Venezia, Giulietti alla ‘Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo’: «Nessun cronista va lasciato solo»

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All’evento, organizzato dall’Unci con sindacato e Odg regionali, erano presenti, fra gli altri, il presidente Cnog, Carlo Verna; presidente e vicepresidente dell’Unione cronisti, Alessandro Galimberti e Leone Zingales; i cronisti sotto scorta Federica Angeli e Paolo Borrometi, i familiari di alcune delle vittime. «Non una commemorazione, ma una testimonianza viva e militante», ha detto Monica Andolfatto, segretaria Sgv.
«Colpendo i giornalisti che indagano sui regimi, sulle mafie, sulla corruzione si colpisce il diritto dei cittadini a essere informati. Difendere questi giornalisti significa difendere la democrazia». È la sottolineatura fatta con forza da Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, all’undicesima ‘Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo’ organizzata nelle Sale Apollinee del teatro ‘La Fenice’ di Venezia da Unci, Fnsi, Sindacato giornalisti Veneto e Ordine professionale.

«Non una commemorazione bensì una testimonianza viva e militante per ricordare il sacrificio di chi è morto o è stato ferito da mafie, terrorismo, criminalità svolgendo il mestiere di giornalista», ha precisato Monica Andolfatto, segretaria Sgv.

«Ringrazio l’Unci per aver scelto Venezia e ringrazio il Sindacato», ha detto il presidente dell’Odg Veneto, Gianluca Amadori. «Per noi giornalisti – ha rilevato questa giornata è un patrimonio che ci fa rifletter su come sta cambiando la professione. Credo che dalla memoria dobbiamo trovare ispirazione per fare al meglio il lavoro di giornalista».

Il messaggio lanciato da Venezia è chiaro: nessun cronista è solo e non deve sentirsi solo. Troppe volte è successo in passato, troppe volte succede anche ora, come ha ribadito Alessandro Galimberti, presidente Unci.

Toccante la testimonianza dei familiari delle vittime che hanno voluto essere presenti all’evento: dalla moglie e dal figlio di Beppe Alfano, al fratello di Peppino Impastato, dal genero di Giuseppe Fava alla moglie di Guido Passalacqua al fratello di Luigi Necco.

Commovente anche l’abbraccio alla moglie e alle figlie di Franco Battagliarin, la guardia giurata uccisa 40 anni fa nell’attentato alla sede del Gazzettino di Venezia: «Lui non era un giornalista – ha detto Giulietti – faceva un altro lavoro che era comunque a tutela della sicurezza dell’informazione in anni in cui i cronisti erano nel mirino».

E i cronisti, nel mirino, ci sono ancora oggi, dentro e fuori le redazioni, dipendenti e precari. Come Paolo Borrometi e Federica Angeli, costretti a vivere sotto scorta, che hanno condiviso con la platea la loro esperienza non solo professionale ma anche umana. Entrambi hanno ribadito l’importanza di stare vicini a chi è oggetto di minacce, intimidazioni, aggressioni e delegittimazioni pianificate a tavolino.

«La democrazia muore nell’oscurità, nei confronti dei colleghi più esposti abbiamo il compito di tornare in quei posti e raccontare quei fatti per non lasciarli soli», ha ribadito il presidente nazionale dell’Ordine, Carlo Verna.

Emozionante, infine, il video proiettato in anteprima sul Giardino della Memoria di Ciaculli a Palermo realizzato da Leone Zingales, vicepresidente Unci: un luogo dal profondo impatto emotivo che, su un terreno confiscato alla mafia, celebra il ricordo pulsante dei giornalisti, dei magistrati, degli uomini e delle donne delle forze dell’ordine assassinati e dei morti delle stragi.


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