffone a chi lo trasforma quasi in un santo. Bene ha fatto la Cgil, la Fiom in particolare, a non partecipare al vociare dei media. Guglielmo Epifani deputato di Liberi e uguali, già segretario generale della Cgil, poi massimo dirigente del Pd, scrive un commento sobrio in cui ricorda che “Marchionne è stato un abilissimo uomo di finanza capace di utilizzare le risorse finanziarie, compresi i prestiti, per la salvezza e il rilancio dell’azienda.

Non raggiunti gli obiettivi di produzione e vendita

Meno brillante è invece il risultato industriale, dove tutti gli obiettivi di produzione e vendita non sono stati raggiunti, e anche di molto. Marchionne – prosegue – nei primi anni cerca l’accordo e il consenso dei lavoratori e dei sindacati” poi i rapporti con Cgil e Fiom passano allo “scontro aperto”, oppure diventano “inesistenti”. Mentre “dall’altra parte dell’oceano, i rapporti coi lavoratori e il sindacato restano positivi e il fondo pensioni aiuta Marchionne in una operazione finanziaria che rafforza il controllo Fiat in Chrysler. Il rapporto col sindacato diventa in questo modo funzione dell’interesse dell’azienda e degli azionisti soprattutto. Si poteva evitare la contrapposizione degli anni seguenti – si domanda Epifani – si poteva continuare in un modello positivo di relazioni e rispetto?”. La risposta a questa domanda, invece di quello che nei media  appare come un triste elogio funebre,  la si trova se si guarda all’operato in Italia di Fca. Di questo a noi pare interessante discutere. E non di comporre  articoli, commenti, che suonano con lugubri elogi funebri. Una operaia, delegata sindacale di Mirafiori, dice: “Il manager non si discute ma per noi operai non ha fatto nulla”. Ecco questo è il punto, questo chiederanno i sindacati al nuovo ad Mike Manley se il ministro Di Maio aprirà un tavolo di confronto. Dice la delegata: “è triste costatare a che Mirafiori siamo poco più di 2500 lavoratori, quando a fine anni Novanta eravamo oltre diecimila”.

Si dimentica la condizione delle fabbriche italiane. Il workers day, manifestazioni e assemblee

Nella campagna dei media, negli articoli di autorevoli editorialisti, commentatori, c’è come un buco nero. Si dimentica, salvo eccezioni, qual è lo stato delle fabbriche italiane Fca, ex Fiat. Si dimentica  quante ora di cassa integrazione si sono registrate sia nell’anno passato, che in quello in corso. La Fca, tutta d’oro, come la si vuol far apparire, non è un contenitore neppure di argento. Proprio qualche mese fa Marchionne aveva celebrato i risultati del gruppo con un “brindisi” in quello che aveva chiamato “investor day” tenuto al Centro sperimentale Fca di Balocco, un comune in provincia di Vercelli costruito dall’Alfa Romeo ora di proprietà di Fca. Aveva annunciato già l’azzeramento del debito, l’aumento degli utili e dei ricavi, la quotazione autonoma della Magneti Marelli. Insomma tutto bene. Ma era arrivata la risposta della Fiom Cgil che aveva indetto il Workers Day , una “giornata particolare” sottolineavano i dirigenti del sindacato richiamando lo splendido film di Ettore Scola, di iniziative, manifestazioni, assemblee in tutte le aziende del gruppo per ricordare che i risultati illustrati da Marchionne a partire da quelli sul debito azzerato  vanno di pari passo con l’aumento dei carichi e dei ritmi, riduzione delle pause, tagliati i diritti. Una giornata di lotta per riconquistare la centralità dei lavoratori, a partire dal piano industriale e da investimenti veri. Sarà da ricordare, in questa lunga storia che a Mirafiori ci fu perfino un referendum in cui venivano promessi ai lavoratori, al sì delle tute blu, salario e piena occupazione. Invece hanno perso salario e pause, gli investimenti promessi non sono arrivati e la piena occupazione non si è vista. In compenso si sono viste ore di cassa integrazione a non finire.

Migliaia di lavoratori in Cig, contratti di solidarietà, tanti esuberi

Migliaia di lavoratori sono in contratto di solidarietà ed è presente un alto numero di esuberi. Tutti i piani industriali che si sono susseguiti dal 2010 ad oggi non sono stati realizzati. Non sono stati messi in produzione 15 modelli su 27 annunciati; sono state prodotte nel 2017 circa 750mila auto, mentre l’obiettivo era di arrivare a 1 milione e 400mila auto, quindi ne sono state realizzate la metà. E dal workers day è iniziata la mobilitazione per il lavoro, l’unione tra i lavoratori e la contrattazione. La risposta di Fca è stata quella della cassa integrazione. Seimila in cig a Mirafiori. Cassa integrazione anche negli stabilimenti di Pompei e Nola, leggi produzione Maserati, cig anche negli stabilimenti del “lusso”. Cig a Melfi, leggi Punto, cig per più di 5000 operai e cinquecento impiegati. E si potrebbe continuare.

Piena produzione  raggiunta solo  nel 2022. Indispensabile salvaguardare l’occupazione

Nell’investor day Marchionne aveva annunciato che la piena produzione sarebbe stata raggiunta nel 2022 con investimenti di 45 miliardi di euro nel periodo del piano industriale dal 2018 al 2022 di cui il 75% destinato ai brand globali, iniziative sui marchi. Sarebbe prevista una crescita annuale media dei ricavi del 7%. I  ricavi da Jeep, Alfa, Maserati, Ram e Fiat Professional dovrebbero salire dal 65% all’80% del totale. Per i lavoratori italiani si tratterebbe di un nuovo rinvio di ben quattro anni. “Sarebbe invece indispensabile – aveva affermato la Fiom nel corso delle manifestazioni del workers day -, per la salvaguardia dell’occupazione, che l’implementazione dei modelli e le versioni ecologiche abbiano tempi certi nella loro realizzazione negli stabilimenti”.

Di tutto questo, pensiamo, si dovrebbe discutere, anche per il rispetto che si deve ad una persona che viene giudicata “inguaribile”. Servirebbe, non chiediamo tanto, un briciolo di umanità. Anche se non si riesce a trovarla siamo certi che da qualche parte dovrà pur esistere ancora. Noi siamo da quella parte.

Da jobsnews

 


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