Arrestati i mafiosi che volevano uccidere Paolo Borrometi, il sindacato: «Bella giornata per la legalità»

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«L’operazione di magistratura e forze dell’ordine dimostra ancora una volta che lo Stato è più forte. Chi, come Paolo, insieme con altri cronisti siciliani, si impegna da anni per illuminare le periferie del malaffare in quei territori vede oggi ripagato il proprio lavoro», commentano Fnsi, Assostampa Siciliana e Usigrai.
Il giornalista Paolo Borrometi

«È una bella giornata per la legalità e per la lotta alla mafia. Il capomafia Salvatore Giuliano, il figlio Gabriele ed altre 17 persone sono stati arrestati. Si tratta di coloro che, fra l’altro, stavano progettando un attentato per far saltare per aria con un’autobomba il giornalista Paolo Borrometi, presidente di Articolo21. Alcuni degli arrestati sono, inoltre, attualmente a processo per minacce di morte aggravate dal metodo mafioso nei confronti dello stesso Borrometi». Lo affermano, in una nota, Federazione nazionale della Stampa italiana, Associazione Siciliana della Stampa e Usigrai.

«L’operazione di magistratura e forze dell’ordine – proseguono – dimostra ancora una volta che lo Stato è più forte. Chi, come Paolo Borrometi, insieme con altri cronisti siciliani, si impegna da anni per illuminare le periferie del malaffare in quei territori, mettendo spesso a rischio la propria vita, vede oggi ripagato il proprio lavoro».

Il sindacato dei giornalisti italiani, che si è costituito parte civile nei processi a carico di tutti coloro che hanno minacciato o aggredito i cronisti, «ringrazia la Procura, le forze dell’Ordine di Catania e tutti i giornalisti che garantiscono la ‘scorta mediatica’ a Paolo Borrometi e agli altri colleghi minacciati e continuerà a battersi affinché venga assicurato a tutti i giornalisti il diritto di fare inchieste e di informare i cittadini», concludono Fnsi, Assostampa Siciliana e Usigrai.

Da fnsi


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